È 'Superpower Glass' lo studio dell'Universita' di Stanford
Roma, 23 ott. - Un dispositivo da indossare che identifica le espressioni facciali delle persone puo' aiutare i bambini con disturbo dello spettro autistico a sviluppare maggiori capacita' relazionali e a riconoscere le emozioni. È quando emerge da uno studio pilota realizzato da un team di ricercatori dell'Universita' di Stanford (Stati Uniti), che ha coinvolto 14 famiglie con bambini di eta' compresa tra 3 e 17 anni e una diagnosi di autismo. Il progetto, pubblicato sulla rivista online npj Digital Medicine, si chiama "Superpower Glass", ovvero "Occhiali con i superpoteri", perche' utilizza uno smartphone con una app sviluppata dai ricercatori di Stanford e un paio di Google Glass. Gli occhiali sono equipaggiati con una telecamera che registra il campo visivo di chi li indossa, un piccolo schermo e un microfono. Quando il bambino interagisce con gli altri, la app identifica e da' un nome alle emozioni (sono 8 quelle codificate: felicita', tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa, paura, disprezzo e neutra) attraverso il microfono o lo schermo.
"Normalmente i bambini imparano a riconoscere le emozioni interagendo con le persone intorno a se'- dice Dennis Wall, primo autore dello studio- Per i bambini nello spettro autistico e' diverso. Non riescono a farlo senza trattamenti specifici". Il team di ricerca sottolinea come i risultati ottenuti vadano presi con "cautela" perche' nello studio non era previsto un controllo ma che "sono comunque promettenti". Come racconta Wall, "i feedback dei genitori ci hanno aiutato. Dicevano cose tipo 'qualcosa e' cambiato, mio figlio adesso mi guarda' oppure 'improvvisamente l'insegnante dice che mio figlio e' piu' coinvolto in classe'. È incoraggiante".
Alex ha 9 anni ed e' uno dei 14 bambini coinvolti, insieme alle loro famiglie, nello studio "Superpower Glass" dell'Universita' di Stanford. Prima di partecipare al progetto, Alex non riusciva a guardare le persone negli occhi, dopo la partecipazione c'e' stato qualche cambiamento. "Usare i Google Glass ha cambiato il modo in cui mio figlio si sente nel guardare gli altri- ha detto Donji Cullenbine, la madre di Alex- Qualche settimana dopo aver partecipato allo studio, Alex ha capito che le facce delle persone nascondono indizi sui loro sentimenti. Mi ha detto 'mamma, posso leggere la mente'. Il mio cuore ha sobbalzato, spero che anche gli altri genitori abbiano avuto la stessa esperienza". Le famiglie hanno detto ai ricercatori che il sistema era coinvolgente, utile e divertente. Dodici su 14 (compresa quella di Alex) hanno notato che i loro figli erano piu' propensi ad avere contatti visivi con gli altri dopo il trattamento.
I partecipanti hanno utilizzato il device per un periodo da 1 a 3 mesi, con 3 sessioni da 20 minuti alla settimana. All'inizio e alla fine dello studio hanno compilato questionari per fornire informazioni sulle abilita' sociali dei figli. Sono previste 3 modalita' di utilizzo del programma di riconoscimento facciale. "Gioco libero" consente ai bambini che indossano gli occhiali mentre interagiscono o giocano con la loro famiglia di ricevere indizi visuali o sonori ogni volta che il software riconosce un'emozione sul volto di chi entra nel campo visivo. Le altre 2 sono modalita' di gioco: in 'Indovina come mi sento' un genitore assume un'espressione corrispondente a una delle 8 emozioni codificate e il bambino prova a identificarla. Il gioco aiuta famiglie e ricercatori a tenere traccia dei miglioramenti del bambino nel riconoscere le emozioni. In "Cattura e sorridi" i bambini danno a un'altra persona un indizio sull'emozione che vogliono suscitare e l'altra persona assume l'espressione corrispondente. In questo caso, i ricercatori riescono a misurare la comprensione delle emozioni da parte dei bambini.
Secondo i ricercatori, questo device potrebbe aiutare a fornire trattamenti precoci ai bambini che ricevono una diagnosi di autismo. "Negli Stati Uniti, dove l'autismo riguarda 1 bambino su 59, a causa della mancanza di terapisti specializzati, si possono aspettare fino a 18 mesi dopo la diagnosi prima di iniziare una terapia- dice Wall- Un modo per risolvere i problemi e' creare trattamenti che possano essere utilizzati a casa". Attualmente il team di ricercatori di Wall sta completando uno studio piu' ampio sul trattamento con i "Superpower Glass" e ha in programma di testarli su bambini che hanno appena ricevuto la diagnosi di autismo e sono in lista di attesa per una terapia.
(Wel/ Dire)