Roma, 27 mar. - È stata tradotta in italiano la nuova edizione del Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM-2) e a presentarla a Roma, al convegno 'Diagnosi: senso e sensibilita'', sono stati i curatori Vittorio Lingiardi, psichiatra, psicoanalista e professore ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza Universita' di Roma, e Nancy McWilliams, nota psicoanalista americana e docente alla Rutgers University.
"È importante formulare diagnosi che siano dotate di senso, soprattutto in vista della scelta del trattamento, e capaci di valorizzare la sensibilita' clinica del diagnosta che deve valutare difficolta' e sofferenze dei nostri pazienti, ma anche con le loro capacita', risorse e adattivita'. La parola diagnosi- ricorda Lingiardi alla platea riunita nell'Aula Magna del Rettorato della Sapienza- contiene i termini conoscenza e incontro. Quindi una buona diagnosi e' il risultato di un incontro finalizzato alla conoscenza relazionale del paziente.
Non solo la conoscenza del 'disturbo', ma anche quella dell'individuo".
Il PDM-2, afferma il professore, "e' un sistema diagnostico che vuole tenere insieme sia il sapere che deriva dalla clinica sia quello che proviene dalla ricerca empirica in vari campi disciplinari. Dunque le basi del PDM-2 sono: competenza clinica, conoscenza empirica, esperienza relazionale e dialogo interdisciplinare (in particolare con la teoria dell'attaccamento, psicologia cognitiva e neuroscienze). A partire da qui abbiamo messo a punto descrizioni e alberature diagnostiche che proponiamo alla comunita' allargata di psicoterapeuti, psicoanalisti, psicologi clinici e psichiatri. La nostra diagnosi non vuole limitarsi alla classificazione dei fenomeni psicopatologici- sottolinea lo psichiatra- ma cerca di raggiungere una loro comprensione bio-psico-sociale".
Il grande filosofo e psichiatra Karl Jaspers "ci ricorda che la diagnosi deve essere anche un tormento. Io interpreto questo tormento come la tensione necessaria per cogliere l'unicita' del paziente e al tempo stesso la sua appartenenza a una categoria piu' generale a cui poter dare un nome condiviso. L'etichetta diagnostica fine a se stessa non serve e spesso e' stigmatizzante- aggiunge Lingiardi- ma la formulazione diagnostica di un caso e' molto utile per capire in cosa il paziente, per definizione unico, e' anche simile ad altri. Questa visione binoculare (tra singolarita' e somiglianza) e' una guida necessaria per comunicare tra colleghi, per indicare i trattamenti adeguati e per fare ricerca".
La riflessione diagnostica "degli ultimi 50 anni e' stata dominata dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e dalle classificazioni ICD (International Classification of Diseases), ma spesso gli psicologi clinici e gli psicoterapeuti non riescono a riconoscersi in quelle diagnosi con finalita' puramente classificatorie e descrittive. Il PDM- prosegue Vittorio Lingiardi- e' un sistema multiassiale che cerca di integrare la valutazione della personalita' (stili e disturbi), delle capacita' mentali, e delle esperienze soggettive dei sintomi (in termini di pattern affettivi, cognitivi, somatici e relazionali). A questo si aggiunge la nostra attenzione diagnostica alle risposte emotive del clinico (controtransfert diagnostico). Il PDM-2 si pone in termini antagonistici rispetto al DSM-5- chiarisce il professore- perche' sono due strumenti assai diversi. Se il DSM puo' essere definito una 'tassonomia di malattie', il PDM e' piuttosto una 'tassonomia di individui': in altre parole si prefigge di fornire al clinico informazioni per capire che cosa una persona e' e non solo che cosa una persona ha. Due persone con lo stesso disturbo (che sia una patologia ansiosa, un disturbo dell'alimentazione o della personalita') avranno comunque potenzialita' diverse e risponderanno alla cura in modi diversi. La valutazione psicodinamica immerge nell'umanita' il rigore dell'etichetta diagnostica, fornendo cosi' una comprensione profonda delle peculiarita' di ogni individuo. Anche nei disturbi psichiatrici a forte componente biologica vi sono fattori psicologici e ambientali che influenzano l'esordio, il decorso, la suscettibilita' alla terapia".
Pensato soprattutto per le giovani generazioni di psicologi e psicoterapeuti, il PDM-2 "non vuole alimentare ma anzi ricomporre l'insulsa frattura tra la dimensione biologica e quella psicologica. La vera diagnostica e' capace di far dialogare e integrare tutti gli elementi che contribuiscono a definire la nostra vita mentale e l'esperienza umana".
Rispetto alla prima versione del PDM, il principale cambiamento di questa nuova edizione e' la maggiore attenzione a collocare la diagnosi nel ciclo di vita. Le diagnosi sono infatti suddivise in 6 sezioni per fasce d'eta': Adulti, Adolescenti (12-19), Infanzia (4-11), Prima Infanzia (0-3), Anziani. Infine, il Manuale prevede una sezione dedicata agli strumenti di valutazione e ai casi clinici (in base alle fasce d'eta').
Diversamente dalla precedente, fa sapere Lingiardi, "la nuova edizione contiene anche strumenti di rilevazione sia costruiti apposta per il PDM-2 sia ricavati da quelli gia' disponibili in ambito clinico-valutativo e psicodiagnostico". Un ulteriore elemento di novita' del PDM-2 e' "la miglior definizione di alcuni costrutti, per esempio l'organizzazione psicotica della personalita', e la coesistenza differenziata delle diagnosi di disturbo vs organizzazione borderline di personalita', mentre gli autori della prima edizione avevano preferito contemplare solo il 'livello di organizzazione borderline'".
INQUADRAMENTO STRUTTURALE DEL MANUALE: Il PDM si caratterizza per una multiassialita' diagnostica e si fonda su tre Assi: Asse P (Personalita'); Asse M (Capacita' Mentali); Asse S (Sintomi ed esperienza soggettiva). "Il PDM considera la personalita' come contesto della psicopatologia. Considera, inoltre, la soggettivita' sia del paziente sia del terapeuta, dal momento che l'esperienza relazionale del clinico, se disciplinata, puo' diventare un elemento del processo di valutazione. Il momento diagnostico punta quindi sulla relazione e sull'alleanza (terapeutica e diagnostica)", commenta Lingiardi.
Per quanto riguarda l'Asse M, il PDM offre una descrizione dettagliata del profilo del funzionamento mentale, prendendo in esame una serie di capacita' che definiscono lo stato di salute psicologica e il funzionamento intrapsichico e interpersonale di un individuo: Capacita' di regolazione, attenzione e apprendimento; Capacita' di fare esperienza, comunicare e comprendere gli affetti; Capacita' di mentalizzazione e funzione riflessiva; Capacita' di differenziazione e integrazione (identita'); Capacita' di relazioni e intimita'; Regolazione dell'autostima e qualita' dell'esperienza interna; Capacita' di controllo e regolazione degli impulsi; Funzionamento difensivo; Capacita' di adattamento, resilienza e risorse psicologiche; Capacita' di auto-osservazione (mentalita' psicologica); Capacita' di costruire e ricorrere a standard e ideali; Significato e direzionalita'.
"Nel mese di luglio 2018- conclude Lingiardi- uscira' un numero monografico, curato da me e Nancy McWilliams, della rivista 'Psychoanalytic Psychology' interamente dedicato al PDM-2 e alle sue applicazioni cliniche".
Questo il link dove poter vedere la videointervista della Dire al professor Vittorio Lingiardi.
(Wel/ Dire)