Roma, 29 mag. - Spirito vitale e dimensione valoriale. Questo Alda Marini, psicologa analista junghiana del Cipa (Centro italiano di psicologia analitica) ed esponente dell'Associazione Nazionale di Ecobiopsicologia (Aneb), terrebbe ancora vivo del '68.
A un certo punto i giovani, con alle spalle una struttura solida, hanno deciso che non volevano piu' essere imprigionati in questa struttura ma dire la propria. "Eravamo pronti a 'morire' per un'idea. L'idea e' il senso della vita, dava una direzione, un progetto, un futuro, ma questo doveva essere etico e poggiare su basi di giustizia e di equilibrio, di proporzione fra le parti". La dimensione valoriale "ci ha portato irrinunciabilmente a non essere razzisti, a non tollerare le diseguaglianze, a essere libertari, ad accettare l'altro, e ad andare verso gli equilibri anche da un punto di vista economico, per far si' che uomini e donne fossero rappresentati in giusta proporzione nei vari contesti. Il giovane di allora era questo". Racconta alla Dire Marini, che ha partecipato all'XI convegno nazionale dell'Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy (ICSAT) su 'Il puer, l'aspetto eternamente giovanile della psiche'.
"Avevamo la forte sensazione che avremmo cambiato le cose e questo sentimento lo abbiamo sottratto ai giovani di oggi". Si e' passati, quindi dal "morire per un'idea" al "morire per esistere"? La morte per esistere non e' la morte per un'idea che gia' esiste. Mi taglio per provare qualcosa, dunque esisto; faccio delle azioni gravi e conquisto in questa dimensione deteriore negativa un significato di tipo senico, non simbolico. Non sono immerso nella dimensione ricca e ampia del simbolo e del valore archetipico dell'esperienza. C'e' solo una quota diabolica- spiega Marini- nel senso etimologico di divisione, di perdita di senso, di scissione dell'evento dal suo significato. Il corpo entra nella sessualita' in una maniera assolutamente asettica. 'Dopo tre mesi gli ho detto forse mi sto innamorando di te, mi ha lasciato, era troppo'. Questo, per noi della fine degli anni '50, e' una cosa inaudita, incredibile, ma per i giovani di oggi e' cosi'".
L'esperienza corporea "non e' piu' in sintonia con quella emotiva, perche' quella emotiva e' diventata un tabu'. Si ha tanta paura di provare emozioni, di dichiararle e di entrare in rapporto su questa base con il mondo".
Un esempio sono gli hikikomori, i ritirati sociali giapponesi. "Non agiscono piu' con il corpo. Sono in completo isolamento, chiusi in una stanza, le droghe ed internet sono relative, si lasciano vivere. Se entrano in relazione lo fanno a livello incorporeo, telematico, smaterializzato con il resto del mondo. Non esistono piu' psicosomaticamente con una densita'. In questo modo sono facilissime le proiezioni- afferma Marini- basta un messaggino e scattano i deliri persecutori o le idealizzazioni, come se regredissero ad una posizione kleiniana schizoparanoide in cui il mondo e' diviso in buoni e cattivi- sottolinea la psicoanalista- e scivolano di qua e di la' a seconda delle percezioni del momento".
Non e' tutto cosi' per fortuna. "Come psicoterapeuti ci rivolgiamo alla parte che non ce la fa, quindi mettiamo a fuoco tutta una serie di caratteristiche che questo nostro mondo genera in chiave negativa. Abbiamo tanti altri giovani che invece stanno cavalcando i nuovi strumenti ed e' nostra responsabilita' di adulti maturi far si' che rimangano agganciati alla dimensione d'anima. È il ruolo dello psicoanalista- conclude Marini- farsi sentire dando delle letture simboliche di quello che sta accadendo per restituire ai giovani di oggi, qualora ne fossero sprovvisti, la possibilita' di vedere un senso".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)