Roma, 15 mag. - Come ci immaginiamo il futuro, guardandolo da qui? Come sara' vivere il 2030? In questo futuro prossimo si compie il ciclo di vita giovane-adulto dei primi millennials, arriveranno all'universita' i bambini che oggi vanno alle elementari, i ragazzi degli anni '60 saranno ormai vecchi. Che societa' si prepara per tutti questi soggetti? A che punto saranno i grandi processi trasformativi che hanno preso avvio con l'ultima rivoluzione tecnologica? Eccole le domande che ispireranno il prossimo Festival della Psicologia, promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio a Roma l'8 e il 9 giugno al teatro India, Lungotevere Vittorio Gassman 1.
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"Gli immaginari collettivi che riguardano il futuro lo hanno da sempre rappresentato in una modalita' catastrofica, paranoide, fantasticando di catastrofi ambientali, epidemie, guerre atomiche. Sul piano della significazione della nostra realta' storica, la crisi che sta attraversando le economie occidentali, sia per gli effetti concreti che determina, sia per il modo con cui viene percepita dalle persone, rende probabilmente piu' fragile la capacita' di resilienza delle comunita', favorendo lo scorrimento di emozioni primarie e contagiose come la paura. È nell'indeterminatezza temporale che la paura dell'ignoto prende corpo e si fa letteratura e spettacolo: mentre esercitarsi a pensare a un futuro prossimo, a un futuro che sta giusto dietro l'angolo, e' una attivita' che ci riporta nel dominio del senso, delle nostre attese razionali e delle fantasie che ci aspettiamo di poter realizzare", si legge nel comunicato.
Il viaggio del Festival della Psicologia riparte da qui: dalla curiosita' che muove all'esplorazione, dallo sbilanciarsi verso territori nuovi e sconosciuti, con l'intento di trasformare il timore dell'indeterminatezza in slancio vitale. "Riflettere sulle qualita' e le caratteristiche delle relazioni in cui siamo immersi, nella sfera intima cosi' come nella dimensione comunitaria, per creare un nuovo senso di appartenenza, che accolga le trasformazioni che si stanno affacciando ma che conservi il senso di continuita' con quello che piu' intimamente ci importa e ci coinvolge. Questa e' la sfida del Festival della Psicologia 2018: costruire una lettura capace di contrapporsi all'attuale clima da tardo romano impero, al trionfo di irrazionale (teorie complottiste, fake news, movimenti anti scienza, ambientalismo estremista e metafisico), contagio emozionale (costruzione di opinioni semplicistiche difese strenuamente, anche violentemente, ma poco argomentate, che dividono le posizioni su una rigida applicazione dello schema amico-nemico che satura di fatto il confronto di opinioni), visioni catastrofiste circa il futuro. Vogliamo costruire scenari di senso- concludono i promotori- per un futuro ospitale".
(Wel/ Dire)