Parla padre Insana, cappellano dell'ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto
Roma, 17 lug. - Fare uscire per legge i pazienti psichiatrici ancora detenuti "illegalmente" nelle carceri attraverso i progetti terapeutici individualizzati che il dipartimento di Salute mentale dovrebbe stilare in accordo con il magistrato. Secondo padre Pippo Insana, per 29 anni cappellano dell'ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, solo a partire da questo si puo' pensare ai trasferimenti in comunita' di accoglienza oppure al ritorno in famiglia. Nelle Rems, invece, dovrebbero andare - come ultima ratio - soltanto coloro che hanno patologie psichiatriche acute e che non sono collaborativi.
"Il superamento degli Opg con la loro chiusura definitiva- sottolinea padre Pippo Insana- non significa il passaggio o trasferimento automatico delle persone dentro le Rems. La legge 81 del 2014 prevede che entro 45 giorni il dipartimento di Salute mentale che segue la persona sottoposta a regime cautelare produca un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato richiesto dal magistrato. Quindi solo in base a una valutazione del caso si potra' capire se la persona dovra' essere inserita in una Rems, oppure in una struttura residenziale come comunita' terapeutica assistita o comunita' alloggio. Inoltre, dentro le Rems in base al programma terapeutico si dovrebbe stare soltanto il periodo limitato e atto a prendere consapevolezza della malattia e della possibilita' di migliorare. E uscire se si diventa collaborativi".
In Sicilia attualmente le Rems sono 2 per 40 posti, ma e' in fase di attivazione anche una terza struttura. "A Naso nella Rems con 20 posti- continua Insana- ci sono 16 persone con misure definitive che avendo ormai da tempo i progetti terapeutici individualizzati aspettano che il magistrato di competenza li dimetta per capire dove trasferirli. In questi casi, quindi il ruolo del magistrato puo' essere determinante per snellire di fatto lo svuotamento delle Rems e favorire l'eventuale inserimento di altre persone".
Attualmente in Sicilia c'e' una lista di 70 richieste da parte dei magistrati per l'inserimento di alcune persone dentro le Rems. "Pero' dobbiamo stare attenti perche'- continua ancora padre Pippo Insana- andrebbe valutato se per tutti i casi sia necessario l'inserimento nelle Rems oppure se le persone possono rimanere nelle realta' dove si trovano, dove stanno facendo un percorso terapeutico o addirittura possono stare in famiglia con gli obblighi di presentarsi ai servizi di salute mentale".
Pur considerando, inoltre, "che la situazione di alcune persone 'ristrette illegalmente' e' grave, non penso che la soluzione immediata possa essere quella di realizzare delle strutture intermedie in carcere- sottolinea ancora- perche' significherebbe fare un passo indietro rispetto alle battaglie che abbiamo finora portato avanti. Occorre, invece, che magistratura competente in accordo con il Dsm valutino i progetti di fuoriuscita per capire in quale realta' possano essere subito inseriti".
In una prospettiva piu' ampia, "se pero' nel territorio ci fossero cure di accompagnamento terapeutico assistito adeguate- aggiunge ancora Insana- come prevede la legge soltanto in casi sempre piu' rari la persona con patologia psichiatrica commetterebbe reato. Il problema reale e' che si deve attuare pienamente la normativa sulla salute mentale secondo quanto prevede il piano socio-sanitario regionale. Viviamo una situazione disastrosa in quasi tutta la Sicilia facendo eccezione per la provincia di Enna che ha saputo organizzare le risorse e attraverso un lavoro di rete tra enti locali e distretto socio-sanitarie fa vivere in maniera dignitosa alcune persone con patologie psichiatriche".
"Il 55% delle risorse sanitarie per la psichiatria in Sicilia sono tutte per le residenze h24 (Cta e comunita' alloggio).
Nonostante dovrebbero vivere in questi luoghi, secondo un decreto della Borsellino, non piu' di 72 mesi, alcuni ci vivono anche 18 anni e addirittura fino alla morte. Tutto questo andrebbe cambiato rivalutando e ridiscutendo le risorse finanziarie per questo tipo di residenze la cui gestione poco controllata a volte e' molto discutibile. Ci aspettiamo, invece, maggiori risorse di cura, riabilitazione e risocializzazione dedicate a queste persone come prevede il piano socio-sanitario del 2017".
Un discorso a parte si deve fare invece per i parecchi 'sopravvenuti', cioe' persone che sono entrate sane ma che si ammalano purtroppo in carcere. "Questa e' un'altra cosa che va denunciata- incalza p. Pippo Insana- alle autorita' competenti sanitarie e giudiziarie. Si tratta di persone per cui occorre intensificare il lavoro di tutto il personale di assistenza in carcere. In alcuni casi vivono situazioni di abbandono, di solitudine e di ozio molto forti dove si innescano pure i casi di promiscuita', aggressione, auto-lesionismo, tentati suicidi e suicidi. E' stata approvata una modifica del codice penale in cui si dice che le persone inferme di mente detenute devono stare in luoghi diversi dal carcere. Ancora pero' il governo deve definire questo processo di modifica del codice ".
Padre Pippo Insana, oltre ad avere partecipato da anni attivamente a tutto il percorso che ha portato alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari in Italia, oggi e' responsabile dell'associazione di volontariato 'Casa di solidarieta' e accoglienza' che a Messina opera a favore di persone dimesse dall'ex Opg con patologie psichiatriche.
Attualmente la comunita' ospita sei persone.
(Wel/ Dire)