Piu' di 446.000 donne vivono ancora con il partner violento
Roma, 17 lug. -"Mio figlio non stava bene. Ha visto tante cose brutte del padre, soprattutto ha visto la madre soffrire. Un giorno mi ha detto 'Mamma basta' ed io ho preso coraggio per andare via e proteggerlo". A parlare, in occasione del lancio della campagna di Save the Children 'Abbattiamo il muro del silenzio', e' una donna italiana uscita dalla violenza domestica.
A lei e' seguita un'altra testimone, straniera: "Ho conosciuto un uomo a Bari e mi sono innamorata. Abbiamo creato famiglia senza conoscerci e poi ho scoperto il suo lato oscuro: i primi sintomi della violenza e i vizi di droga e alcol. Un precipizio".
La seconda testimone ricorda che tutto e' cominciato con una "violenza psicologica forte nei miei confronti ed io sminuivo sempre la situazione. Nel frattempo mio figlio cresceva e diventava protettivo verso di me, mi portava in bagno per proteggermi dalle liti". In un primo momento la donna ha provato a salvare la sua famiglia rivolgendosi agli specialisti, ma "lui non voleva essere aiutato. Mio figlio aveva attacchi di panico, era aggressivo verso gli altri bambini e viveva un escalation di malessere. Alla fine ho rischiato e mi sono rivolta ai servizi sociali perche' non volevo che mio figlio diventasse come suo padre". Hanno vissuto in una casa rifugio per 2 anni e 2 mesi, adesso il bambino ha 6 anni e continua a vedere il padre in maniera protetta.
Secondo i dati Istat, rilasciati dall'organizzazione internazionale, "piu' di 446.000 donne vivono ancora con il partner violento e non sempre vedono possibili vie di uscita dalla relazione. Spesso perche' non sono indipendenti dal punto di vista economico. Inoltre, 174.000 mamme che hanno subito violenza dal loro attuale compagno dichiarano che i figli hanno visto o subito direttamente i maltrattamenti. Si tratta, in particolare, di donne che nel 97% dei casi sono sposate, nel 71% sono italiane, nel 41% hanno tra i 30 e i 49 anni, nel 40% dei casi sono casalinghe e in quasi 4 casi su 10 (34%) hanno il diploma superiore".
Nel 2014 "sono state intervistate 25 mila donne italiane e straniere e i dati non migliorano", Maria Giuseppina Muratori dell'Istat. "La politica deve investire in questo ambito. Con il lavoro di rete e delle istituzioni le donne riescono ad uscire dalla violenza. Intervenire e' fondamentale per evitare i rischi di emulazione da parte dei figli e di vittimizzazione da parte delle femminucce".
Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, ha aggiunto: "Gia' il solo parlare di violenza assistita e' una grande conquista sul piano culturale. È un concetto ampio e collegato a situazioni che riguardano i rapporti tra le persone. Il Parlamento ha compiuto passi importanti con la ratificata della convenzione di Istanbul, che contiene l'elemento specifico dell'aggravante sulla violenza assistita. Inoltre, nel piano antiviolenza sulle donne e' presente il sostegno ai centri antiviolenza e alle politiche di prevenzione e accompagnamento. Infine, e' stata approvata la norma sugli orfani dei crimini domestici che prevede l'assistenza psicologica gratuita e il sostegno".
Un campo, quindi, "che comincia ad essere guardato. Anche gli amministratori locali, comunali e regionali necessitano di un impianto generale- conclude Rossomando- per avere un margine di manovra".
(Wel/ Dire)