Roma, 3 lug. - A Gaza nove bambini su 10 soffrono di depressione, iperattivita', predilezione per la solitudine e aggressivita'. La combinazione di tutti questi sintomi consiste in una profonda sofferenza psicologica, con oltre il 96% dei familiari che riconosce tutti e quattro i gruppi di sintomatologie nei figli o nipoti. Sono alcuni numeri di un quadro devastante, emerso da una nuova ricerca di Save the Children condotta sui bambini di Gaza.
"Questi ultimi- scrive l'organizzazione- mostravano gia' prima delle recenti proteste preoccupanti segnali di sofferenza quali incubi(dei quali hanno avuto esperienza il63%dei bambini interpellati) e difficolta' nel dormire(riportate dal68%dei minori intervistati)". Secondo la ricerca, la minaccia della guerra, la paura delle bombe, l'insicurezza costante causata dall'instabilita' politica, sono la maggiore fonte di stress per i bambini ascoltati; il 60% dei famigliari ha dichiarato che tutto cio' sta avendo delle ripercussioni sui minori. Il rumore degli aerei e' stato citato dal 78% dei bambini come maggiore fonte di paura. Bambine e bambini, infatti, hanno affermato di essere "spaventati" o di sentirsi "insicuri" a causa della prospettiva di una guerra o dei bombardamenti che possono colpire loro e le loro famiglie. Tali timori hanno spinto alcuni di loro ad aver paura di dormire e a far fatica a prender sonno per "proteggersi dagli incubi".
Samar, quindicenne di Gaza che ha vissuto tre guerre e non ricorda altro al di fuori della vita sotto embargo, racconta: "Faccio incubi terribili e ho la paura costante di essere colpita da una bomba, di venire ferita o uccisa". Samar ha partecipato alle proteste della Marcia del ritorno: "Questa paura mi ha afferrata, cosi' come ha afferrato tanti altri bambini e ragazzi, certe volte danneggiandoli psicologicamente: sono terrorizzati e questo ha avuto un enorme impatto sul loro comportamento".
Alla Marcia ha visto "persone ferite, ero scioccata", ricorda Samar. "Avrei volute piangere quando ho visto bambini innocenti, che non hanno commesso alcun crimine, venire feriti e ho pianto quando li ho visti morti. Mi ha spezzato il cuore, e' stato doloroso". Nonostante le enormi pressioni fronteggiate da molti bambini, la ricerca ha rilevato che la maggior parte di loro mostra ancora segni di resilienza: piu' dell'80% dice di poter parlare dei problemi con la famiglia e con gli amici e il 90% afferma di sentirsi supportato dai genitori.
"E' troppo presto per capire il pieno impatto che la recente violenza ha avuto sui bambini, alcuni dei quali hanno perso un parente o una persona amata", aggiunge Brophy. "Cio' che sappiamo e' che la distruzione dell'equilibrio in ambito familiare e' uno dei fattori chiave in relazione alla salute mentale dei bambini in conflitto.Un'intera generazione di bambini a Gaza e' in equilibrio sul filo del rasoio, uno shock in piu' potrebbe avere conseguenze permanenti devastanti".
Negli ultimi dieci anni le famiglie di Gaza hanno affrontato difficolta' e incertezze: l'embargo imposto da Israele, cosi' come i tre conflitti, hanno posto sotto enorme sforzo l'economia e i servizi essenziali. Il 90% dei famigliari intervistati ha affermato che l'embargo ha avuto un impatto sulla vita quotidiana loro e dei figli. La maggiore preoccupazione dei familiari, invece, e' nella deteriorata situazione economica, con quasi la meta' degli intervistati che la riconosce come principale fonte di stress o paura. Negli ultimi 15 anni il tasso di poverta' e' salito dal 30% a oltre il 50%, la disoccupazione e' passata dal 35 al 43% e ora e' al 60% tra i giovani. Meno di 20 anni fa il 96% delle persone aveva acqua potabile, mentre ora il 93% non ne ha affatto. Scorte di medicinali e cibo scarseggiano e sono costosi e i permessi per lasciare Gaza per ricevere cure sono sempre piu' difficili da ottenere. "Molti bambini a Gaza non conoscono altro che l'embargo, la guerra e la deprivazione. Stress e ansia accompagnano ogni giorno che viene vissuto nell'incertezza.
Oltretutto, molti sono stati feriti o hanno assistito a violenze" conclude Jennifer Moorehead, direttrice di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati.
(Wel/ Dire)