Italiani razzisti? "No, ma certamente spaventati"
Ipsos: 48% e' incerto su temi immigrazione, integrazione e accoglienza
Roma, 26 giu. - Italiani razzisti? No, ma certamente spaventati. Il 48% vive infatti una situazione di incertezza rispetto a temi come l'immigrazione, l'integrazione e l'accoglienza. "Hanno ancora una grande capacita' di provare empatia e compassione verso chi e' in difficolta', ma questa loro dote e' soffocata dalla paura. Una paura che vivono sulla propria pelle", spiega Chiara Ferrari, che ha curato la ricerca di Ispos su un campione di 2 mila persone sul loro approccio ai temi dell'immigrazione e dei rifugiati.
Questi italiani incerti rappresentano il gruppo maggioritario e "si sentono abbandonati dalle istituzioni, che non sono state in grado di gestire l'accoglienza e l'integrazione".
La ricerca e' stata presentata al convegno "Voci di confine: la migrazione e' una storia da raccontare. Per davvero", organizzato da Amref Health Africa onlus. "Le migrazioni sono tutti i giorni in prima pagina, quasi sempre come un problema di mero ordine pubblico, di sicurezza, e nei continui tentativi di criminalizzare le ong- sottolinea Guglielmo Micucci, direttore di Amref-. Tutto cio' influisce sulle attitudini e i comportamenti dei singoli, aumentando le paure e i pregiudizi". Durante la ricerca sono stati condotti anche dei focus group con alcuni degli intervistati. "Di fronte alla domanda su chi sono gli immigrati c'e' chi ha risposto che o sono dei perseguitati o sono clandestini- racconta Chiara Ferrari-. E gli altri? Tutto quelli che sono in Italia da decenni e lavorano? Sono come scomparsi dall'immaginario dell'opinione pubblica".
La ricerca di Ipsos traccia il profilo di altri gruppi di italiani, minoritari rispetto a quello degli incerti e spaventati. Ci sono innanzitutto i cosmopoliti (il 12% degli intervistati), i piu' favorevoli all'accoglienza e ottimisti sul futuro del nostro Paese. All'estremo opposto troviamo i cosiddetti nazionalisti ostili (7% del totale), gruppo con i valori piu' chiusi. In mezzo i cattolici umanitari (16%), aperti all'immigrazione per ragioni di carattere religioso, e i difensori della cultura (17%) piu' preoccupati di difendere l'identita' dell'Italia.
I risultati dello studio evidenziano, piu' in generale, che in Italia serpeggiano un'insoddisfazione diffusa per lo status quo. Il 43% degli intervistati e' pessimista sul futuro della societa', mentre solo il 19% e' dell'opinione opposta. Il restante 38% e' o insicuro o neutrale. C'e' poi una profonda sfiducia per la situazione politica: il 73% del campione ritiene che i partiti tradizionali e i politici non si preoccupino della gente comune, e il 60% che il sistema economico attuale favorisca solo i ricchi e i potenti. La visione delle prospettive economiche, pero', e' piu' ottimistica: le percentuali di coloro che si aspettano miglioramenti, peggioramenti o stabilita' delle condizioni sono molto vicine fra loro.
Sull'immigrazione la maggior parte della popolazione (57%) pensa che abbia un impatto negativo sul Paese, specialmente dal punto di vista economico. Tutto cio' alimentato da diversi fattori. Innanzitutto la convinzione che gli immigrati, rispetto agli italiani, siano spesso disposti a lavorare di piu' per un salario inferiore (la pensa cosi' il 73% del campione). Il 42% circa e' convinto poi che i migranti possano diventare una minaccia per il nostro Paese, mentre il 50% asserisce che se il governo italiano non e' in grado di gestire la situazione, i cittadini dovrebbero prendere il controllo. E l'integrazione viene vista come qualcosa che difficilmente potra' realizzarsi. Il 44% degli italiani pensa che gli immigrati non si sforzino di integrarsi nella nostra societa', mentre solo il 29% e' dell'opinione opposto (il 25% e' indeciso). Ciononostante, la stragrande maggioranza degli intervistati (72%) sostiene che sia giusto il principio dell'asilo politico e che chi e' perseguitato abbia diritto di trovare rifugio in altre nazioni, compresa la propria (solo il 9% e' contrario).
"Noi vogliamo invertire questa tendenza- aggiunge il direttore di Amref- assumendoci la responsabilita' di narrare le migrazioni, moltiplicando le voci e l'impatto delle esperienze dirette, delle storie, dei dati che possono rivelare il vero volto della migrazione e anche le opportunita' che essa rappresenta".
'Voci di confini' oltre che il titolo del convegno, e' anche un progetto per lanciare una nuova narrazione delle migrazioni e coinvolge 16 organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, enti locali di confine, associazioni delle diaspore, imprese sociali, enti di ricerca (www.vocidiconfine.com).
(Wel/ Dire)
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