"In adolescente danni sostanze abuso potenzialmente maggiori che in adulto'
Roma, 12 giu. - Le dipendenze sono solo l'epifenomeno di complesse dinamiche biologiche che si svolgono a livello delle cellule del cervello e nel traffico dei neurormoni. Conoscerle ci rendera' in grado di progettare farmaci che potranno ostacolare gli effetti acuti di una intossicazione, prevenire le ricadute o addirittura vaccinarci in modo da non "sentire" il bisogno di ricorrere agli stupefacenti. Purtroppo pero' la farmacologia delle dipendenze patologiche, in Italia, e' poco e male finanziata, meno che la ricerca di altri farmaci, perche' in questo campo apparentemente non ci sono prodotti che possano a breve fornire un ritorno economico. Per questo scendono in campo la Societa' Italiana di Farmacologia (Sif) e la Fondazione Zardi-Gori onlus che insieme hanno promosso a Varese il Convegno monotematico "Inside the Addicted Brain: Understanding the Neurobiology to program the Intervention". I protagonisti sono stati i giovani ricercatori e docenti da numerosi Atenei italiani (presenti le Universita' di Milano, Cagliari, Ferrara, Palermo, Roma Sapienza, Bologna, Catania, Verona, Firenze, Camerino, Teramo e dell'Insubria).
Un ricco mercato di oltre 450 "Nuove Sostanze Psicoattive" (Nsp) ha recentemente raggiunto l'utenza, giovane e meno giovane: a fianco di eroina e cocaina anche i derivati delle amfetamine e molecole sempre nuove, ottenute con piccole modifiche e quindi capaci di eludere test diagnostici ed eludere la legislazione che fatica a rincorrerli per inserirli nelle tabelle delle sostanze vietate. Poi ci sono i cannabinoidi sintetici. Mentre la marijuana "naturale", tradizionale, contiene il principio attivo stupefacente Thc generalmente tra il 5 ed il 7% (ma in alcuni casi fino al 10/15%) i prodotti a base di cannabinoidi sintetici sono costituiti da trinciati di erbe che possono avere o non avere proprieta' psicoattive ma a cui vengono aggiunte molecole capaci di stimolare il sistema nervoso in modo molto piu' potente del Thc. I cannabinoidi sintetici hanno un'affinita' recettoriale molto piu' elevata del Thc e vengono spesso commercializzati sotto forma di miscele di erbe e sostanze vegetali, definite anche come "herbal mixture" o "herbal blend", incensi o profumanti per ambienti. I consumatori spesso ritengono di assumere prodotti naturali simili alla cannabis, mentre in realta' gli effetti di queste molecole di sintesi sono molto piu' potenti, piu' duraturi e piu' tossici e con maggiore rischio di provocare danni irreversibili. Il mercato- che oggi non e' piu' tanto la strada quanto il Web, quindi piu' raggiungibile perche' meno pericoloso e accessibile a tutti- e' in pericolosa espansione. Oltre ai cannabinoidi sintetici altre sostanze nuove sono, chimicamente, piperazine, catinoni, fenetilamine, benzofurani, derivati della ketamina, sostanze di origine vegetale e agenti performanti. Sono potenzialmente mortali e tutte capaci di produrre gravi sindromi psicotiche, continua la Sif.
"Nell'adolescente i danni delle sostanze d'abuso sono potenzialmente maggiori che nell'adulto- spiega Daniela Parolaro (Universita' degli Studi dell'Insubria e Fondazione Zardi Gori) del comitato scientifico e organizzativo- perche' il cervello e' in forte 'crescita' ancora per tutta l'adolescenza e dunque l'esposizione a sostanze dannose puo' facilmente creare, in questa fase, danni allo sviluppo neuronale e predisporre a malattie psichiatriche come schizofrenia e depressione".
Adolescenti piu' a rischio, dunque, perche' naturalmente piu' propensi: "L'area del cervello stimolata dalle sensazioni piacevoli e' gia' strutturata nell'adolescente mentre la corteccia, che ha invece il compito di 'filtrare' e tenere a bada questi impulsi matura soltanto intorno ai 20 anni". I piu' giovani corrono un pericolo maggiore, inconsapevolmente portati da una biologia che li espone alle lusinghe del benessere artificiale. "La farmacologia delle dipendenze sconta, in Italia, una mancanza di adeguati finanziamenti in misura piu' grave rispetto ad altre linee di ricerca- prosegue la Prof.ssa Parolaro- perche' apparentemente sembra non esserci un ritorno economico immediato per i prodotti che ne deriveranno. Questo freno ci lascia indietro nella prevenzione di un fenomeno cosi' serio come quello dell'abuso delle sostanze tossiche". La strategia al contrasto, dunque, rimane quella della comunicazione sociale e del contenimento, che pero' come suggerisce anche la cronaca quotidiana e' del tutto insufficiente. "In Italia la tossicodipendenza non e' ancora considerata una malattia- spiega l'esperta- viene percepita come la devianza di persone mal adattate alla societa', invece l'abuso di sostanze non ha semplicemente radici comportamentali, ma anche genetiche". È stato dimostrato, per esempio, che la tendenza a fare uso compulsivo di marijuana e' favorita negli individui che recano una alterazione al gene che esprime il recettore per il Thc.
Discorso analogo per quanto riguarda le altre droghe. Sebbene quindi i fattori ambientali siano determinanti e', in ultima analisi, la nostra neurobiologia ad esporci all'abuso. Si tratta di una vera e propria malattia che ha bisogno di finanziamenti per essere caratterizzata, compresa e affrontata con nuovi strumenti, conclude la Sif.
(Wel/Dire)