Fronzoni (psicoterapeuta): Manca un monitoraggio dei casi nel tempo
Roma, 5 giu. - Il Consulente tecnico d'ufficio (Ctu) e' un ausiliario del giudice, per rispondere al meglio alle situazioni problematiche. "Il ruolo del Ctu sta cambiando da valutativo a trasformativo". Afferma alla Dire Annalisa Fronzoni, psicologa clinica, psicoterapeuta ed esperta di problematiche relative all'eta' evolutiva, che svolge da anni il ruolo di Consulente tecnico del Tribunale Civile e Penale di Roma.
"Il nucleo familiare che arriva dal Ctu e' aiutato e supportato attraverso un percorso che garantisce ai figli la corretta genitorialita' e la diminuzione della conflittualita'". Fronzoni opera "nel settore delle separazioni e dei divorzi, in cui arrivano le famiglie in separazione con dei figli minori. Il giudice- continua la terapeuta- si fa aiutare presentando dei quesiti al Ctu per capire se i genitori hanno le capacita' genitoriali adeguate per ottenere un nuovo affidamento dei bambini; quale sia il profilo di personalita' delle parti e dei minori; quale sia lo stato di benessere e di disagio dei minori al momento; quale sia il tipo di rapporto (funzionale o disfunzionale) della coppia genitoriale".
Il Ctu e', quindi, "uno strumento trasformativo utile, non solo perche' attraverso le competenze tecniche da' una lettura e una valutazione di questi elementi, ma poiche' induce in ambito clinico e non terapeutico la coppia genitoriale, le parti (gli adulti e i minori specialmente) a poter essere ascoltati, pensati e diretti a utilizzare le loro competenze e capacita' psichiche in modo da trovare soluzioni adeguate per separarsi e garantire la tutela e il benessere dei bambini".
Cosa puo' fare il Ctu? "Puo' dare voce ai bambini- sottolinea l'esperta- probabilmente nessuno li ascoltava all'interno della famiglia e si ritrovano nella separazione tra due genitori altamente conflittuali che non li vedono. Il Ctu li ascolta e da' loro una dignita' psicologica e un contenimento emotivo, cosi' da valutare a che tipo di sviluppo siano arrivati e qual e' la personalita' in sviluppo attuale. Infine, valuta quali risorse possono utilizzare per uscire dal momento di crisi e angoscia", aggiunge Fronzoni.
Il Ctu procede nel suo lavoro con i colloqui individuali e la somministrazione di batterie testologiche per vedere, aldila' dell'espressione verbale, quali siano le difese che il bambino attua. "L'intervento del Ctu permette alla famiglia di capire finalmente cosa sta accadendo- spiega la psicoterapeuta- e permette anche di chiedere aiuto ai servizi esterni, come i servizi sociali, per offrire un supporto e/o integrare le capacita' che mancano".
Tra i quesiti che formulano i giudici "c'e' quello di poter proporre un progetto d'intervento successivo alla valutazione attraverso il lavoro integrato dei servizi sociali. In questo modo- prosegue Fronzoni- dopo i due-tre mesi dati al Ctu per svolgere le sue attivita', la famiglia analizzata, capita e condotta, puo' vedersi proporre una modalita' di frequentazione migliore. Molti genitori arrivano con bambini che hanno un rifiuto nei confronti del padre e non lo vedono da tempo- chiarisce la psicoterapeuta- famiglie che non hanno ambienti ne' fisici ne' psichici separati. Noi li aiutiamo a trovare la soluzione migliore per garantire ai bambini la bigenitorialita': l'utilizzo da parte dei minori di entrambe le figure genitoriali".
C'e' ancora un gap da colmare: "Manca un monitoraggio dei casi nel tempo, fondamentale per garantire a questi bambini, nel corso del loro sviluppo, la stabilizzazione dei risultati in una struttura di personalita' solida. Il monitoraggio potrebbe essere strutturato con i municipi a cui vengono diretti questi casi.
Dopo che il Ctu abbia portato a termine il suo ruolo istituzionale, sarebbe utile trovare una struttura terza in cui garantire il monitoraggio dei casi. In questa struttura il Ctu potrebbe essere interpellato per portare la sua esperienza e il suo contributo professionale. A livello emotivo- conclude- credo sia una importante opportunita'".
(Wel/ Dire)