Roma, 9 gen. - In un anno, circa 13 mila bimbi sono nati grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e, nello stesso anno, circa 75 mila persone si sono rivolte ai centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per avere un bambino. L'impatto del percorso di PMA sulla vita della coppia e' significativo sia dal punto di vista individuale che di coppia, tanto che mediamente il 40% delle coppie abbandona il percorso in fasi diverse, senza aver raggiunto l'obiettivo della gravidanza. Tendenzialmente e' dal terzo tentativo che si registra la percentuale di abbandono piu' alta.
L'importanza del counseling psicologico. Una delle cause del drop-out e' sicuramente la difficolta' a livello emotivo e psicologico della coppia di affrontare lo stress di ripetuti risultati negativi, che un adeguato counseling psicologico permette di reggere meglio, consolidando l'unione della coppia durante il percorso di fecondazione assistita. Di fatto, i centri di Procreazione Medicalmente Assistita hanno l'obbligo di garantire alle coppie un sostegno psicologico, come stabilito dalle Linee Guida applicative della Legge 40.
La ricerca su impatto della PMA nella vita di coppia della della "Sapienza" Universita' di Roma. Una ricerca, presentata al 1° Congresso Nazionale della Societa' Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) - condotta dall'equipe del Dipartimento di Psicologia della "Sapienza" Universita' di Roma - coordinato dalla Prof.ssa Laura Volpini - ha indagato sul motivo per cui le coppie persistono nel percorso di PMA, analizzando un campione di circa 1.000 coppie (eta' 35-45 anni) sottoposte a PMA omologa, afferenti a 4 centri di PMA in diversi regioni italiane.
I risultati della ricerca, continua il comunicato, hanno evidenziato l'impatto della PMA sulla vita dei pazienti e, in particolare, come le coppie correlano - in fasi diverse del percorso di PMA - l'intenzione di proseguire la fecondazione assistita agli ostacoli procedurali/relazionali o al supporto percepito durante il percorso di PMA. Dall'analisi dei dati e' emerso che proseguono nella PMA, nonostante gli ostacoli, le coppie che hanno maggiore convinzione di riuscire nel percorso, insieme al supporto della rete sociale e medica.
"L'eta' in cui si decide di avere figli e' sempre piu' avanzata e questo incide sulle possibilita' di successo delle tecniche di fecondazione assistita, almeno omologa. Se a cio' si aggiunge che il percorso e' piuttosto impegnativo sia sotto il profilo emotivo che sotto il profilo clinico- ha affermato Laura Volpini, docente di Psicologia alla "Sapienza" Universita' di Roma- le possibilita' di persistere nel percorso di PMA dopo un fallimento diminuiscono. Per questo e' necessario che le coppie siano seguite, oltre che da un'equipe di medici e biologi, anche da psicologi, per un counseling di supporto".
Alla diagnosi d'infertilita', e successivo percorso di PMA, anche le coppie piu'` coese si trovano ad attraversare un periodo d'instabilita'`. Entrambi i partner, ma in particolar modo la donna, si sottopongono a stressanti iter tecnici, sostenuti dalla speranza di riuscire a raggiungere l'obiettivo di un figlio.
Spesso questi tentativi non raggiungono il fine desiderato e quest'altalena di speranza e delusione giunge al termine riaprendo quella ferita appena rimarginata dalla speranza.
Cosa differenzia le risposte emotive nell'uomo o nella donna? La diagnosi d'infertilita' puo' provocare in entrambi i partner senso di colpa, rabbia o isolamento, ferite (anche narcisistiche) con una conseguente diminuzione di autostima. La risposta emotiva della donna e' piu' introspettiva, si proietta sul senso di vuoto interiore percepito: l'immagine dello spazio vuoto, della cavita' interna che sara' riempita si atrofizza nell'impossibilita'. Il vuoto rimarra' vuoto e cio' produrra' profonde modificazioni alla propria identita' (Vegetti Finzi, 1990). Mentre l'uomo tende a spostare le sue energie verso l'esterno, ricercando quel senso di potere che il senso d'infertilita' ha minato.
L'uomo cerca inoltre di esibire un'immagine di se' positiva, nonostante la ferita narcisistica, determinata dall'idea che la sua virilita' possa essere messa in dubbio, tanto da spostare - a differenza della donna - energie e interessi su altri versanti della sua vita, spesso extra-familiari. Tutto cio' perche' l'uomo e' orientato all'"agire", mentre la donna sul "sentire" (accogliere e contenere). L'uomo, seppur investito in minor misura, avendo uno scarso vocabolario emotivo, esterna difficilmente il proprio mondo interiore, con un conseguente maggior senso di chiusura e riservatezza sul proprio vissuto d'infertilita' e d'inizio di un percorso di PMA, che lo spinge a rifiutare di parlarne e isolarsi. Le differenti risposte dipendono anche dal fatto che per la donna l'idea della gravidanza investe prevalentemente il suo corpo, essendo sottoposta in maggior misura ai vari esami medici (prima) e alle tecniche di PMA (dopo).
"Comprendere meglio i vissuti dell'uomo e della donna puo' essere un primo passo per facilitare la comunicazione e la condivisione", rileva Stefano Bernardi, psicologo, psicoterapeuta ed esperto in sessuologia clinica, che al 1° Congresso della SIRU ha sottolineato le differenze di genere in relazione alla PMA.
In generale, un sostegno multidisciplinare tout-court permette alla coppia di affrontare il problema (sia la ferita dell'infertilita' che il percorso di PMA), di sapersi confrontare, ovvero farsi aiutare per trovare una soluzione, perche' l'infertilita' si puo' gestire e risolvere, ma anche di condividere queste difficolta' con la rete familiare e sociale, riducendo stress e tensione che potrebbero generare disagi ed incomprensioni anche nella sfera sessuale. Questo vale in ogni fase del percorso PMA, sicuramente in presenza di un fallimento delle tecniche, ma anche in caso di successo quando la gravidanza inizia ed il sogno inizia a realizzarsi.
Al Congresso SIRU un vademecum per indirizzare le coppie infertili quando intraprendono il percorso di PMA: 1) Rivolgersi al proprio medico curante e al proprio ginecologo e allo psicologo di fiducia, se, dopo circa un anno di tentativi, non si e' ottenuta una gravidanza o ci sono problemi di poliabortivita'; 2) Farsi indicare il centro/i specializzato/i pubblici o privati piu' vicini, che si occupano di PMA; 3) Condividere queste difficolta' con la rete familiare e sociale, ovvero non isolarsi; 4) Non affidarsi a forum o chat che danno consigli medici, perche' sono fuorvianti e non basati sulla scienza medica; 5) Informarsi se nella propria regione di appartenenza si rientra nella fascia d'eta' che e' riconosciuta per i Livelli Essenziali di Assistenza (ticket sanitario); 6) Chiedere una consulenza psicologica durante tutto il percorso PMA; 7) Chiedere di poter avere un medico di riferimento per tutta la durata del percorso; 8) Farsi aiutare dal medico e dallo psicologo del Centro PMA nel fare un bilancio nell'elaborazione dei vissuti e nel prendere ulteriori decisioni, in caso fallimento di un trattamento di PMA; 9) Chiedere informazioni mediche e supporto psicologico; 10) Nel caso di una risoluzione positiva del proprio progetto genitoriale, chiedere una consultazione con lo psicologo del centro circa ipotesi di donazione anonima dei propri gameti crio-congelati.
(Wel/ Dire)