Appello associazioni a candidati: Non si promuove inclusione
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 feb. - "I grandi manicomi non ci sono piu', ma di fatto ora ci sono tanti piccoli manicomi chiamati comunita'. Strutture con al massimo 20 posti, nelle quali le persone con problemi di salute mentale rimangono anni, senza una vera inclusione sociale o lavorativa". E' questa la situazione in Lombardia, fotografata nella lettera aperta inviata ai candidati alle elezioni regionali da un gruppo di associazioni: "Urasam Lombardia", "Rete utenti Lombardia" e "Campagna per la salute mentale".
La Lombardia stanzia ogni anno circa 500 milioni di euro: "rappresentano meno del 3% del costo della Sanita' lombarda- scrivono le associazioni- percentuale quasi dimezzata rispetto al 5% raccomandato dal ministero. Alla gia' scarsa quantita' delle risorse si aggiunge il loro utilizzo inappropriato che impedisce la realizzazione dell'auspicata inclusione sociale delle persone". Il 70% delle risorse viene infatti destinato alle strutture residenziali. C'e', infine, il problema di una cronica mancanza di personale (circa la meta' di quelli necessari), a cui si aggiunge "la precarieta' dei nuovi contratti di assunzione, a tempo parziale e determinato e a bassi salari" con "conseguenze deleterie sulla maturazione professionale degli operatori a causa dell'elevato turnover". Per le associazioni, quindi, lo stato dei servizi di salute mentale in Lombardia, non e' "coincidente con la vulgata comune che li qualifica servizi di eccellenza". In Lombardia troppe persone con problemi di salute mentale sono costrette a vivere in strutture residenziali.
"Non ci sono piu' grandi contenitori di mille e piu' posti letto ma residenze di 100, 200, 400 e piu' posti letto definite pero' Comunita', perche' suddivise in palazzine di 20 posti ciascuna per "rispettare" le indicazioni di legge che ne delimitano la dimensione- denunciano le associazioni- A questi grandi contenitori si aggiungono tante singole Comunita' di 20 posti letto distribuite in Lombardia per un totale di oltre 4 mila posti. Tutte queste residenze, insieme ai posti letto in Servizio Psichiatrico di diagnosi e cura, assorbono piu' del 70% delle risorse previste da Regione Lombardia. Cosa rimane per la vita indipendente, dei progetti di vita, per l'inclusione sociale?".
Drammatica la situazione delle famiglie. "La famiglia rimane abbandonata a se stessa e confinata ad un compito gravoso superiore alle proprie capacita' e possibilita'. Il neologismo 'terricomio' coniato dopo la chiusura dei manicomi esprime bene, ancora oggi, il quadro della situazione a causa di una mancata reale e continuativa presa in carico della persona nel territorio e di un carente sostegno alla persona stessa e alla famiglia". In Lombardia non sono quindi rispettati i diritti dei malati, dei loro famigliari e dei lavoratori. "Esemplificativo di questa situazione ne sono l'abnorme uso dei Trattamenti sanitari obbligatori: obbligatori, per l'incapacita' o impossibilita' di prevenire e lavorare sulla dimensione relazionale e sulla continuita' di cura di fronte a particolari situazioni di gravita'. Cui si sommano i tassi ancora troppo elevati delle contenzioni negli ospedali psichiatrici".
(Wel/ Dire)