(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 feb. - Marie-Luise Von Franz, allieva e collaboratrice di Jung, inizia a studiare le fiabe all'eta' di 20 anni e lo fa per 9 anni, pubblicando tre volumi su tutti i motivi tipici di tantissimi racconti. "È entrata da questa porta, una porta non particolarmente illustre, nel capire come sono strutturati gli archetipi e come si manifestano nella vita singolare di ciascuno", perche' le fiabe rappresentano "un materiale preziosissimo per chiunque faccia un lavoro terapeutico e per chiunque abbia voglia di conoscere come si forma e si strutturi la psiche". Lo racconta alla Dire Giulia Valerio, psicoterapeuta junghiana e presidente e co-fondatrice di MetisAfrica Onlus, che ha partecipato alla giornata di studio promossa dall'Associazione per la ricerca in psicologia analitica (Arpa) a Roma per ricordare la nota psicoanalista svizzera.
Von Franz ha avuto "delle idee rivoluzionarie in questo campo- prosegue Valerio- ad esempio sostiene che la fiaba ha origine da un evento sovrannaturale, da un momento in cui l'inconscio irrompe nella coscienza creando un grande scompiglio. Questi eventi devono essere raccontati e sigillano la memoria".
Negli elementi delle fiabe si possono riconoscere sia i bambini che gli adulti. "Nelle fiabe succedono delle cose a rovescio, si entra sempre in un mondo dove il ricco diventa povero, la principessa deve prima stare nella cenere, oppure dove e' l'allocco che trova la chiave per rinnovare il regno. Le fiabe- afferma la presidente di MetisAfrica Onlus- ci aiutano nei momenti in cui siamo completamente smarriti e con tutte le nostre funzioni specializzate che non funzionano piu'". In quest'ottica von Franz cerca nelle fiabe la matrice vivente, la corda individuale, il mistero di un individuo che compie un percorso. Sin dall'inizio dei suoi studi si fida della funzione inferiore: "Non entra nelle fiabe con il suo intelletto- ricorda Valerio- che e' acutissimo, ma con una luce discreta che non offusca quella dell'Eros: entra con il sentimento". Von Franz sa bene che nelle fiabe si entra spesso da una porta piccola, si precipita in un pozzo o si entra in un'altra dimensione "perche' quella porticina un tempo era aperta e l'alto e il basso comunicavano sempre. Dobbiamo ritrovare quella chiave segreta per rimetterli in comunicazione". La psicoanalista svizzera ritrova "la bellezza delle piccole cose, un insegnamento straordinariamente importante oggi che siamo educati a tutto il contrario: alla specializzazione, all'essere brillanti, all'Io che decide. Tutto questo produce un'infinita stanchezza- conclude Valerio- mentre il poter ricominciare da dove l'attenzione non e' orientata, da qualcosa che ci sorprende, spesso ci aiuta e ci fa riposare".
Qui e' possibile guardare la videointervista.(Wel/ Dire)