Intervista ad Alessandro D'Avenia, scrittore e professore
Roma, 20 feb. - I giovani, l'amore, il sesso, la cultura. E poi la famiglia e la societa', Giacomo Leopardi che "puo' salvarti la vita". Alessandro D'Avenia, scrittore e professore amatissimo, tocca tutti questi punti in una conversazione con l'Agenzia Dire.
"Viviamo immersi in una cultura che ha divorziato corpo e spirito. Questa cultura, inevitabilmente, entra nel vuoto formativo dell'educazione affettiva che si fa in famiglia. Se la famiglia non educa a questo, sara' la cultura dominante a educare a questo. Non vanno sottovalutate, come troppo spesso si fa, le conseguenze del consumo di pornografia, sin dalla giovanissima eta'. Questo porta a una visione virtuale del sesso che non risponde alla realta', con conseguente diminuzione del desiderio. I ragazzi non sanno distinguere tra una carezza, un abbraccio, un bacio, un amplessoà tutto e' lo stesso. Pero' e' vero anche che loro vivono questo aspetto con quello stupore che e' tipico della loro eta', quindi sta a noi intercettare quella purezza. E questo e' compito dei genitori. Si impara che il corpo e' manifestazione dello spirito sin da bambini, guardando come un marito tratta sua moglie, non da lezioni teoriche".
D'Avenia, professore, scrittore, autore di opere teatrali, e' da poco rientrato da Parigi, dove ha presentato il suo ultimo lavoro 'Ogni Storia e' una storia d'Amore'. Amori che salvano o che dannano l'anima, che spingono oltre se stessi. A legare le biografie delle donne, eroine del sentimento, legate ai loro poeti, filosofi, scrittori, il mito di Orfeo ed Euridice. E quel senso struggente del limite. Il confine per amare o non amare.
Credere oppure no. Proprio come la siepe che, a Recanati, dalle finestre di casa Leopardi, sormontava la vallata, lasciando all'immaginazione l'infinito. Ed e' a Leopardi che il 'professore 2.0' torna nella nostra conversazione. "Aveva capito per tempo che avremmo perso la misura eroica del vivere quotidiano, e che le prime vittime sarebbero stati i giovani. La societa' borghese e mercantile avrebbe risolto la felicita' nella cieca fiducia nel progresso e nell'aumento delle merci da poter acquisire. Ma la nostalgia di questa grandezza e altezza della vita e' radicata nel cuore umano, basta liberarla dalle incrostazioni. I ragazzi sono i primi a sentirne la nostalgia, perche' la loro sete di felicita' e' istintiva, primordiale. Siamo noi adulti a dover indicare questo infinito, nella nostra vita prima ancora che con le parole. Per questo ho scritto il libro su Leopardi, per dimostrare che ogni vita umana ha bisogno di crescere in qualsiasi eta'. Scrivo per cercare la verita' e scelgo le parole per cercare di afferrarla. Se questo serve ai giovani o ai genitori saranno loro a deciderlo".
Non puo' mancare una riflessione sulla scuola che "oggi- spiega D'Avenia alla Dire- paga lo scotto di una didattica che prescinde dalla cura della relazione. Dedichiamo piu' tempo alla burocrazia che ai ragazzi. La diffusione di libri come quello su Leopardi o l'ultimo che ruota attorno al mito di Orfeo ed Euridice pero' dice chiaro quale sia la sete di una cultura che aiuti a vivere e non a sopravvivere. Non credo piu' al fatto di abbassare la mira, per prendere tutti, ma al portare tutti un po' piu' in alto, perche' tutti cerchiamo la stessa cosa: la verita' sulla nostra vita".
'La Buona scuola' e' un "riordino, perche' una riforma da' una nuova forma. L'unica nuova forma che farebbe della scuola una buona scuola e' quella che rimette al centro i ragazzi e non le strutture. Detto questo, l'unica cosa che ho apprezzato- fa sapere il professore- e' il riordino dei percorsi per diventare insegnanti, cosi' da non creare altro assurdo precariato. Certo pero' che quando vedo come verranno pagati questi futuri insegnanti che avranno vinto un concorso selettivo e che hanno di fronte tre anni di Fit, mi dico ci risiamo: un futuro insegnante vale solo un rimborso spese".
In questi giorni di campagna elettorale ha fatto scalpore la proposta di Pietro Grasso, leader di Liberi e uguali, di abolire le tasse universitarie. "Essere liberi e uguali- sottolinea D'Avenia- significa contribuire in modo diverso al bene comune. Inoltre in Italia abbiamo gia' tra le tasse piu' basse d'Europa per l'universita'. Non mi sembra il punto nevralgico dell'economia familiare". E veniamo alla differenza che gli studenti italiani hanno con i loro colleghi d'Europa. Perche' la crisi, la mancanza di opportunita', la fuga dei cervelli sono tutti temi che attraversano questa conversazione. "I ragazzi europei sono meno mammoni, piu' abituati ad affrontare il mondo, hanno chiaro che imparare le lingue e' imprescindibile. Ma i nostri hanno una cultura superiore".
D'Avenia continua: "E' inevitabile che una cifra della mia scrittura sia il mostrare che la cultura non e' un hobby, un passatempo, ma un modo di rendere la vita piu' trasparente per viverla piu' in pienezza. Le eta' della vita non sono progressive, ma circolari. Piu' si allontana dal centro piu' la vita si disperde. Questo vale per un giovane e per un adulto.
Abbiamo, in eta' diverse, le stesse domande profonde, la stessa sete di infinito, tematizzata in modo diverso". E' per questo che essere fragili e' un'arte e quell'idea di facile padronanza del mondo, a misura di smartphone, una cattiva illusione. E a troppi giovani manca comunque la felicita'. Se non addirittura la voglia di cercarla. Quando si sente quel bisogno di qualcosa di piu' e "Leopardi puo' salvarti la vita".
(Wel/ Dire)