Voltolin (psicoanalista): Puntare sulle regole per aiutare lo sviluppo
Roma, 13 feb. - "L'infanzia e' un concetto antropologicamente, scientificamente, psicologicamente e pedagogicamente recente, ha 200 anni. Per un lunghissimo tempo i bambini, soprattutto le bambine, erano vestiti come piccoli adulti. Il puer e' rimasto a lungo un adulto che non si era ancora sviluppato. In realta' lo sviluppo nella e della infanzia ha un percorso molto tormentato, non e' ne' una tabula rasa, perche' ha un'efflorescenza di scritture e segni, ne' una questione militare d'indottrinamento alle regole sociali. È un tema piu' complesso". Lo ricorda Adriano Voltolin, direttore scientifico dell'Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Sesto San Giovanni (Milano) e docente universitario di Psicoanalisi al Corso specialistico di Teoria critica della societa' dell'Universita' di Milano Bicocca.
Lo psicoanalista partecipera' all'XI convegno nazionale dell'Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy (Icsat) su 'Il puer, l'aspetto eternamente giovanile della psiche', che si svolgera' al Palacongressi di Ravenna (Largo Firenze) il 12 e 13 maggio, con un intervento sul tema 'Pulsioni, sviluppo, regole'.
"Nella societa' attuale inseguiamo un po' l'idea che si possa crescere senza limitazioni, non spiegando che non sono solo limitazioni ma anche strumenti per crescere. Lo sviluppo per un bambino nella primissima fase della vita- continua il terapeuta- cosi' come per un adolescente, e' un problema di scontro rabbioso con i genitori interni e quelli reali. È uno scontro terribile, ed e' ancora piu' grave se non avviene- avverte Voltolin- cosi' come puo' essere gravissimo in certe forme esasperate del suo manifestarsi. Peter Pan, ad esempio, e' sotto un certo profilo l'altro non dialettico di un giovane cresciuto attraverso la disciplina rigidissima. È il 'Presidente Schreber' di Freud. Non e' immaginabile, come pensavano i surrealisti, crescere senza fare i conti con gli aspetti interni che in psicoanalisi definiamo Super Io, e si tratta di una lotta difficile e incerta".
L'adolescente che non si scontra aspramente con i propri genitori "non cresce- spiega il professore- e' un bambino che non diventa adulto". D'altro canto "il genitore che e' amico dei propri figli, in realta' non sta facendo un buon servizio alla propria prole". L'adolescenza e' "un inferno- ammette- credo che in un mondo come il nostro, dove la regola da un lato e' demonizzata e quando c'e' e' oppressiva, il crescere diventa una faccenda difficile e non ci sono facili prescrizioni. Divenire una persona adulta, nel senso migliore del termine, e' una faccenda non da poco, anche perche' le nostre parti adolescenziali devono essere conservate per integrarsi poi in una vita veramente capace di fare esperienze, amare, battersi e avere degli ideali. Poi c'e' la falsa adultita'- rileva Voltolin- che consiste nel sentirsi un personaggio 'fico' se 'bevo tutta la birra che voglio, faccio sesso con tutte le ragazze che incontro e riesco a pagare meno tasse'".
La personalita' di ogni individuo si costruisce dal "confronto tra la spinta pulsionale (che agisce solo per la propria soddisfazione) e la capacita' di fronteggiare tale pulsione. Da questa dialettica si sviluppa un individuo normale o psicotico. Un bambino autistico, ad esempio, non si adatta per nulla alle regole del mondo circostante, semplicemente cerca di evitarle sottraendosi alla nascita mentale. Per Freud e' come un pulcino autosufficiente dentro al proprio guscio".
In un mondo senza regole che fine fanno i bambini? "Un tempo i figli erano i futuri aiuti nel lavoro, oggi sono un costo. Per ragioni storico sociali le donne tendono ormai a fare figli sempre piu' tardi, devono affrontare molte difficolta', non solo occupazionali o di carriera. In questo contesto sociale, se manca una culla psichica in cui pensare il bambino, il figlio nascera' inevitabilmente o come oggetto da sfruttare o come oggetto narcisistico. Inoltre, se un bambino avra' dei genitori che non hanno la capacita' di contenerlo, questa operazione la dovra' fare da solo. Per tale motivo insisto sulle regole- ripete Voltolin- perche' la regola e' qualcosa che limita ma limitando consente di fare esperienze. Se si accetta l'idea che le regole siano un aiuto per l'intero gruppo sociale, allora la situazione potrebbe cominciare a cambiare". Un messaggio non facile da far passare, secondo il professore, perche' "per la nostra maldestra cultura italiana una persona che non paga le tasse e' furba. Ci sono genitori che protestano contro gli insegnanti se il figlio prende un 5 a scuola e qualcuno ha addirittura preso a pugni il professore. C'e' un'anomia programmata".
Le regole aiutano da un punto di vista mentale. "Non c'e' niente di peggio per un bambino piccolo che avere l'incubo che chi lo accudisca non si accorga delle sue marachelle. È un dramma mentale- avvisa lo psicoanalista- perche' un caregiver che non limita il bambino ne favorisce un senso di colpa enorme. Infatti se le societa' autoritarie producevano dei nevrotici, le societa' piu' moderne producono piu' psicotici". Una delle ragioni di questa deriva dipende dal fatto che "oggi e' facilissimo trovare una persona che viene in analisi con dei sensi di colpa e un super io interno enormi. I genitori interni sono sempre un po' peggiori di quelli reali, pero' meno i genitori reali hanno fatto il loro mestiere di genitori e piu' il divario aumenta. Posso avere un genitore interno severissimo con un genitore reale inesistente- spiega Voltolin- cosa che puo' capitare a chi ha avuto genitori tossicomani. La situazione cambia totalmente per chi ha perso i genitori in un incidente d'auto- ricorda il terapeuta- in questo caso la figura genitoriale che da' le regole diventa una persona, almeno simbolicamente, estremamente capace e completamente diversa da chi ha un papa' o una mamma tossicomane. Diventa un genitore che non ha difetti, in parte perche' non e' stato conosciuto. In ogni caso il vero disastro e' quando il genitore e' impresentabile, nel senso che non ha mai adempiuto alle sue funzioni parentali. Due persone che non sono in realta' sviluppate e adulte, se faranno un bambino- conclude- quest'ultimo diventera' immaginariamente un compagno di giochi del tutto identico a loro".
(Wel/ Dire)