Roma, 13 feb. - "Soffrono di disturbi di apprendimento quasi il 5% della popolazione italiana e ci chiediamo qual e' il processo sottostante a tali disturbi. All'interno di questo numero e' bene distinguere due gruppi di bambini: da un lato ci sono disturbi come la dislessia e la disgrafia riconosciuti a livello diagnostico, dall'altro il disturbo emotivo che puo' condizionare gli apprendimenti scolastici. Per questo motivo e' importante valutare il bambino a 360 gradi, monitorarlo nel tempo e stabilire qual e' la reale causa del disagio scolastico di quello specifico bambino". Lo afferma Daniela Chieffo, neuropsicologo e psicoterapeuta dirigente sanitario UOC Neuropsichiatria Infantile della Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli, intervistata dalla Dire al convegno 'La rabbia che non si vede. Prevenire la psicopatologia in eta' infantile', a Roma.
Per chiarire ulteriormente il suo pensiero Chieffo aggiunge: "Ci sono disturbi di apprendimento che causano problemi emotivi, quindi problematiche come lamentele psicosomatiche, alienazione sociale o disturbi che poi sfociano a volte in episodi di bullismo. Allo stesso tempo ci sono meccanismi di ansia e disattenzione per eventuali problemi emotivi sottostanti che possono comportare un rallentamento negli apprendimenti. Noi lavoriamo molto sulla prevenzione. Il problema, sia emotivo o di apprendimento, e' un processo che inizia gia' nella scuola dell'infanzia e anche nei primi anni della scuola primaria. Il nostro obiettivo e' favorire una sensibilizzazione rispetto agli indicatori di rischio che poi possono comportare un disturbo molto piu' eloquente".
Gli indicatori riguardano "i livelli di attenzione, la facile stancabilita' o bambini che hanno difficolta' a livello relazionale e cercano di isolarsi. La mancanza del disegno e', per esempio, un altro indicatore importante. All'interno della scuola dell'infanzia il bambino che disegna male e' piu' a rischio- fa sapere la psicoterapeuta- cosi' come il bambino che a livello sociopragmatico di linguaggio ha delle difficolta' sara' maggiormente esposto a sviluppare un disturbo di apprendimento. In prima elementare il bravo insegnante e' gia' in grado di riconoscere quali sono in realta'- conclude Chieffo- gli eventuali fattori di rischio".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)