Lavoro, disoccupati e demotivati: 'Serve lo psicologo'
Studio Alma Mater, solo 4 su 20 hanno ritrovato un posto regolare
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 6 feb. - La sperimentazione a Bologna del Progetto assistenza disoccupazione (Pad) dimostra che un sostegno psicologico a chi e' senza lavoro e' necessario. E poiche' il calo della disoccupazione non basta a delineare "un futuro cosi' roseo", da un'esperienza del genere dovrebbe nascere l'apertura di "presidi di ascolto" e luoghi "di ritrovo" per le persone disoccupate. E' l'appello lanciato dalla coordinatrice del progetto, Anna Russo.
Il progetto pilota e' partito a meta' del 2016 e si e' concluso. Lo hanno promosso alcuni gruppi di psicologi e antropologi dell'Universita' con il sostegno di Cgil, Nidil, Auser e associazione Includendo. "Abbiamo dovuto utilizzare una metodologia per dire che chi perde lavoro soffre", sottolinea Russo: "È come dire che se mettiamo mano sul fuoco, ci bruciamo".
L'iniziativa ha coinvolto dieci uomini e dieci donne, in prevalenza tra i 40 e i 60 anni. Persone, in base ai dati illustrati da Michele Piattella, per lo piu' non sposate (75%) e senza figli a carico (70%), che nel 65% dei casi prima della disoccupazione avevano un lavoro a tempo indeterminato, spesso da operaio generico o impiegato. Quasi tutti non in mobilita' (95%) e senza sussidi di disoccupazione (80%), spesso senza le disponibilita' economiche per avere un computer: solo smartphone. In tre casi su quattro, alla disoccupazione si sono associati sintomi psicofisici come perdita del sonno e tensione. Persone costrette a fare i conti con rabbia e tristezza, ma "l'emozione piu' forte e' la vergogna", riferisce Russo, segnalando anche come lo "sconforto" provato spesso si traduca in "demotivazione" rispetto alla ricerca del lavoro.
Pesa anche la "stigmatizzazione "familiare, a cui fa da contraltare la situazione di chi finisce di nuovo a carico dei genitori, con un "invischiamento nel quale le persone- sottolinea la coordinatrice- non vengono aiutate a ritrovare un'autonomia". In piu', "la crisi lavorativa- segnala Russo- diventa in molti casi crisi di coppia", che puo' "diventare un fattore di rischio".
Il dato conclusivo: a fine progetto sono quattro su 20 le persone che hanno trovato un impiego, "tutte le altre purtroppo stanno sopravvivendo con il lavoro nero", racconta Russo. E per quanto riguarda il futuro, "bisogna stare molto attenti. Ho letto le dichiarazioni del presidente della Regione (Stefano Bonaccini, ndr) e siamo molto contenti che la disoccupazione sia in calo, ma il problema- afferma Russo- e' che continuano ad esistere sacche di precarieta', di lavoro a termine e di un futuro che non e' cosi' roseo".
Insomma, sul mercato del lavoro "circolano dati che occorrerebbe rileggere approfonditamente", avverte la coordinatrice di Pad. "Se guardiamo al monte ore non e' vero che c'e' un aumento dell'occupazione", batte sullo stesso tasto Luana Rocchi della Cgil: spesso per chi trova o ritrova lavoro si parla di "part time involontario e precario". Appare dunque "necessario aprire dei presidi di ascolto sul disagio psicologico che possano offrire, come ha fatto il Pad- sottolinea Russo- un luogo di ritrovo". Affrontando, pero', anche un "punto carente" del progetto e cioe' l'insufficiente coinvolgimento degli stranieri, aggiunge Russo: l'iniziativa, infatti, era rivolta a persone con buona padronanza dell'italiano, visto che "come volontari- spiega Russo- non avevamo le risorse per farci aiutare da mediatori culturali o psicologi che lavorano con gli stranieri".
(Wel/ Dire)
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