Autismo, Venuti (Unitn): Formare educatori
Il sanitario deve coordinare rete scuola, riabilitazione, famiglia
Roma, 11 dic. - L'intervento precoce, continuativo, integrato, inclusivo e individualizzato dei bambini con autismo in Italia "deve implicare la capacita' di lavorare e di formare molto bene gli educatori, in particolare dell'asilo nido e delle scuole dell'infanzia, perche' buona parte dell'intervento precoce puo' essere fatto solo nei contesti educativi". A dirlo e' Paola Venuti, direttrice del dipartimento di Scienze cognitive e della formazione dell'Universita' di Trento (Unitn), intervenendo al convegno sugli autismi a Roma.
"A fianco dell'intervento educativo, dobbiamo prevedere sia l'intervento precoce di tipo riabilitativo- prosegue la professoressa- che si puo' basare sulle tecniche normalmente erogate nelle aziende sanitarie (psicomotricita', logopedia e musicoterapia), che quello familiare. Il sanitario di riferimento - sia esso neuropsichiatra o psicologo - deve coordinare tutta la rete degli interventi per formare bene le persone nel contesto familiare ed educativo. Sui genitori, pero', i parent training non funzionano e la parola 'formare'- chiarisce Venuti- non e' il termine piu' preciso da adottare. Bisogna, piuttosto, fare in modo che riescano ad essere altamente interattivi con i figli, utilizzando metodologie che non posseggono a livello innato. Le dovranno scoprire. I genitori devono, quindi, imparare a dire di avere un bambino con uno sviluppo diverso e non un bambino disabile". Al centro della rete anche i pediatri, "capaci di cogliere i segnali precoci del disturbo", aggiunge Venuti.
Da molti anni l'Universita' di Trento porta avanti un programma di ricerca sull'intervento intensivo precoce, oltre agli studi sul ruolo del padre e della madre, sulla differenza di padre e madre nell'intervento con il bambino, sulla disponibilita' emotiva e sugli indicatori precoci dell'autismo. Partecipa, infine, al progetto NIDA di monitoraggio precoce e di lavoro con i fratellini. Come metodi di intervento, "adoperiamo un approccio di tipo evolutivo- sottolinea Paola Venuti, direttrice del dipartimento di Scienze cognitive e della formazione dell'Universita' di Trento (Unitn)- anche se in alcune situazioni ci rendiamo conto che e' necessario lavorare sugli addestramenti, ma sono solo momenti parziali". La sfida adesso "deve andare verso l'integrazione lavorativa e il quotidiano. Sulla prima infanzia abbiamo gia' dei punti fermi- conclude Venuti- e dobbiamo lavorare piu' per la realizzazione a livello politico e territoriale, che per la comprensione di come si deve fare".
(Wel/Dire)
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