LA produzione estetica e' ginnastica correttiva in una societa' ipertecnologica
Roma, 4 dic. - Nella psicoterapia espressiva esiste un campo di significazione tripolare dove c'e' il soggetto paziente, il soggetto terapeuta e il materiale espressivo che allarga l'orizzonte del dialogo intra ed inter personale. Attorno all'immagine che si crea i due soggetti dell'azione terapeutica possono portare avanti una riflessione e lavorare sull'immagine esattamente come si lavora sul sogno. Questa capacita' di attribuire una significazione iconica al mondo diventa oggi piu' complessa perche' le immagini sono inflazionate. "Il problema e' come poter costruire dei percorsi nell'educazione primaria, secondaria e in tutti gli ambiti dell'intervento terapeutico specifico che ridiano all'immagine il suo statuto fondamentale". A parlarne e' Roberto Boccalon, direttore dell'Istituto di psicoterapia espressiva (Ipse) e presidente dell' International Association for Art and Psychology, intervistato in occasione del convegno promosso a Roma dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) su 'La cura dell'arte e l'arte della cura. Teoria e clinica delle psicoterapie espressive'.
"Nell'epoca preilluministica si considerava che le immagini avessero una loro potenza, erano loro che ci guidavano- spiega lo psichiatra- adesso siamo noi che le produciamo in tale quantita' da alimentare l'idea che non possano piu' offrirci una significativa polarita' esperienziale. Come poter educare all'emozione estetica, come poterci accostare all'immagine per cercare di apprendere da essa tutto quello che ci puo' dare? Come poter educare a dialogare con le immagini e a non aver paura del loro potere, ma anzi a considerarle come un compagno vivo nell'arte del curare e nella nostra vita? Come nell'agricoltura biologica- risponde Boccalon- e' importante avere molta cura del terreno per evitare di usare i pesticidi, cosi' nella nostra vita dobbiamo porci l'obiettivo di creare ambienti capaci di accompagnare il primo rapporto con le immagini, affinche possa essere estremamente rispettoso e attento. Le immagini non dovranno essere guardate di corsa, ma l'educazione dovra' aiutare le persone a soffermarsi sulle immagini, per potersi soffermare anche nella relazione con l'altro. Se non riusciamo a dialogare con le immagini- afferma il medico- sara' difficile dialogare con l'altro in carne d'ossa". Da dove partire? "La gran parte delle opere d'arte che impreziosiscono il nostro Bel Paese son nate con le modalita' interattive/operative della bottega dell'artista, dove c'era un adulto, appassionato e competente in quello che faceva, che contagiava positivamente l'allievo. Se riuscissimo ad aiutare gli insegnanti a riconoscere il loro potenziale creativo, a sviluppare la loro capacita' di rispecchiare e testimoniare codici vitali agli allievi, potremmo avere una positiva spirale di co-evoluzione capace di contenere e ridurre il rischio di burn-out, di bullismo e di dispersione scolastica. Le scienze psicologiche, nella loro concreta declinazione nel campo clinico e in quello educativo, devono ritrovare la strada della bellezza per non morire. L'arte non ha a che fare con un astratto canone di bellezza, ma con il nuovo che continuamente puo' emergere dall'area inconscia dell'esperienza umana. La produzione estetica, offrendo la possibilita' di misurarsi con qualcosa di autenticamente nuovo, aiuta a prevenire e contrastare anche rigidita' ideologiche e scheletrizzazioni del pensiero. In una societa' ipertecnologica i processi di produzione e di fruizione estetica possono nutrire ed arricchire i potenziali creativi, svolgendo un'importante funzione integrativa/maturativa/riparativa, offrendosi come salutare ginnastica correttiva per contrastare dinamiche regressive ed alienanti".
Attraverso il lavoro artistico si puo' allargare l'area della consapevolezza di se'. "La psicoterapia espressiva, in particolare, e' una modalita' specifica di psicoterapia psicodinamica che utilizza i diversi codici espressivi, da quello grafico pittorico al movimento e alla musica, riconoscendoli come linguaggi di cui e' possibile decifrare e condividere il senso, capaci di accogliere, trasformare e rendere intelleggibile il magma emotivo originario e inconsapevole".
Nella psicoterapia espressiva il processo e il prodotto estetico non sono utilizzati per l'intrattenimento, come pratica ludica. "Recentemente andavano di moda i 'coloring book', indicati come possibile arte terapia antistress. Indubbiamente colorare dei libri puo' rappresentare per qualcuno un piacevole passatempo- afferma Boccalon- ma altra cosa e' la possibilita' di riflettere attraverso il codice iconico per arrivare ad una comprensione autentica di quelle che sono le radici di un malessere". La psicoterapia espressiva fa propria un'intuizione che era presente fin dall'inizio della psicoanalisi . "I contributi specifici di S. Freud , di C. G Jung e poi di D.W Winnicott e di D. Meltzer, riguardo al lavoro artistico- prosegue lo psichiatra bolognese- sono confermati dagli sviluppi delle scienze cognitive e dai contributi delle neuroscienze relative ai neuroni specchio, che hanno focalizzato la dimensione multicodice e riflessiva dell'esperienza umana".
Boccalon conclude aprendo una riflessione su un punto nevralgico che attiene alla rappresentazione sociale delle psicoterapie psicodinamiche, e in modo particolare di quella espressiva: "Esiste una difficolta' nel far crescere e integrare questo metodo all'interno delle istituzioni della cura. Spesso la prospettiva creativa viene vissuta dall'esterno come non abbastanza scientifica e dall'interno i terapeuti, molto impegnati a lavorare, non hanno spesso tempo a sufficienza per descrivere cio' che fanno. Il problema- termina Boccalon- e' come far crescere parallelamente anche una cultura della valutazione clinica dell'esperienza estetica, trovando uno spazio/tempo per incontrare, ascoltare, trasformare e narrare le emozioni che ne scaturiscono".
(Wel/ Dire)