Roma, 24 apr. - "L'occasione del compimento dei 40 anni della Legge 180 ci da' l'opportunita' di tirare le somme su quello che e' stato fatto ma anche di rileggere criticamente l'attuale situazione e guardare alle prospettive future". Inizia cosi' la lettera scritta da Bernardo Carpiniello, presidente della Societa' Italiana di Psichiatria (Sip), e Claudio Mencacci, past president della Sip, pubblicata sul portale web Quotidiano Sanita'.
"Comunque e' il caso di festeggiarli questi 40 anni. L'Italia, infatti, e' l'unico paese al mondo che ha effettivamente superato le istituzioni totali, giungendo alla definitiva chiusura dei manicomi e degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) grazie alla creazione di una vera rete di assistenza psichiatrica di comunita', che rappresenta un modello di riferimento a livello internazionale. Contestualmente- continuano gli psiciatri- il nostro Paese si e' dotato di un assetto giuridico-normativo di tutela dei diritti delle persone affette da disturbi mentali, fondato su solidi principi democratici, anch'esso considerato tra i piu' avanzati al mondo. Da queste conquiste la Societa' Italiana di Psichiatria ritiene che non si possa tornare indietro, sebbene i successi raggiunti debbano essere, oggi, visti come un nuovo punto di partenza per un processo di miglioramento e di sviluppo che appare inderogabile. Questo alla luce dell'esperienza e di limiti e carenze evidenziatesi nel tempo: sono infatti mutate le richieste e i bisogni di cura, e profondi sono stati anche i cambiamenti nel paese avvenuti in questi quarant'anni".
Per Carpiniello e Mencacci "va innanzitutto considerato il profondo cambiamento dell'utenza dei servizi pubblici, costituita attualmente solo al 20-25% dai disturbi dello spettro psicotico, sulle cui esigenze e' stato ed e' tuttora tarato il sistema italiano, e la crescente richiesta di intervento per disturbi dell'umore e d'ansia, di personalita', disturbi da uso di sostanze e per le cosiddette 'nuove patologie', spesso in comorbidita' tra loro. Tutto questo richiede un profondo aggiornamento dei modelli organizzativi e dei processi e metodi di cura nei servizi italiani. In particolare, appare necessaria l'integrazione effettiva e sempre piu' capillare di percorsi di cura, con interventi rispettosi del rapporto costo/efficacia e basati sulle evidenze scientifiche, che i dati disponibili indicano come ancora scarsamente diffusi nei servizi italiani.
Specifico obiettivo e' ridurre la distanza tra i trattamenti- continua la lettera- che dovrebbero essere eseguiti perche' di dimostrata efficacia dalla ricerca clinica internazionale e i trattamenti che vengono effettuati nella pratica clinica nei servizi pubblici".
La consapevolezza del "fondamentale ruolo dei fattori psicosociali nel rischio di sviluppo, mantenimento ed aggravamento di molti disturbi mentali, in particolare dei disturbi mentali gravi e persistenti, richiede un piu' capillare sforzo di prevenzione primaria, secondaria e terziaria da parte dei servizi, ma anche la consapevolezza della necessita' di rivedere e potenziare gli strumenti di welfare, soprattutto a favore delle fasce piu' deboli della popolazione, e di sostegno alle famiglie. L'organizzazione dei dipartimenti di salute mentale- ribadiscono i medici- deve prevedere modelli organizzativi elastici, nei quali, alla tradizionale rete dei servizi (CSM, Centri Diurni, Day Hospital, SPDC, Strutture Residenziali) possano affiancarsi strutture di secondo livello, interdistrettuali o interdipartimentali dedicate a fasce di utenza definite per caratteristiche (giovani, anziani, donne uomini) e bisogni specifici (es. esordi psicotici, disturbi del comportamento alimentare , Disturbi di Personalita' gravi, etc..), unitamente alla diversificazione del ruolo delle strutture ospedaliere (es: con previsione di posti letto per le acuzie e postacuzie e per patologie specifiche, es: DCA) e ad una profonda revisione dell'assistenza residenziale, con una effettiva diversificazione delle strutture da accreditare in riferimento all'intensita' e alle tipologie di cura erogate".
Tutto questo "on puo' prescindere dalla necessita' di profondi investimenti nel settore della salute mentale- sottolineano Carpiniello e Mencacci- da destinare soprattutto a colmare la carenza sempre piu' evidente di personale di tutti i livelli e tipologia di professionalita'. Infatti, in psichiatria, e' determinante la relazione terapeutica, che e' la base di ogni trattamento e che richiede pertanto un investimento essenziale sul 'capitale umano'".
La salute mentale "non puo' restare il fanalino di coda della sanita' italiana ed e' fondamentale un adeguamento stabile dei fondi disponibili in una misura non inferiore al 6% del totale del budget della sanita'. Non ci si puo' nemmeno dimenticare del problema della sicurezza degli operatori, sia all'interno delle strutture, sia nelle fasi di gestione dei pazienti in crisi acute all'interno del pronto soccorso. La storica diseguaglianza esistente nel sistema assistenziale, che la regionalizzazione della sanita' sembra aver accentuato nel tempo, richiede una rinnovata e piu' forte azione di indirizzo delle politiche di azione e integrazione sanitaria della salute mentale, comprensiva dei servizi per le dipendenze e per gli adolescenti. In tal senso la Sip ritiene che l'Italia non abbia necessita' di nuove leggi, quanto di un nuovo Progetto Nazionale sulla Salute Mentale- concludono- che costituisca la base vincolante delle politiche assistenziali delle Regioni".
(Wel/ Dire)