(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 ott. - Gli esseri umani, cosi' vicini cosi' lontani. Tutti amano ma non allo stesso modo; tutti vivono grandi e piccoli accadimenti ma non nella stessa maniera. Perche' alcune relazioni funzionano e altre no? Capirsi in questa diversita' e' possibile, ma occorre una chiave di lettura per comprendere il modo in cui le persone si comportano. A fornirla alla Dire, in una videointervista, e' John Beebe, psichiatra e past president del C.G. Jung Institute di San Francisco.
- Perche' oggi e' cosi' importante studiare le tipologie psicologiche di Jung? "Abbiamo idee differenti su come la civilta' possa prosperare nel lungo periodo. Ci chiediamo, ad esempio, se esista il cambiamento climatico, se minacciare le guerre nucleari sia una buona idea o ancora facciamo altri pensieri simili che dipendono tutti dalla consapevolezza che adottiamo rispetto a tali questioni. Tutti i giorni- continua Beebe- scopriamo nei modi piu' incredibili che persone diverse guardano allo stesso fenomeno differentemente, e questo sta producendo una crisi della democrazia. Come possiamo lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi che crediamo di avere in comune se il modo che abbiamo di comprendere le cose e' cosi' drammaticamente diverso? Innanzitutto dobbiamo imparare ad affrontare le differenze tra le coscienze, prima di poter collaborare per trovare soluzioni consapevoli ai nostri problemi".
- Le tipologie psicologiche ci aiutano a capire come funzioniamo nelle relazioni? "Basta avere una sola relazione per renderci conto se amiamo qualcuno e se siamo da questi ricambiati- replica lo psichiatra- eppure l'altro non solo vede le cose in modo diverso, anche l'amore e' sentito in modo differente e cio' ci sbalordisce. Faremmo meglio ad apprendere che esistono molti modi diversi di sentire anche una cosa cosi' comune come l'amore: c'e' il modo di sentire introverso e il modo di sentire estroverso- continua Beebe- e non e' semplicemente un modo maschile o femminile di amare. È principalmente una questione di coscienza individuale. Tuttavia ci sono delle differenze tipiche e sarebbe importante impararle a conoscere prima di cominciare ad infuriarci con qualcuno perche' non ci ama come noi lo amiamo".
- Il cinema e l'arte possono metterci in relazione con le nostre funzioni? "La natura dell'arte e' quella di descrivere le condizioni umane e- prosegue lo studioso- in particolare l'arte cinematografica sa descrivere le esperienze psicologiche.
L'elemento principale di tutto il cinema - da quando si usano le nuove tecniche grafiche per rappresentare i drammi umani - e' l'inquadratura ravvicinata, che ci permette di vedere se un personaggio ha una reazione introversa e nello stesso tempo cerca di mantenere una connessione estroversa. È un aspetto estremamente psicologico e apre a tutta la questione della coscienza interiore- spiega Beebe- che in parte riguarda i tipi psicologici e in parte il modo in cui ci connettiamo gli uni agli altri. Tutto questo emerge nei film ed e' meraviglioso".
- L'individuazione e' un processo naturale o seguire questo processo aiuta il processo stesso? "L'individuazione e' un nuovo modo per descrivere l'arte del vivere e di imparare dall'esperienza. Devo riconoscere con tristezza che alcune persone, seguendo dei percorsi collettivi, cadono e si rialzano in base ai loro successi. È molto comune il fenomeno dell'atleta del liceo che si sposa la 'cheerleader' e sono giovani perfettamente adattati ad un'eta' di sedici anni, ma saranno senza speranze nella vita adulta perche' quell'adattamento che ha funzionato al liceo, non funzionera' dopo. Se queste persone fossero capaci di aprire in modo progressivo altre parti di se', come gli eroi e le eroine, forse avrebbero altri 'luoghi' dove crescere nel tempo. In questo senso- spiega Beebe- coloro che sono capaci di coltivare un'apertura di altre parti di se' avranno un vantaggio significativo su quanti rimarranno aggrappati a un ruolo che ha funzionato solo una volta e che quasi certamente sara' inefficace nel futuro. L'individuazione non avviene ovunque- chiarisce lo psicoanalista- proprio perche' ci sono delle persone che non riescono ad andare oltre il loro primo successo. Per quanti, invece, sono stati fortunati a non avere successo subito o sono rimasti scioccati dallo scoprire altre parti di se', l'individuazione diventa un processo. Un sorprendente numero di persone puo' godere di questo processo, non ovunque, ma in molti piu' casi di cui immaginiamo. È una forma di democratizzazione della coscienza e non e' piu' solo una prerogativa dei grandi individui- commenta lo studioso- ognuno di noi ha la possibilita' di aprire la propria vita interiore e si deve fare attenzione perche' e' una pratica. È un esercizio- conclude Beebe- una speciale nuova forma dell'arte di vivere".
Qui la videointervista
(Wel/ Dire)