Autismo, il trattamento risente delle differenze culturali
Bonaventura (Univ. Monmouth): Avviate ricerche con IdO, sua terapia la piu' completa
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 3 ott. - "Insegno nel dipartimento di Logopedia della Monmouth University e sono esperta di fonetica, scienze del linguaggio verbale e metodi di ricerca sui disturbi del linguaggio. Attualmente sto focalizzando la mia attenzione sui disturbi motori e l'autismo per verificarne la sintomatologia nelle differenti lingue e culture. Posso confermare che c'e' una forte differenza culturale nel modo in cui l'autismo viene trattato nei vari paesi". Parla alla Dire Patrizia Bonaventura, professoressa di Patologia del Linguaggio alla Monmouth University (New Jersey) ed esponente dell'Insitute of Global Understanding.
"Ho conosciuto le terapie proposte dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) attraverso i racconti di medici e pazienti, che mi hanno riferito di ottimi risultati. Cosi' li ho contattati ed ho conosciuto Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'IdO, e Magda Di Renzo, responsabile del servizio terapie. Ci siamo confrontati sulle varie terapie per l'autismo- racconta la docente- e il loro approccio evolutivo Tartaruga mi e' subito apparso molto piu' completo rispetto alle terapie comportamentali, basate soprattutto sulla riabilitazione dei comportamenti".
A maggio 2015 Bonaventura promosse nella Monmouth University un simposio internazionale su 'La percezione nell'autismo attraverso le differenti culture. Prospettive sulla patologia del linguaggio e sugli approcci educativi', organizzato in collaborazione con il dipartimento di Pedagogia dalla School of Education's Speech-Language Pathology Program (Facolta' di Pedagogia), l'Insitute of Global Understanding, l'Office of Global Initiatives e il Center for Excellence in Teaching and Learning della Monmouth University. "Ho invitato Di Renzo a presentare il progetto Tartaruga, quale approccio intensivo, integrato ed evolutivo che coinvolge nella terapia la triade bambino con autismo, famiglia e scuola. L'autismo e' una sindrome, pertanto ha una sintomatologia che spazia su una condizione di spettro- ricorda Bonaventura- e una terapia unidirezionale non coglierebbe la specificita' di tutti i pazienti. Il progetto terapeutico Tartaruga e' un approccio geniale perche' integra i principi psicanalitici, psicologici, neuropsicologici, elementi di terapia fisica, occupazionale e musicale. Insomma raccoglie tutti i vari tipi di terapia che possono in qualche modo sbloccare la risonanza emozionale dei bambini con autismo. Questo deve essere l'obiettivo del trattamento dell'autismo- continua la professoressa- perche' le persone con questo disturbo hanno una loro creativita' e un loro modo di sentire le emozioni. Probabilmente non sanno interpretarle o non sanno esprimerle, o ancora non vengono alla luce tramite il linguaggio verbale, del corpo e lo sguardo. Serve dunque una terapia che approcci a tutti questi diversi aspetti della personalita' per sbloccare l'espressione".
Bonaventura, pero', e' sicura che "i bambini con autismo reagiscano meglio se si affronta il problema della comunicazione verbale, ed e' preferibile farlo da un punto di vista olistico per ottenere qualche tipo di risonanza emozionale. Per quanto mi riguarda, l'obiettivo della terapia e' migliorare l'espressione linguistica, che non e' separata dalla riabilitazione della percezione del se' ed e' questa la cosa piu' bella che possiamo dare ai bambini: aiutarli a connettersi e a capire i loro compagni e genitori".
L'esperta di Scienze del linguaggio verbale continua: "Negli Stati Uniti l'aspetto psicologico e interrelazionale e' completamente ignorato, anche se i risultati che da' sono profondi e duraturi perche' agiscono sulle cause e sui meccanismi interni che hanno generato quei determinati comportamenti.
L'approccio dell'IdO e' infatti validissimo- commenta Bonaventura- sono stupita e meravigliata dalla quantita' di lavoro che mette nella terapia per ogni bambino. Un lavoro a tutto tondo che manca in New Jersey. Con l'IdO abbiamo quindi avviato due ricerche: la prima utilizza i robot per verificare se le reazioni verbali dei bambini (la risposta linguistico-pragmatica e della parola) migliorano o peggiorano se l'interazione avviene con un essere inanimato piuttosto che con un loro compagno normodotato. Lo studio e' stato gia' avviato su bambini di cultura italiana, americana e indiana". La seconda ricerca "punta invece a verificare se questo tipo di interazioni sono simili nelle diverse culture e linguaggi. Due ricerche pionieristiche ed esplorative che coinvolgeranno circa 20 bambini per un arco temporale di due anni. Quest'ultimo studio e' appoggiato dalle Nazioni Unite- conclude Bonaventura- stiamo cercando anche la collaborazione di diverse associazioni internazionali".
(Wel/ Dire)
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