Dopo chiusura opg altri 134 nuovi posti; Sos Mussini al ministro
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 7 nov. - Dopo la chiusura dell'ex Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia e della sua unione alla casa circondariale, la capacita' dei "nuovi" istituti penali reggiani verra' ampliata di 134 posti. E in una parte dell'ex Opg sono gia' state realizzate due sezioni per la tutela della salute mentale (50 posti in tutto) che sarebbero destinate a detenuti con disturbi provenienti da tutta Italia, "cosi' da divenire la prima articolazione sanitaria interregionale". Ma determinando anche un "ulteriore aggravio del numero dei detenuti sul territorio emiliano". A sottolinearlo e' la senatrice reggiana Maria Mussini, vicepresidente del gruppo misto, in un'interrogazione presentata in aula a palazzo Madama.
Nell'atto, Mussini sottolinea in sostanza il rischio del possibile aggravamento di una situazione "ormai da tempo, al collasso", non solo a Reggio Emilia ma anche a Parma, causata in primo luogo "dalle severe carenze nell'organico della Polizia penitenziaria e degli educatori in servizio presso le locali case circondariali, pur a fronte di un tasso di sovraffollamento delle carceri che, al 31 dicembre 2016, ammontava al 122%". A Reggio Emilia, in particolare, si registrano 129 agenti effettivi rispetto ai 245 previsti, cinque educatori su 10 e 354 detenuti su 304 posti regolamentari. Non va meglio a Parma dove gli agenti sono 308 a fronte dei 461 previsti, gli educatori sei su nove e i detenuti 594 rispetto ai 468 posti previsti.
Nella citta' ducale c'e' poi un'ulteriore criticita' sul reparto sanitario interno agli istituti, "ad oggi insufficiente rispetto alle concrete necessita' rilevate", cosi' da costringere gli agenti di custodia a scortare presso i nosocomi tutti i detenuti che ricorrono ad accertamenti e cure sanitarie esterne (in media cinque al giorno, con picchi anche di 10), aggravando le condizioni di servizio dei loro colleghi ed al contempo impegnando gli appartenenti alle altre forze dell'ordine locali, nel caso in cui a far ricorso alle cure mediche siano detenuti sottoposti al regime del 41 bis.
Una situazione insomma molto precaria, avvisa Mussini, ricordando ad esempio la sommossa nell'istituto di Reggio Emilia del 24 luglio, quando cinque detenuti hanno dapprima devastato i bagni di un'area comune, minacciando gli agenti di custodia in servizio con le macerie dei locali distrutti, ed in un secondo momento le loro stesse camere. Infine, a complicare ancora di piu' la situazione l'assenza di un provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, incarico affidato in Emilia Romagna ad un reggente, competente pro tempore anche per le Marche, e titolare del Provveditorato di Veneto, Friuli e Trentino. Secondo quanto appreso dalla firmataria da Mussini pero' "entro la fine del 2017 verranno immessi in servizio ulteriori 887 agenti di Polizia penitenziaria, una volta che ne sara' conclusa la relativa formazione". Al ministro della Giustizia, Mussini domanda dunque, "quale sia, ad oggi, la destinazione di servizio di tutti quegli agenti di Polizia penitenziaria di cui gli organici regolamentari di ogni singolo istituto detentivo emiliano risultano carenti" e quale sara', "in concreto", la destinazione dei nuovi posti creati a seguito dell'ampliamento della casa circondariale di Reggio Emilia.
Ancora: "se sia vero che in quest'ultima confluiranno detenuti provenienti da tutta Italia, con conseguente aumento della popolazione carceraria emiliana". Ed infine se il Governo "non ritenga necessaria l'istituzione di un Provveditorato autonomo per l'Emilia-Romagna, o quantomeno ormai improcrastinabile la nomina di un provveditore regionale titolare dell'amministrazione penitenziaria", e in quali tempi.
(Wel/ Dire)