Malatacca (psicoterapeuta): Lavorare prima su femminilita' e poi su maternita'
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 7 nov. - Donne che non riescono ad avere gravidanze o che vivono abortivita' ripetute. È questa l'utenza che si rivolge a Francesca Malatacca, psicoterapeuta che lavora a Roma. "In molte donne non ci sono cause fisiologiche o anatomiche che ostacolano la gravidanza, ma dei blocchi psicologici- spiega la psicoterapeuta alla Dire- e per abbatterli ho elaborato il metodo 'Io voglio nascere'. Mi occupo di questi 'blocchi' dal 1994 e li ho definiti 'sterilita' psicologica'. Posso confermare che la percentuale delle donne che ne soffre e' aumentata almeno del 50% negli ultimi 20 anni". Malatacca e' stata la prima psicoterapeuta in Italia ad occuparsi di queste donne e fin dal suo primo anno di lavoro ha potuto constatare che "con un trattamento di psicoterapia 98 su 100 sono poi riuscite ad avere la gravidanza".
La donna arriva a maturare la maternita' "sempre piu' tardi, deve prima pensare agli studi e poi alla carriera. L'eta' aumenta e il desiderio di un figlio finisce per diventare un accanimento che produce ansia, un potente contraccettivo. Come mai alle donne che adottano poi arriva il concepimento?- chiede l'esperta- Perche' si staccano dall'ansia. È allora di fondamentale importanza sensibilizzare i ginecologi a lavorare sull'aspetto psicologico, perche' non si comincia a trattare una donna partendo dagli ormoni. Bisogna approcciarsi al gentil sesso con delicatezza, pensando che hanno un cuore, una psiche e una mente, la donna non e' incubatrice. Spero di formare al piu' presto una scuola di specializzazione per psicoterapeuti nell'ambito della salute della donna- afferma Malatacca- perche' dopo il percorso terapeutico tante donne sono arrivate a concepire figli anche a 44-45 anni. Parlo di donne che erano state scoraggiate dai ginecologi, perche' avevano perso la loro riserva ovarica. Ho dovuto prima lavorare sulla loro femminilita'- spiega l'esperta- che e' stata funzionale alla maternita'".
Il lavoro della psicoterapeuta perinatale parte quindi dal restituire alla donna la propria femminilita'. "Viene prima la femminilita' e poi la maternita'. Non esiste emancipazione se non si ha femminilita', che e' uno stato della psiche- commenta- solo quando questa sara' resa consapevole e/o acquisita potra' manifestarsi nelle caratteristiche somatiche. L'accanimento di un figlio fa perdere alla coppia il desiderio di amarsi, vengono quasi orientati ad avere rapporti in certe fasi del ciclo della donna. Certamente i giorni della fertilita' sono fondamentali, ma a volte si perde il desiderio e si puo' arrivare al vaginismo per la donna e all'impotenza per l'uomo. Va restituita pertanto la femminilita' alla donna e la relazione alla coppia prima del progetto di un figlio".
Cos'e' la femminilita'? "È la forza di una donna, il coraggio, la tenacia, la volonta', il desiderio, la tenerezza e la dolcezza. La femminilita' e' far scoprire alla donna la sua capacita' di amare e il suo desiderio di essere amata, di quanto voglia essere amata. Chi non ha femminilita' non e' stata amata. Il mio lavoro consiste nell'aiutare queste donne a lasciarsi andare e a connettersi al mondo delle emozioni, perche' e' li' che e' stata chiusa la porta. Si ha paura di far capire il bisogno di essere amate e di amare. La donna quando sceglie di indossare una corazza e di diventare dura, sceglie la strada piu' semplice".
Per quanto riguarda l'abortivita', sia spontanea che volontaria, rappresenta un trauma per tutte le donne. "Se l'abortivita' non viene elaborata come trauma della perdita, non si procedera' alla perdita del trauma. Il mio metodo parte proprio dall'elaborazione del lutto, restituendo all'aborto l'immagine di un figlio". Malatacca e' stata la prima psicoterapeuta in Italia ad occuparsi anche di questo ambito: "Non c'era niente in letteratura nel '94- conferma- e quando mi sono trovata a lavorare con l'utenza di donne con abortivita', ho navigato nel loro dolore. Il fallimento della maternita' lanciava un grido di sofferenza, questo mi ha suggerito lo sviluppo di un metodo che facesse riconoscere l'aborto quale perdita di un figlio. Solo elaborando questa perdita sara' possibile restituire alle mamme la capacita' gestazionale. I ginecologi- chiarisce la psicoterapeuta- hanno sempre trattato la donna con abortivita' invitandola a concepire subito un altro figlio. Questa modalita' e' devastante, perche' chi abortisce deve fermarsi a pensare a come elaborare la perdita, e' un percorso che le aiutera' ad elaborare il senso di colpa per averlo perso".
Nel caso dell'abortivita' ripetuta, "tantissime donne si sono definite come 'bare dei propri figli'. Proviamo a immaginare che nella mamma la mentalizzazione di un figlio ha bisogno di un'immagine- spiega Malatacca- e poiche' questo processo nell'aborto non c'e', il mio metodo punta a dare un'immagine e un'identita' all'aborto in quanto figlio".
Sono tanti gli aspetti che causano difficolta' al concepimento nelle donne: "Alla base puo' esserci un attaccamento non riuscito con la figura materna. Parliamo di una donna che si sente ancora figlia, che desidera un figlio ma non ha la capacita' di essere madre. O ancora puo' esserci una relazione non soddisfacente con il proprio partner- continua la psicoterapeuta- e in questo caso la donna non si sente contenuta, protetta, non si sente donna, compagna o moglie, e non attribuisce al partner il ruolo di uomo e poi di padre Tutti questi stati d'animo possono produrre anovulatorieta'. Siamo governati da un sistema 'Psico-neuro-endocrino-immunologico' e stress prolungati possono inficiare il buon funzionamento dei neurotrasmettitori e di conseguenza- conclude Malatacca- possono causare uno squilibrio ormonale che determinera' un'incapacita' gestazionale".
(Wel/ Dire)