Cinque (direttore): Superare sentimenti d'inadeguatezza e lavorare con genitori
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 mar. - Sono circa 80 gli insegnanti di ogni ordine e grado (Infanzia, Primaria, Secondaria) che frequentano il Master in Didattica e psicopedagogia per alunni con disturbi dello spettro autistico, finanziato dal Miur e organizzato dalla Lumsa in collaborazione con l'Istituto di Ortofonologia (IdO) e l'Universita' di Hannover. "Molti sono gia' insegnanti di sostegno, altri insegnanti curriculari e altri ancora in attesa di un posto", precisa Maria Cinque, direttore del Master e professore associato di Didattica e Pedagogia Speciale presso la Lumsa.
Le lauree di base riguardano aree diverse: materie umanistiche, giuridiche, scientifiche e musicali. "Seguono il master perche' sono animati dalla volonta' di imparare a conoscere questi bambini e ad apprendere il loro linguaggio. E lo fanno confrontandosi, raccontando i loro 'casi' per raccogliere feedback e consigli da parte dei docenti, degli esperti ma anche dei colleghi", aggiunge Cinque.
A., maestra della scuola dell'infanzia, racconta la storia di X., un bambino di 3 anni: "Non ha altri interessi a parte le ruspe e gli scavatori". Interessi fissi e standardizzati, pensa la docente all'inizio, uno dei sintomi 'tipici'. Poi ha un'intuizione: partire proprio dal suo interesse e utilizzarlo per creare un ponte tra loro due, in primis, e poi tra lui e tutto il contesto scuola. "Piano piano il bambino ha iniziato a fare tutto con lo scavatore: mangia pensando di avere uno scavatore, al posto del cucchiaio una ruspa, gioca, fa qualche progresso".
Un'altra sua 'tipicita'' e' quella di correre intorno all'edificio della scuola durante la ricreazione. La maestra pensa all'inizio: "Bene, quest'anno non ci sara' bisogno che vada in palestra, mi fara' correre lui", e parte all'inseguimento. Poi, pero', pensa di coinvolgere i compagni, che lo rincorrono. "Ogni tanto X. si gira a guardare per capire se lo stanno inseguendo davvero. Cerca una forma di relazione- racconta la maestra- di recente ha iniziato un altro gioco: fa finta di cadere per farsi trasportare dai compagni che, mettendosi d'impegno, lo tirano su e lo portano via imitando il suono dell'ambulanza. Ha iniziato a giocare con le bambole, da un punto di vista sanitario perche' le cura. Tutto questo e' comparso dopo che una sua compagna e' caduta in giardino e si e' ferita sul mento- aggiunge la maestra- e ha perso un bel po' di sangue".
Inoltre, "c'e' un bambino con disturbo oppositivo provocatorio nella stessa sezione, e quando ha un accesso d'ira la sfoga anche colpendo noi maestre. Lui viene e mi massaggia la pancia e mi dice: 'Ti sei fatta male!'. Il bimbo, apparentemente bisognoso di cura, si prende cura della maestra e dei suoi compagni".
I disturbi dello spettro autistico sono tra le forme di disabilita' che pongono maggiori sfide a un'insegnante- spiega Cinque- in primis perche' si manifestano in maniera diversa (si parla, infatti, di 'autismi'), ma anche perche' ci stupiscono e ci fanno stupire di noi stessi e delle nostre reazioni. Si tratta - in una certa misura - di reazioni 'biologiche', ovvero naturali, che possono andare in direzioni opposte: la protezione del debole e/o il rifiuto della disabilita'. A queste si accompagnano sentimenti d'inadeguatezza rispetto alla nostra capacita' di educare. È importante- sottolinea la coordinatrice del Master- riconoscere la qualita' 'biologica' delle due prime reazioni elencate ed essere consapevoli del senso di inadeguatezza. Questo ci aiuta a riconoscerle come parte integrante di noi, a volte non le accettiamo o non ne accettiamo le conseguenze. Anche gli insegnanti provano naturalmente questo potente sentimento e sappiamo che, a volte, questa spinta alla protezione del debole, che e' spesso all'origine della scelta di lavorare con i disabili, puo' avere un effetto negativo".
- In che modo? "La mancata comprensione del sentimento incrociato di protezione puo' portare genitori e insegnanti - che hanno assoluto bisogno di reciproco aiuto per affrontare un compito cosi' gravoso - ad un conflitto assolutamente inutile, gravemente dannoso e soprattutto celato dalla forma. Il senso di inadeguatezza deriva dal fatto che spesso non si sa cosa fare", sottolinea la docente della Lumsa.
I sintomi dello spettro autistico secondo il secondo il DSM V riguardano le difficolta' sociali, la comunicazione asimmetrica, i comportamenti atipici e le stereotipie. "Non sono sempre cosi' 'univoci'- fa sapere Cinque-. La verita' e' proprio ammettere che manca una verita' assoluta. Dobbiamo impegnarci per combattere i pregiudizi che si accompagnano alla sindrome e per sostenere i genitori in tutti i contesti sociali in cui si trova il bambino autistico. Gli insegnanti possono essere sollecitati a ripensare la propria didattica e lavorare con i genitori al fine di agevolare la costruzione di salde alleanze- conclude- crescere nelle conoscenze, nella consapevolezza emotiva, nelle attivita' educative necessarie nei confronti dei bambini con disturbi dello spettro autistico".
(Wel/ Dire)