Condividere informazioni e aiutarli ad affrontare le domande che riceveranno
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 14 mar. - Questione sociale ambientale o puramente legislativa? Per capire come stanno i bambini figli di coppie omogenitoriali bisogna fare un cambiamento di prospettiva e mettersi nei loro panni: "Quali sono le difficolta' principali che incontreranno nella vita? Quali domande riceveranno e che risposte dovranno dare? A scuola hanno compagni di classe e insegnanti, allora quali rapporti avranno con i coetanei? È necessaria una sottile attenzione a tutto il mondo sociale allargato dei figli di coppie omogenitoriali e dei genitori dei coetanei". Afferma Caterina D'Ardia, neuropsichiatra infantile e docente di Psicologia dello sviluppo dell'Universita' Niccolo' Cusano (Unicusano).
Tre i punti del ragionamento secondo la neuropsichiatra: "Come i bambini vedono il mondo, l'inclusione e la condivisione delle informazioni. Dobbiamo aiutare i figli ad affrontare la questione, senza vergogna ma favorendo le discussioni- spiega D'Ardia- ci devono essere situazioni in cui fare rete e occorre un forte senso di responsabilita' degli adulti. Non possiamo pensare che quello che va bene per il mondo dei grandi vada bene anche per i piccoli. Loro avranno delle questioni che dovranno imparare a gestire con naturalita', per questo bisogna creare i presupposti culturali e delle norme a difesa del bambino. Anche la legge migliore, se non ha dietro un'informazione capillare che investa la scuola, gli adulti e la societa' in generale, rischia di essere mal applicata".
La docente dell'Unicusano ricorda che "l'Unicef dice che i bambini devono essere protetti da tutte le forme di discriminazione basate sull'orientamento sessuale e sull'identita' di genere. Dovrebbero esserci norme positive- conclude- per favorire l'inclusione".
(Wel/ Dire)