Legittima difesa, risposta cervello non adeguata a minaccia
Psicologa: In quei casi non c'e' razionalita', ci si difende con ogni mezzo
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 16 mag. - "I tempi di reazione alla violenza sono immediati, sono coinvolte aree cerebrali piu' 'antiche' e sub-corticali, in una condizione che lascia temporaneamente privi della capacita' di valutare quanto realmente l'altro puo' essere una minaccia per noi. In quel momento la minaccia e' totale e la risposta potrebbe essere assolutamente non adeguata al pericolo reale. Cio' in particolar modo quando sentiamo che l'aggressione e' rivolta (o puo' rivolgersi) all'integrita' fisica nostra e dei nostri cari". Lo dice Paola Vinciguerra, presidente Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, commentando il disegno di legge di riforma sulla legittima difesa adesso al Senato, che specifica la circostanza dell'aggressione notturna (con la possibilita' di poter 'sparare' in caso di attacco).
La psicologa racconta cosa accade nel nostro cervello quando di notte ci svegliamo all'improvviso perche' entrano i ladri in casa: "Svegliarsi la notte, momento in cui siamo particolarmente vulnerabili- dice Vinciguerra- con qualcuno che ha violato il nostro spazio protetto, subire l'aggressione e la prevaricazione da parte di un'altra persona, mette psichicamente in moto meccanismi di protezione che portano a cercare di preservare se stessi, i nostri cari ed anche le nostre cose materiali che nel nostro mondo interiore non sono solo cose ma la rappresentazione di noi, del nostro impegno, dei nostri affetti". Quando ci percepiamo in pericolo, quindi, tutto il nostro sistema nervoso si organizza non sulla valutazione razionale del pericolo stesso "ma da come difendercene a qualsiasi costo con qualunque mezzo- sottolinea l'esperta- L'imperativo della nostra mente e' allontanare la sensazione di minaccia".
In questo fenomeno, spiega ancora Vinciguerra, siamo coinvolti "pienamente da un punto di vista bio-psico-sociale. Dietro alla nostra risposta si esprimono caratteristiche riguardanti il nostro temperamento: le persone piu' reattive tendono a reagire con l'attacco e quelle piu' miti con la fuga. Entrano in gioco anche aspetti di personalita' riguardanti il modo in cui percepiamo noi stessi e il mondo, tra i quali anche quanto questo ci sembri minaccioso e inospitale e/o quanto ci sentiamo soli o adeguatamente protetti dalle istituzioni".
Lo stato d'animo di una persona che si sente minacciata produce una risposta fisiologica di paralisi oppure di attacco o di fuga. "Adrenalina e noradrenalina sono le sostanze che in questo secondo caso vengono rilasciate nell'organismo, alterandone l'equilibrio biochimico e facilitando uno di questi ultimi due comportamenti", conclude infine l'esperta.
(Wel/ Dire)
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