(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 25 lug. - "Dal 2012 non si ha piu' alcuna informazione istituzionale sugli affidamenti in Italia. Lo feci presente gia' nel novembre 2015 in commissione Infanzia". Parte da questo dato Massimo Rosselli Del Turco, delegato alle Politiche sui minori della citta' di Mentana, intervistato dall'agenzia Dire sul tema dell'affidamento e delle adozioni che lo vede impegnato da oltre 10 anni.
"Sto redigendo insieme allo psicoterapeuta Stefano Boschi di Bologna un progetto di legge rivoluzionario, per cambiare completamente l'impianto della legge 184/1983. Prevediamo di non mandare mai piu' i bambini in comunita' senza genitori, perche' molte di queste nuove comunita' sono molto simili ai vecchi orfanotrofi un po' cambiati. Ovviamente- precisa lo studioso- non vogliamo chiuderle, al contrario desideriamo valorizzarle per metterle al servizio della famiglia. Mai piu' un bambino dovra' andare in comunita' da solo significa che se una famiglia dovesse avere dei problemi sara' la comunita' stessa ad aiutarla. In Italia il 52% dei bambini in affidamento va in comunita'- sottolinea il portavoce parlamentare di 31 associazioni- mentre il 48% in famiglia. Eppure la legge afferma che in primis bisogna aiutare la famiglia d'origine, poi se il bambino dovesse andare in affidamento la prima opzione e' quella di vedere se c'e' un parente fino al quarto grado che lo vuole ospitare, poi ancora bisogna trovargli una famiglia affidataria e solamente in ultima ipotesi dovrebbe esserci la comunita'". Rosselli Del Turco fa presente che il ministero delle Politiche Sociali dice che "la comunita' costa a un Comune sei volte di piu' di una famiglia.
Secondo questi dati, che pero' sono fermi al 2012, un bambino affidato a una famiglia costa circa 500 euro al mese, mentre in comunita' costa ben 100 euro al giorno!".
Il delegato per la tutela dei diritti dei minori della citta' di Mentana continua poi segnalando diverse anomalie: "La legge 184 parla di affidamenti e adozioni, ma gli affidamenti occupano solo 5 pagine su 46. La legge 149 del 2001 che ha emendato la 184, all'articolo 40 prevede una banca dati sulle adozioni che non credo sia stata mai realizzata. Mi chiedo perche' in una legge dove si parla di affidamenti e di adozioni non sia stata prevista una banca dati per entrambi gli ambiti? Il problema della 184 poi e' che non viene nemmeno rispettata. Si pensi che secondo l'art 4 comma 3 il tribunale deve mettere in sentenza la calendarizzazione degli incontri tra i bambini in affidamento e la famiglia d'origine. Quasi nessun tribunale dei minori mette questa calendarizzazione in sentenza- rivela il delegato di Mentana- tale lavoro viene sempre delegato ai servizi sociali, che si trovano quindi a svolgere un compito che a loro non dovrebbe competere e nessuno lo dice". Passando alle interviste, "spesso i bambini vengono interpellati per conoscere la loro opinione. Esistono delle linee guida ben precise che indicano il modo in cui queste interviste devono essere condotte- spiega l'esperto- prima di tutto deve crearsi un rapporto di empatia tra il bambino e colui che lo interroga, altrimenti il minore non parlera'. Le domande non devono essere chiuse, dove la risposta e' gia' nella domanda, e cosi' via dicendo, anche la chiusura dell'intervista e' importante, altrimenti il piccolo potra' sviluppare dei sensi di colpa. Spesso- aggiunge Rosselli Del Turco- in occasione delle interrogazioni presso i tribunali dei Minorenni c'e' solo il giudice onorario e il bambino, e non e' prevista alcuna possibilita' di difesa per i genitori. Insomma, sono tante le cose da rivedere. Un problema riportato dagli stessi psicologi riguarda poi la professionalita' dei periti dei tribunali, che spesso non conoscono la legge mentre dovrebbero essere dei periti forensi. Un problema particolare segnalato dallo psicoterapeuta con cui collaboro, Stefano Boschi, e' che frequentemente le relazioni tecniche d'ufficio disposte dal giudice, le CTU, presentano carenze proprio sul piano tecnico-scientifico. Chiamate spesso a pronunciarsi sulle capacita' dei genitori non fanno riferimento esplicito ad alcun sistema teorico, come se la definizione di 'genitorialita'' fosse scontata mentre non lo e' affatto e basando quindi su valutazioni soggettive, piuttosto che oggettive, il ricollocamento del minore in ambito extrafamiliare".
Un elemento e' chiaro: "Il problema non e' nelle adozioni ma negli affidamenti. Le comunita' invece di accogliere i bambini devono aiutare le famiglie ad essere migliori. Oggi molte famiglie sono povere, tanto che il 25% degli affidamenti sono volontari: gli stessi genitori portano i bambini agli assistenti sociali perche' sono poveri. Dobbiamo creare impieghi per loro-ribadisce- qui a Mentana sto proponendo di creare delle cooperative di lavoro formate da famiglie povere. In questo contesto, le comunita' dovranno diventare operative per aiutare le famiglie e non per smembrarle e disastrarle ancora di piu'. In questo modo il lavoro delle comunita' potrebbe essere valorizzato e arricchito dall'intervento di una figura in grado di riparare il tessuto relazionale lacerato e, allo stesso tempo, coordinare un'equipe multidisciplinare con psicologi, psichiatri e avvocati. Saranno le comunita' ad organizzare l'aiuto alle famiglie e- conclude Rosselli Del Turco- l'intervento dovra' essere mirato ad un unico obiettivo: far tornare il bambino a casa".
Di seguito riportiamo alcuni articoli del dott. Massimo Rosselli del Turco - Commissione Infanzia e Adolescenza:
L'informazione che non c'e' - Audizione del 29 Settembre 2015;
Il problema degli affidamenti fuori famiglia dei minori. Alcuni punti critici del problema degli affidamenti in Italia;
La violenza delle Istituzioni;
Perche' c'e' il concreto pericolo che i bambini affidati finiscano in adozione.
(Wel/ Dire)