Rete Sociale Aps: Magistratura appiattita su relazioni dei servizi sociali
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 giu. - 'La disavventura di questa mamma e di suo figlio inizia nel 2009 a Cremona. La mamma chiede aiuto ai servizi sociali per maltrattamenti fisici e psicologici subiti dall'ex compagno e convivente. Secondo lei, in alcune situazioni, anche il piccolo e' a rischio per le percosse subite dal padre. La signora chiede aiuto anche per togliere il padre dall'abisso della tossicodipendenza. I servizi sociali, naturalmente, portano la situazione all'attenzione del Tribunale per i minorenni. Come spesso succede, inizia cosi' un iter di colloqui con gli assistenti sociali, di relazioni psicologiche, e cosi' via.
Infatti, di solito le indagini sui bambini e sulle famiglie vengono affidate agli assistenti sociali, che si avvalgono poi di psicologi e psichiatri. Non vengono quasi mai date a professionisti nel campo delle investigazioni come ad esempio carabinieri, ufficiali di polizia e ispettori. Ne consegue che spesso le relazioni inviate al Tribunale non sono basate su fatti, testimonianze e prove certe: ma principalmente su colloqui e valutazioni soggettive. Alla fine, i servizi propongono l'affidamento del bambino ai servizi sociali, con collocazione prevalente presso la madre e il Tribunale conferma questa scelta in un decreto. Questo fino al 26 settembre 2013'. A raccontare questa vicenda e' il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus sul suo sito www.ccdu.org.
'Solitamente, nei casi di elevata conflittualita', mamma, papa' e bambino sono sottoposti a ripetute valutazioni psicologiche. Nell'ultima, gli operatori scrivono che la mamma e' inadeguata come genitore: le si contesta l'eccessiva conflittualita' con il padre e con i servizi, cosa che sarebbe di pregiudizio per il bambino. Nel successivo decreto- fa sapere il Ccdu- il Tribunale colloca il figlio dal padre dichiarando l'inadeguatezza della madre e affidando il bambino agli assistenti sociali. La madre potra' avere solo delle visite controllate con il figlio. Sono tre anni che vede il bambino per poche ore al mese'.
È dura la critica del Comitato: 'Per condannare un bambino alla perdita della madre o del padre, servono prove certe di maltrattamenti, e una vera e propria istruttoria, mentre l'inadeguatezza genitoriale e' una valutazione soggettiva. Non vogliamo entrare nel merito del conflitto tra padre e madre e della decisione di collocare il bambino dal padre- sostiene Antonio Nigro, responsabile Tutela Minori per la Lombardia del Ccdu Onlus- ma denunciamo una punizione eccessiva inflitta a un bambino che, mentre prima viveva con la mamma, ora la puo' vedere poche ore al mese in una situazione di cattivita'. Denunciamo anche che questo provvedimento cosi' drammatico e invasivo e' stato preso sulla sola valutazione di psichiatri e psicologi, in assenza di prove certe di maltrattamenti e incuria. Non si puo' e non si deve rendere orfano un bambino della mamma e del papa' solo perche' sono litigiosi o per il loro carattere. Questa esagerazione e' il risultato di un approccio basato su teorie psichiatriche astratte, meccanicistiche, invasive e coercitive che, nei tribunali minorili, sempre piu' spesso hanno preso il posto del buon senso. Il bambino e' stato, di fatto, reso orfano di una mamma ancora in vita- conclude- in base a una diagnosi psichiatrica priva di riscontri oggettivi'.
Quanto rileva questa associazione e' completamente in linea con quanto anche Rete Sociale Aps, attraverso i propri esperti che operano sul campo a tutela delle 'famiglie fragili' constata da anni. 'Assistiamo costantemente a provvedimenti, peraltro da molte corti d'appello ritenuti non impugnabili poiche' formalmente provvisori, di una Magistratura appiattita sulle relazioni dei servizi sociali il cui compito lungi ormai dall'essere di natura assistenziale, e quindi di reale e concreto supporto alle famiglie, e' diventato di natura meramente valutativa. Spesso e' sufficiente che un genitore entri in conflitto con un'assistente sociale per essere considerato 'inadeguato' e cio' a discapito proprio di quei figli che s'intende, a quel punto solo sulla carta, tutelare'. A parlare e' Catia Pichierri, responsabile nazionale dell'ufficio legislativo e legale dell'Associazione Rete Sociale, che si occupa della tutela legale delle famiglie fragili.
'Tutto cio' avviene in aperto contrasto con le norme sovranazionali che prevedono la non ingerenza da parte degli Stati nella vita familiare, se non giustificata dalla legge, e comunque che gli interventi statali siano proporzionali alla gravita' dei fatti accertati: solo la violenza fisica potrebbe giustificare un'interruzione della relazione genitoriale. La Carta Costituzionale sancisce il 'diritto a un giusto processo' che sottende il diritto a una reale difesa di ciascun individuo prima di poter essere destinatario di qualsiasi provvedimento giudiziario. La legge statale prevede, inoltre, il diritto del minore di vivere, crescere ed essere educato nella propria famiglia, l'obbligo dello stato e degli enti locali di sostenere le famiglie affinche' venga eliminato ogni ostacolo che si frapponga a tale diritto e di prevenire l'abbandono del minore medesimo. Sistema legislativo- sottolinea l'avvocato- che vediamo costantemente disapplicato in nome di un fantomatico 'superiore interesse del minore' che finisce invece per violare il diritto dello stesso'.
La tendenza delle scelte politiche attuali, secondo Pichierri, 'appare quella di favorire una genitorialita' costruita artificiosamente dal sistema della cosiddetta 'tutela dei minori', ossia quella degli 'affidatari'. Coppie selezionate dal servizio sociale previ percorsi genitoriali spesso anche onerosi, che 'accolgono' i minori allontanati dalle proprie famiglie per mere ragioni di poverta' mistificate nelle relazioni. Rete Sociale etichetta questa modalita' come 'pregiudizio' di inadeguatezza genitoriale. Tali coppie 'validate' dal servizio sociale ricevono un sussidio pubblico, oggi incrementato nelle diverse regioni d'Italia a 500 euro mensili a bambino. Se una coppia quindi accoglie due fratellini riceve 1.000 euro al mese! Cio', com'e' evidente, presterebbe naturalmente il fianco a subdole scelte di natura economica piu' che di filantropia'. Vi e' di piu' secondo l'avvocato: 'A volte il servizio sociale chiede al genitore cui il minore e' stato allontanato di partecipare ai costi che l'amministrazione comunale sopporta per lo 'spazio neutro', che altro non e' che una stanza dove il genitore ha modo di incontrare per un'ora ogni 15 giorni in media, in presenza di un educatore, il proprio piccolo'.
La valutazione di tali famiglie 'affidatarie' e' tutt'altro che scevra da critiche: 'E' capitato un caso in cui una coppia scelta dai servizi sociali dopo sette anni in cui ha avuto due minori con se' li ha abbandonati improvvisamente al servizio sociale come dei pacchi perche' i bambini, nonostante il tempo trascorso, reclamavano di stare con la propria madre. I bambini- racconta l'esponente di Rete Sociale- si sono quindi visti relegati improvvisamente in una struttura di accoglienza dove c'erano minori di qualsiasi provenienza e problematica, vivendo il doppio trauma dell'abbandono. Esperienze che non si augura nemmeno a un cane'. Pichierri rileva 'nelle prassi - oltre al fatto che non ci siano quasi mai prove di condotte effettivamente abusanti o violente da parte dei genitori che possano giustificare l'allontanamento del figlio, in quanto spesso le valutazioni si basano su mere impressioni degli operatori sociali - la totale carenza di un welfare a supporto delle famiglie di origine. Mancano totalmente efficaci progetti, pur previsti come doverosi per legge, funzionali ad aiutare le famiglie con figli; gli enti locali sembrano preferire, con una scelta che appare rievocare le leggi razziali, l'affidamento di un bambino ad altra famiglia valutata 'migliore' su criteri anch'essi soggettivi.
Sempre se il bambino non venga collocato in strutture cosiddette di accoglienza non soggette ad alcun controllo e che ricevono in media un emolumento mensile di 2.000 circa euro al mese a bambino. Per aprire una struttura del genere- fa sapere l'avvocato- e' spesso sufficiente il deposito in comune di una scia e non vi e' alcun obbligo di rendicontazione dei soldi pubblici introitati. Un vero business a scapito dei bambini- accusa Pichierri- cui capita di subire abusi proprio in quei luoghi istituzionalmente deputati a proteggerli. Anche la legge (173 del 2015) licenziata sotto il nome della tutela della 'ontinuita' affettiva', che origina dal fatto che i minori allontanati dalle proprie famiglie si ritrovano fino alla maggiore eta' fuori dalla famiglia di origine anziche' provvisoriamente, dimostra ancora una volta di voler garantire gli affetti di quel minore con la famiglia 'selezionata' dal sistema sociale e non di intervenire a monte con un sistema efficace che tuteli il diritto del minore a restare nella propria famiglia di origine'.
(Wel/ Dire)