Lo Vetere (psicoterapeuta): Carenza servizi e idealizzazione maternita' aumentano stress
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 13 giu. - "Oggi essere mamma e' davvero complicato. Sempre piu' spesso le donne arrivano a concepire il primo figlio quando sono gia' professioniste, hanno interessi extra lavorativi ed hanno costruito tantissimi ruoli, da mogli ad amiche, nella vita di tutti i giorni. La maternita' si inserisce, il piu' delle volte, all'interno di questa complessita'". Apre ad una riflessione molto piu' ampia Silvia Lo Vetere, psicologa e psicoterapeuta del ciclo di vita, commentando alla DIRE la tragica morte di una bambina di 18 mesi abbandonata dalla madre in auto a Castelfranco di Sopra.
"In pochi decenni l'identita' femminile si e' trasformata in modo epocale, ma a fronte di questo enorme cambiamento la societa' e la cultura della maternita' sembrano rimaste indietro. La societa' non sostiene sufficientemente la maternita' se consideriamo la carenza nei servizi e la scarsissima flessibilita' del mondo del lavoro. Alle mamme si sente dire 'Potete fare tutto ma dovete occuparvi voi di tutto', questo accade soprattutto nei paesi dell'Europa Mediterranea". L'altro aspetto investe invece la cultura della maternita': "C'e' un'idea molto idealizzata che la maternita' sia solo qualcosa di istintivo, naturale e felice. Se una donna dice di sentirsi affaticata e' come se la cultura la definisse una 'mamma non buona'. Questa idealizzazione della maternita' a volte spegne la possibilita' di vedere in ogni esperienza, e quindi anche in quella di essere madre, gli aspetti faticosi accanto a quelli gratificanti".
La carenza dei servizi da una parte e l'idealizzazione della maternita' dall'altra finiscono per lasciare "la mamma molto sola e molto colpevole se non arriva a fare tutto in modo perfetto. Questi due aspetti, portati all'estremo, possono causare un sovraccarico di aspettative di perfezionismo tale da causare in alcune mamme anche un black-out mentale".
Nel Nord Europa la maternita' e' "un qualcosa che viene condiviso istituzionalmente- ricorda Lo Vetere- nei paesi dell'Europa mediterranea inevece la madre deve sempre arrangiarsi da sola con gli orari, il lavoro e tutte le altre incombenze.
Questo non aiuta".
Una rete di aiuto si puo' costruire solo se tutti fanno la loro parte: "La maternita' deve diventare un compito condiviso con gli altri soggetti istituzionali. Non bastano le App o i seggiolini smart, e' necessario che una donna si senta autorizzata a dire a se stessa 'Sto facendo fatica, sono stressata'. Questo, noi donne, abbiamo ancora difficolta' ad ammetterlo se riguarda il materno e comunque anche se chiediamo aiuto troviamo una scarsa varieta' di offerte. Il ruolo della donna rispetto alla maternita' e' cambiato, ma intorno a lei e' cambiato poco. C'e' l'attesa sociale che dobbiamo occuparsi di tutto ed essere anche sempre felici e beate. È la mentalita' che porta a costruire una rete di aiuto- conclude la psicoterapeuta del ciclo di vita- e deve cambiare".
(Wel/ Dire)