Per vinciguerra e' avvenuto "un processo cerebrale d'imitazione..."
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 6 giu. - "Quei poveri ragazzi finiti nella calca a piazza San Carlo hanno solo avuto l'istinto di fuggire e in una situazione come quella non importa se l'ostacolo che ti trovi davanti e' un corpo di un amico che e' inciampato ed e' stato travolto. Chi si e' trovato nella ressa ha avuto solo un pensiero in testa: il pericolo dal quale doveva scappare con tutte le sue forze. Ce l'hanno fatta a non essere travolti i piu' forti. I piu' deboli sono rimasti a terra feriti". È il commento di Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell'Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico), all'episodio avvenuto sabato sera in piazza San Carlo a Torino, durante la finale di Champions, dove per un falso allarme sono rimaste ferite oltre 1.500 persone che cercavano di scappare.
"Chi e' li', nella calca- prosegue- ha la convinzione di essere in pericolo, la paura prende il sopravvento anche se in realta' non si e' visto alcun evento terrorizzante e l'unico istinto e' quello di scappare".
Secondo la Vinciguerra e' avvenuto "un processo cerebrale d'imitazione di situazioni che una persona si trova ad affrontare: ci viene da ridere se gli altri ridono- spiega- infatti si dice che il riso e' contagioso, ma e' cosi' con il pianto e purtroppo anche con la paura. L'emozione-stimolo si rimbalza velocemente riproducendo sensazioni emotive anche se noi siamo distanti dalla fonte che le ha originate".
Quando lo sguardo del nostro vicino si colma di terrore, continua la psicoterapeuta, quando "il suo viso si contrae e tenta la fuga, noi siamo contagiati dalla paura, il cuore comincia a battere velocemente, il respiro si fa affannoso, ci sembra che tutto ci costringa, ci opprima e la paura s'impossessa sempre piu' della nostra mente e del nostro corpo".
Aggiunge ancora Vinciguerra: "Quello che e' successo a Torino oltre ad essere tragico per i feriti e per le loro famiglie, sara' purtroppo scolpito nelle menti, non solo dei feriti, ma di tutti coloro che hanno vissuto quella esperienza di terrore.
Anche se apparentemente dimenticheranno, quel trauma riaffiorera' ogni volta che si troveranno in situazioni dove avranno la sensazione di essere chiusi, di non aver una via di fuga e questo- conclude- puo' succedere al supermercato o in fila all'interno di una macchina lungo un'autostrada".
(Wel/ Dire)