Considerazioni sui meccanismi mentali che rendono i comportamenti disumani
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 gen. - Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, si ricorda non solo il genocidio degli ebrei, ma anche tutte le altre vittime dell'atrocita' nazista: 15 milioni di persone condannate a morte perche' ebree, omosessuali, disabili, zingare, portatori di handicap. "Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo". Questa frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau. "Soprattutto oggi, la giornata della memoria non vuol dire solo commemorare il passato, ma anche pensare al presente e al futuro. In questo momento storico, in cui si alzano muri e si tira il filo spinato sui confini, in cui crescono i movimenti razzisti, sorti anche sotto la pressione dell'attuale fenomeno migratorio, ripensare il passato e le premesse storiche, sociali e psicologiche che li hanno resi possibili e' indispensabile per evitare il ripetersi di una catastrofe umana come la Shoah e impedire di giustificare gli atteggiamenti odierni di rifiuto dell'accoglienza di persone in fuga, richiedenti asilo". Lo scrive in un comunicato l'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna (OPER).
"Anche chi appare psicologicamente equilibrato puo' disumanizzarsi al punto da diventare persecutore? È possibile - si e' domandata Hannah Arendt, filosofa e giornalista tedesca ebrea - che individui apparentemente normali possano rivelarsi criminali senza alcun senso di colpa? Sembrerebbe di si', dagli studi di psicologia sociale di Stanley Milgram e Philip Zimbardo: l'obbedienza cieca puo' trasformare una persona normale in carnefice. È un rischio insito nella tendenza umana a conformarsi alle richieste dell'autorita'. Il male puo' essere anche 'banale'- ricorda l'OPER- nel senso che in particolari circostanze anche persone del tutto normali possono finire per collaborare alle peggiori atrocita' non percependone la responsabilita'. Recentemente, gli psicologi Alexander Haslam e Stephen D. Reicher hanno effettuato un riesame di quegli studi, scoprendo qualcosa in piu': chi compie atti feroci e spietati, in sottomissione e in conformita' a una autorita', non si uniforma in modo passivo. Questi esecutori, infatti, tendono ad adattarsi agli ordini in modo attivo e partecipato, mettendo in atto un processo di identificazione con chi esercita il potere che spaccia azioni atroci e disumane per atti virtuosi, arrivando a credere che quello che stanno facendo e' giusto. Chi ordina o compie delle atrocita' ha svolto un lungo lavoro di elaborazione mentale, piu' o meno consapevole. L'operazione mentale che ha compiuto gli ha permesso di 'negare' la persona perseguitata, eliminandone l'identita'. L'altro, attraverso un processo psicologico di reificazione, viene spogliato dell'umanita' e reso un oggetto, un simbolo da distruggere, un numero da cancellare da una lista".
Per non cadere "nella trappola della banalita' del male - diceva Hannah Arendt - si ha il dovere di pensare. E di pensare in modo critico e produttivo: arricchendolo con nuove domande e lasciando spazio al dubbio. Dare valore alla memoria, intesa come strumento per dare risposta ai bisogni umanitari del presente, vuol dire assumersi la responsabilita' della cultura, anche psicologica, da trasmettere alle nuove generazioni, ispirata alla pace e alla convivenza civile. Vuol dire favorire l'esercizio del pensiero creativo, divergente, aperto alla cooperazione e alla solidarieta' come possibile ostacolo a un conformismo totalitario. Il Giorno della Memoria, dunque, racchiude l'invito e la necessita' ad avvicinarci allo stato d'animo dell'altro e al suo vissuto, a educarci psicologicamente all'ascolto, alla consapevolezza e alla comprensione del dolore e dei bisogni altrui- conclude OPER- nel rispetto dei diritti fondamentali, della dignita' e del valore di tutte le persone".
(Wel/ Dire)