(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 gen. - "Il linguaggio e l'attenzione riservata alle persone con disabilita' sono molto cambiati negli ultimi 20 anni. Merito di cambiamenti nel modo di percepire la disabilita'". Ne e' convinto il giornalista Simone Fanti, firma delle principali testate italiane: da Panorama al Mondo economico (in cui e' stato caposervizio per sei anni), dal Corriere della sera alla Gazzetta.it (come collaboratore e redattore).
Attualmente lavora per il settimanale 'Io donna', allegato del Corriere della sera, e per il sito iodonna.it, di cui cura anche la presenza sui social. Dal 2012 scrive per il blog 'InVisibili' presente sul sito Corriere.it, su cui si occupa di temi legati al mondo della disabilita'. Dal 2001, a causa di un incidente, e' in carrozzina. La sua e' una delle voci raccolte nel dossier "Niente stereotipi, per favore", il numero di dicembre del magazine SuperAbile Inail, in cui dieci giornalisti, comunicatori e blogger che vivono la disabilita' sulla propria pelle (anche se non sempre se ne occupano anche a livello professionale) descrivono come i media raccontano la vita e rappresentano le persone disablii.
"Le nuove norme di classificazione Icf stabilite dall'Organizzazione mondiale della Sanita' nel 2001 hanno 'lavorato' sul settore medico sensibilizzandolo- spiega- la convenzione Onu ha aperto una riflessione nel mondo politico e in quello della pubblica amministrazione. E il mondo dei media ha reagito di conseguenza iniziando a interrogarsi sul suo modo di porsi nei confronti di persone troppo spesso dipinte in chiave pietistica. Altro elemento che ha mescolato le carte in tavola sono state le Paralimpiadi, dove il protagonista era il gesto atletico". "Dall'altra parte- prosegue Fanti - non e' raro leggere espressioni poco aderenti al nuovo linguaggio. Mi riferisco agli 'inchiodati alla sedia a rotelle', 'affetti da disabilita'', al 'diversamente abili' utilizzato per falso pudore. Come non e' raro che il mondo dei media faccia confusione. Chi fa questo mestiere con superficialita' puo' scambiare un ipovedente per un falso invalido solo perche' riesce a muoversi senza bastone oppure una persona con sclerosi multipla con un truffatore solo perche' in alcuni momenti riesce a compiere qualche passo". "Quanto al numero di notizie sui media, si parla molto di disabilita' forse anche troppo.- sottolinea Fanti- Quasi come se di colpo si fosse diventati tutti i massimi esperti di questa materia. Ma ogni disabilita' e' differente e il rischio di generalizzare e' dietro la porta. In ogni caso, i buchi principali sono la superficialita' e la fretta. Oggi tutto corre troppo in fretta e il tempo di approfondire e' troppo limitato. Fioriscono blog su blog, siti su siti che troppo spesso scambiano le opinioni personali per i fatti. Tutti si credono grandi comunicatori. Ma mentre i giornalisti professionisti hanno un codice deontologico da rispettare e un ordine che dovrebbe vegliare sulla correttezza dell'informazione, blogger e informatori amatoriali possono agire secondo la loro discrezionalita'. Non solo nel mondo della disabilita'. Nessuna legge impedisce loro di spacciare per servizi pezzi che favoriscono una o l'altra azienda".
"Da un po' di tempo a questa parte va di moda lo slogan 'Niente su di noi senza di noi'.- conclude Fanti- Ebbene, questo pensiero mi vede solo parzialmente d'accordo. E' come se il paziente si sostituisse al medico in una diagnosi. La persona con disabilita' puo' partecipare a una discussione, ma non escludere totalmente gli esperti. Sarebbe una ghettizzazione auto indotta. Di pari passo va l'auto-rappresentazione. Sono il primo che in alcuni contesti, come il blog InVisibili del Corriere della sera, racconta da dentro. Esistono concetti che 'passano' meglio se corredati da emozioni e racconti in prima persona. Dall'altra parte esistono contesti in cui deve prevalere la figura dell'osservatore che racconta e che fa la cronaca. Un distacco professionale che consente di analizzare la realta' dell'esterno. Un giusto equilibrio fra le due realta' non e' facile da trovare. E' per questo che non ci si inventa comunicatori o giornalisti".
(Wel/ Dire)