(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 gen. - Le distrazioni sono un problema a tutte le eta', ma piu' si invecchia piu' diventa facile perdere la concentrazione. Eppure, essere distratti potrebbe non essere cosi' drammatico come si crede: uno studio pubblicato su Trends in Cognitive Science indica, infatti, che dopo i 50 anni diventa si' piu' piu' facile cedere alle distrazioni, ma questo al contempo porterebbe con se' dei benefici. Perdere il focus su quello che si sta facendo o dicendo permette infatti alla mente di attingere a informazioni altrimenti ritenute irrilevanti, rendendo cosi' piu' facile, per esempio, riconoscere dei pattern e affinando le capacita' di problem solving grazie alla creativita'. Abilita' in cui, secondo lo studio, gli over 50 possono battersela anche con persone piu' giovani.
"La letteratura ci porta a pensare che la vita delle persone piu' grandi sia in qualche modo segnata dal calo delle loro capacita' cognitive, quando in realta' molti di loro sono sempre pronti ad affrontare le tante sfide della vita quotidiana", spiega l'autore Tarek Amer dell'Universita' di Toronto. "Questo ci porta a credere che le persone non hanno bisogno di un alto livello di controllo cognitivo per svolgere le attivita' quotidiane". Che sia una semplice passeggiata o l'acquisizione di nuove informazioni.
Per 'alto controllo cognitivo', spiegano i ricercatori, si intende la capacita' di mantenere focalizzata l'attenzione su quello che si sta facendo, ignorando qualsiasi fonte di distrazione. Amer e colleghi hanno scoperto che perdere questa abilita' ha il suo lato positivo: le persone con un ridotto controllo cognitivo, come possono essere le persone piu' in la' con gli anni, riescono piu' facilmente a trovare soluzioni creative per risolvere i problemi. L'attenzione cala si' ma al tempo stesso abbassandosi e' come se si ampliasse, permettendo di fare considerazioni e di prestare ascolto a informazioni cui altrimenti non si bada. E questo e' quello che sembrerebbe succedere negli over 50, raccontano gli scienziati, che hanno analizzato i dati di alcuni studi comportamentali e di indagini di neuroimaging, mirate a misurare il metabolismo cerebrale e quindi in maniera indiretta anche l'attivita' del cervello.
Alla luce di questo, per i ricercatori andrebbe rivisto anche il modo in cui si studiano i processi cognitivi. Molti esperimenti per valutare i benefici del controllo cognitivo prevedono infatti che i partecipanti eseguano una serie di attivita' senza la presenza di distrazioni. I risultati di questi test, secondo gli esperti, sarebbero pero' carenti, in quanto non esplorano le situazioni in cui le distrazioni e un ridotto controllo cognitivo potrebbero invece dimostrarsi utili. "Molte delle attivita' che studiamo in psicologia cognitiva classica sono compiti che richiedono un alto controllo cognitivo, ma questi potrebbero non rispecchiare nel dettaglio cio' che le persone fanno nel mondo reale, perche' limitano le fonti di distrazione", ha spiegato Lynn Hashim, tra i ricercatori che hanno preso parte allo studio: "Invece inserire una distrazione in un contesto potrebbe fornire utili informazioni in altre situazioni, e piu' informazioni si hanno, meglio si riesce a risolvere un problema".
La ricerca sul controllo cognitivo potrebbe inoltre aiutare a capire i meccanismi dell'invecchiamento nel cervello. "Non sappiamo cosa realmente sostiene le prestazioni nelle persone in la' con gli anni, ed e' chiaro che la memoria da sola non puo' fornirci la risposta giusta a questa domanda'', conclude Hashem. ''Lo studio del ridotto controllo cognitivo potrebbe aiutarci a capire come gli anziani riescono ancora a eseguire con successo e in modo indipendente le attivita' della loro vita".
(Wel/ Dire)