(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 gen. - (di Danka Jaceckowa) Il numero dei bambini trascurati e abusati nella Repubblica Ceca e' passato dai 4.447 casi registrati nel 2009 a un ancor piu' allarmante 9.433 nel 2015. Queste cifre hanno spinto il Consiglio per i diritti umani del governo ceco a presentare una proposta per unificare i servizi a beneficio dei bambini in pericolo e modificare le condizioni per la fornitura di tali servizi.
Una delle principali misure dovrebbe consistere nella graduale eliminazione dell'affidamento dei bambini alle istituzioni affidatarie collettive, in particolare le case-famiglia in cui - secondo le autorita' - manca un approccio personale da parte dello staff e il sano sviluppo emotivo dei bambini e' molto sottovalutato. I rappresentanti della Chiesa cattolica considerano questo provvedimento troppo severo, indicando diverse ragioni per cui tale iniziativa dovrebbe essere riconsiderata.
Molto lavoro e' stato svolto negli ultimi decenni nel campo dell'assistenza all'infanzia. Il regime totalitario comunista privilegiava e sosteneva l'assistenza e l'istruzione collettiva degli orfani e dei bambini che vivevano fuori dalla loro famiglia originaria come il modo piu' semplice per controllare il loro sviluppo e le loro preferenze, senza un'adeguata attenzione ai dati statistici sui bambini abusati o trascurati. L'affidamento come forma di assistenza all'infanzia e' stato introdotto nel sistema sociale dell'allora Cecoslovacchia nel 1973. Tuttavia, un vero e proprio cambiamento in questo settore e' intervenuto nel 1998, quando e' stata approvata una revisione completa del diritto di famiglia. La presenza dei bambini negli istituti affidatari collettivi e' scesa del 19% tra il 2010 e il 2015, e il sistema dell'affidamento alle famiglie che hanno dato la propria disponibilita' si e' sviluppato come mai prima di allora.
Nonostante tutto, a prescindere dalla modalita' di assistenza all'infanzia, il numero dei bambini abusati e trascurati ha continuato a crescere, e uno dei provvedimenti proposti dagli enti governativi e' stato di limitare e cancellare gradualmente in modo legale la possibilita' di collocare bambini sotto i 7 anni di eta' nelle istituzioni affidatarie collettive, preferendo affidarli alle famiglie che hanno dato la propria disponibilita'.
Il Consiglio Iustitia et Pax della Conferenza episcopale ceca ha reagito a questa proposta pubblicando una breve analisi e una dichiarazione, criticando l'approccio pregiudiziale della proposta e indicando vari provvedimenti che dovrebbero essere adottati per migliorare la situazione.
L'Associazione delle Regioni della Repubblica Ceca ha recentemente pubblicato delle statistiche secondo cui ci sono 5.377 bambini per i quali e' necessario trovare una sistemazione fuori dalla loro famiglia originaria, 1.197 dei quali di eta' inferiore ai 5 anni. C'e' una forte disparita' per quanto riguarda la disponibilita' delle famiglie affidatarie: ci sono solo 215 famiglie candidate per un affidamento a lungo termine, di cui solo 11 disposte ad accettare un bambino di etnia rom e 13disposte ad accogliere un bambino con disabilita'. I dati mostrano che solo il 6,2% di tutti i bambini da collocare sono idonei all'adozione. "Pertanto, la restrizione prevista che consiste nel limitare la collocazione dei bambini piu' piccoli nelle istituzioni affidatarie collettive risulta assolutamente irrealistica nei prossimi anni", si legge nel documento della Commissione Iustitia et Pax, il quale suggerisce di "concentrarsi sulla costruzione di un'efficace rete di servizi dedicata alla ricerca e alla preparazione di un numero crescente di famiglie affidatarie, cosi' come sull'adozione di misure di sostegno alle famiglie affidatarie attualmente operative". Se la capacita' delle istituzioni affidatarie collettive e' diminuita di 1.500 posti di lavoro negli ultimi cinque anni, dovrebbe essere possibile approfittare del personale licenziato da queste istituzioni.
"La transizione di queste persone esperte verso altri settori professionali sarebbe una grande perdita per il processo educativo- spiega il vescovo Vaclav Maly, responsabile della Commissione Iustitia et Pax- Un rafforzamento rapido di questa rete di servizi di supporto risulta assolutamente cruciale, soprattutto per le famiglie che vivono in condizioni materiali cosi' povere da trovarsi ad affrontare la perdita dei propri figli", quindi mons. Maly ha sottolineato che risulta molto piu' efficace sostenere queste famiglie poiche' una loro "rottura" comporterebbe un forte impatto negativo sullo sviluppo emotivo dei bambini. "Per tutti questi motivi- conclude il messaggio della Commissione Iustitia et Pax- non e' auspicabile limitarsi a eliminare le case-famiglia collettive, cosa che genererebbe un effetto valanga; sarebbe meglio invece adottare misure sensibili che tengano conto del bene dei bambini e delle capacita' reali del sistema di evitare un peggioramento della situazione".
(Wel/ Dire)