(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 dic. -"La corporeita' e' una dimensione centrale in tutte le forme, sia di comportamento tipico che atipico". A dirlo e' Laura Vismara, ricercatore di Psicologia clinica dell'Universita' di Cagliari (Unica) e membro del comitato direttivo dell'Associazione per la salute mentale infantile (Aismi).
"L'esperienza relazionale del corpo nello sviluppo e in psicopatologia e' un tema fondamentale. Oltre ad aver dato il titolo all'ultima conferenza internazionale dell'Aismi, che si e' svolta a Padova l'1 e 2 dicembre- racconta la professoressa- sara' anche centrale al
convegno mondiale della World association for infant mental health (Waimh), a cui l'Aismi e' affiliata, che si terra' a Roma dal 26 al 30 maggio 2018 sul tema 'Nature and Nurture'".
Il congresso dell'Aismi voleva appunto "anticipare la tematica dell'interconnessione tra corpo e mente, tra la dimensione biologica e quella psicologica, tra pensieri, affetti e corpo.
Questo e' tanto piu' vero quanto piu' trattiamo la relazione genitore-bambino o caregiver-bambino- continua la psicologa- dove il canale verbale o non e' ancora sufficientemente sviluppato a causa dell'eta' o puo' essere compromesso. Il corpo diventa la matrice da cui parte tutto il resto, tesi scientificamente provata da studi molto sofisticati nell'ambito delle neuroscienze. A Padova Gallese- ricorda Vismara- ha fatto una panoramica generale su tutte le componenti neurali e biologiche coinvolte nei processi di base della intersoggettivita', che ormai viene studiata a partire dalla 'intercorporeita'', quale aspetto cruciale che apre a un mondo di possibilita' nell'approccio multidisciplinare allo sviluppo del bambino nel suo contesto relazionale".
Per intercorporeita' si intende "quel riconoscimento reciproco che avviene attraverso il corpo, i comportamenti senso-motori intenzionali, prima che attraverso le menti. Ormai non si puo' scindere la mente dal corpo- sottolinea la professoressa universitaria- proprio perche' l'uno influenza l'altro. Si parla di genetica ma anche di epigenetica, in quanto l'ambiente influenza il patrimonio genetico e biologico e puo' fare moltissimo, soprattutto nelle fasi critiche di sviluppo cerebrale, neurale e biologico del bambino".
Nel suo ultimo convegno internazionale l'Aismi ha dedicato una mattinata di lavori ai disturbi dello spettro autistico. "Le lezioni magistrali della prima giornata hanno voluto enfatizzare il ruolo della corporeita' e degli aspetti biologici nelle fasi precoci dello sviluppo, prima ancora di poter parlare di disturbo del bambino. Lo scopo- aggiunge l'esponente dell'associazione- e' stato quello di indicare i fattori neurologici, biologici e dell'intersoggettivita' studiati dalla psicopatologia e dalla psicologia dello sviluppo quali componenti di rischio o non rischio per la comprensione dell'eventuale esito in un comportamento problematico".
Nell'autismo "lo scontro tra l'approccio evolutivo e quello cognitivo comportamentale non esiste piu'- ribadisce la psicologa- proprio nell'ottica di uno studio evolutivo del disturbo su base neurobiologica e tenendo sempre conto dell'epigenetica. Lo dimostrano, ad esempio, i contributi portati avanti da Filippo Muratori, un collega dell'Universita' di Pisa, e da Fabio Apicella, psicologo dell'Irccs Stella Maris di Pisa, che hanno anticipato lo studio dello spettro autistico ai fattori di rischio antecedenti lo sviluppo delle capacita' di mentalizzazione, e quindi della teoria della mente, ovvero le componenti motorie, percettive e sensoriali, proprie dell'intercorporeita'".
Infine la professoressa dell'Unica ricorda l'intervento di Lynne Murray, docente dell'Universita' di Reading di Psicologia e Psicopatologia dello sviluppo e co-direttirce del Winnicot Research Unit. "La studiosa ha portato a Padova dei dati interessanti sugli aspetti neurobiologici, comportamentali e psicologici relativi agli esiti di sviluppo dei bambini con labiopalatoschisi nella relazione con la propria madre. È interessante notare come l'aspetto fisico del bambino possa interferire con la qualita' dell'interazione precoce con la mamma e come questo possa avere degli esiti anche a medio e lungo termine sullo sviluppo cognitivo del bambino. Cio' che e' maggiormente compromesso nella relazione di questi bambini con la mamma- sottolinea l'esponente dell'Aismi- e' la differenza nella qualita' di quei segnali sociali che attivano il prendersi cura del bambino e lo scambio a livello intersoggettivo. Percepire questi segnali non e' semplice a causa della difficolta' fisica specifica di questi bambini, e talvolta la situazione e' aggravata dalla presenza di una sintomatologia depressiva del genitore che si sente in colpa per la patologia del bambino".
La ricerca inglese ha messo a confronto un campione di 80 bambini con patologia, meta' dei quali operati immediatamente alla nascita e l'altra meta' operati nel periodo standard a 3-4 mesi dalla nascita con un gruppo di controllo di 80 bambini. "Il gruppo dei bambini con labiopalatoschisi ha mostrato le maggiori problematiche. Questo studio rappresenta un buon punto di partenza per comprendere come l'aspetto fisico possa avere un impatto sullo sviluppo. In questo caso ad essere deturpato e' il volto, che e' il canale principale di comunicazione. Il bambino- conclude Vismara- contribuisce, quindi, attivamente a codeterminare la qualita' della relazione con la propria madre, e, conseguentemente, gli esiti del suo stesso sviluppo".
(Wel/ Dire)