Autismo, al Neapolisanit seguiti fino a 900 minori
Direttore sanitario: Duro lavoro e' fare rete tra famiglia, centro e scuola
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 12 dic. - "Presso il centro di riabilitazione NeapoliSanit afferiscono 280 ragazzini, che seguiamo quotidianamente perche' effettuiamo i trattamenti. Ne seguiamo in consulenza un altro centinaio, e se calcoliamo i numeri su vasta scala considerando anche gli altri centri dello stesso gruppo arriviamo a 800-900 ragazzini con Disturbi dello spettro autistico (Dsa)". Lo fa sapere alla Dire la direttrice sanitaria di Neapolisanit, Gianfranca Auricchio, intervistata a margine del convegno internazionale ICAN a Napoli.
"Andiamo dai bambini piccolissimi - dai 18 mesi in poi, ai quali offriamo l'intervento precoce - fino ad arrivare agli adulti con esigenze totalmente diverse e con l'aspirazione ad entrare nel mondo del lavoro. Abbiamo ragazzini geniali- continua la neuropsichiatra infantile- e quelli con gravissime disabilita', perche' questo e' lo spettro dell'autismo. È estremamente eterogeneo, non troveremo mai due bambini simili, sono tutti totalmente diversi e un attento riabilitatore e tutta l'equipe dovranno trovare il giusto percorso per ognuno di essi".
La presa in carico della famiglia "e' centrale ed inizia dal primo momento in cui conosciamo un bambino- spiega la direttrice sanitaria di Neapolisanit- perche' bisogna comunicare ai genitori la diagnosi. Di solito i genitori vengono coinvolti in percorsi di Parent Training specifici, avendo l'esigenza di dover essere aiutati a gestire i comportamenti problematici che questi bambini possono presentare".
Lo spazio di Parent Training "e' offerto dalla struttura- ricorda Auricchio- perche' e' utile e necessario per aiutare i genitori e di solito viene fatto in gruppo". Inoltre, "alcuni genitori possono usufruire di uno spazio di psicoterapia prescritta dal Sistema sanitario nazionale, ma e' ovvio che laddove non c'e' una prescrizione- afferma il medico- abbiamo bisogno di dare delle informazioni ai genitori e di inglobarlo nel percorso riabilitativo. Forse il duro lavoro e' proprio quello di fare rete tra la famiglia, il centro e la scuola. Gran parte delle nostre energie- conclude- sono spese per questo".
(Wel/ Dire)
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