(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 18 apr. - Le disabilita' invisibili cosa comportano, cosa provocano e come affrontarle. Se n'e' parlato all'Universita' Niccolo' Cusano (Unicusano), in occasione del convegno 'Invisible Body: la disabilita' invisibile.
Il progetto 'Invisible Body' nasce nella facolta' di Psicologia "su stimolazione di una nostra studentessa che circa due mesi fa mi ha proposto questo interessante argomento e mi ha presentato una fotografa che ha fatto bagaglio della sua malattia e ha realizzato un book fotografico", ha raccontato alla DIRE Gloria Di Filippo, preside della Facolta' di Psicologia dell'Ateneo telematico.
Nel book "sono fotografate delle donne che soffrono di malattie infiammatorie intestinali croniche". Malattie difficili da individuare: "sono caratterizzate da una sintomatologia subdola, facilmente confondibile proprio perche' comune a diverse patologie. Quindi la diagnosi e' anche piuttosto complessa, per questo si parla di malattie invisibili".
La studentessa della professoressa Di Filippo e' stata colpita dal morbo di Crohn, una malattia appunto "invisibile" che riguarda l'apparato gastrointestinale.
Al convegno hanno preso parte molteplici figure professionali: medici; esperti in queste patologie; una psicoterapeuta che lavora con persone portatrici di stomia, che spieghera' quale approccio psicologico utilizzare con questi pazienti. Presente anche la fotografa Chiara De Marchi, che ha realizzato il book in cui sono ritratte donne che senza alcun problema e senza alcuna vergogna si sono messe davanti all'obbiettivo per mostrare le malattie invisibili. La stessa De Marchi e' stata colpita da colite ulcerosa: "Con questo progetto ho voluto esternare la mia sofferenza riguardo le disabilita' invisibili- afferma- presenti nella vita di tutte le persone".
MAI ABBATTERSI - "Non abbattetevi", e' il consiglio di De Marchi a chi si trova a combattere con una malattia 'invisibile'. "Queste patologie condizionano le giornate di chi ne soffre e spesso portano come conseguenza quella di 'costringerti' a non uscire piu' di casa". La malattia di Chiara e' comparsa "nel 2009 in modo molto aggressivo, solo che non si conosceva bene e quindi non ho avuto una diagnosi istantanea. La malattia mi ha tolto parecchio- confessa la fotografa- mi ha chiuso le ali, ho anche sofferto di depressione. La fotografia e' stato uno strumento che mi ha permesso di esternare il mio dolore- rivela la donna-, e' una passione che ho da quando ero piccola e che mi ha dato modo anche di far conoscere questa malattia".
Nel progetto la fotografa ha cercato di mettere insieme "testimonianze e fotografie sperando di riuscire ad abbattere barriere come i pregiudizi e la vergogna di far vedere le cicatrici. Ho cercato di dare un contributo sociale- conclude- attraverso la fotografia".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)