(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 18 apr. - "Le scuole secondarie di primo e secondo ordine continuano a rappresentare i contesti piu' stressanti per gli insegnanti. A livello nazionale poi, il Nord sembra essere piu' stressato in termini di insegnanti rispetto al Sud, in quando gli insegnanti del Sud e delle isole sembrano avere strategie di sopravvivenza maggiori, attribuibili probabilmente alla migliore qualita' di relazione tra i colleghi". Lo rivela alla Dire Caterina Fiorilli, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute e il benessere degli insegnanti (Onsbi), afferente al Centro servizi per la valutazione del Consorzio Humanitas, e presidente del corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell'Universita' Lumsa.
L'Onsbi e' nato nel 2012 ed e' riuscito a realizzare una prima indagine su 1.500 insegnanti rappresentativi di tutto il territorio nazionale, producendo una pubblicazione a cura della casa editrice Franco Angeli e di Humanitas intitolata 'Salute e benessere degli insegnanti italiani'. In questo testo sono riportati i dati dell'indagine relativa ai i contesti (tipo di scuola e grado scolastico) dov'e' avvertito maggiormente il senso di sofferenza dei docenti.
"C'e' un maggiore scollamento nei contesti del Nord- chiarisce la docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione alla Universita' Lumsa- in quello che e' il tessuto relazionale tra gli insegnanti. Il Nord forse risente di piu' di insegnanti che rimangono poco tempo nei vari contesti scolastici, a seguito dei trasferimenti e della necessita' di tornare nelle proprie regioni di provenienza. È noto, difatti, che gli insegnanti siano prevalentemente del Sud- ricorda Fiorilli-, che ci sia un movimento dal Sud verso il Nord con il conseguente tentativo di tornare. In questo movimento gli insegnanti non sono stanziali e cio' non aiuta la qualita' delle relazioni fra i colleghi, che poi e' senz'altro una delle misure principali per aiutare i docenti. Favorire il supporto e l'autoaiuto e' uno strumento fondamentale per la resistenza allo stress".
L'Onsbi e' un'associazione che si organizza attraverso la partecipazione di piu' universita' (Milano Bicocca, Lumsa e Federico II di Napoli), ospitata dal Consorzio universitario Humanitas e vede la partecipazione di ricercatori professionisti universitari e di un'associazione di presidi per l'alta formazione, "che contribuiscono notevolmente alla nostra crescita permettendoci l'accesso alle scuole".
- Qual e' l'obiettivo dell'Onsbi? "Monitorare lo stato di salute e di benessere degli insegnanti sul territorio nazionale- continua il direttore dell'Osservatorio- perche' il tema della salute e del benessere psicologico e' di grande attualita'. Gli insegnanti sono sottoposti alle molteplici richieste da parte degli studenti, che richiedono un alto livello di competenze del corpo docente. Mi riferisco ai disturbi di vario tipo che i ragazzi possono portare nel contesto classe- precisa- mi riferisco a bambini che portano le diversita' maggiori dovute per esempio ai contesti familiari, alle etnie di provenienza, alla lingua differente. Potrebbero, infatti, non avere la lingua madre italiana e questo porta maggiori richieste agli insegnanti, per non parlare di quei comportamenti ad alto rischio di bambini e ragazzi 'aggressivi', che fanno si' che l'insegnate debba essere pronto a fronteggiare piu' richieste di tipo emotivo e socio-relazionale che non disciplinare. L'Osservatorio nasce per questo- afferma Fiorilli- vuole dare una risposta agli insegnanti, ai contesti scolastici, ma anche alle famiglie e agli studenti, li' dove i livelli di fatica nel fare l'insegnante diventano tali per cui il docente non ha piu' gli strumenti per poter affrontare certe situazioni".
- Chi e' l'insegnante a rischio per la sua salute e il suo benessere psicologico? "Potremmo provare a fare un identikit, anche se sara' evidentemente troppo sintetico, ci sono molte differenze. La letteratura internazionale, e noi lo abbiamo confermato nel caso delle insegnanti, ci dice che l'insegnante che ha piu' di 10-15 anni di esperienza e' maggiormente a rischio. Si inizia una carriera con maggiore entusiasmo e risorse, poi pero' arrivano i fallimenti professionali- sottolinea la professoressa di Psicologia dello sviluppo- che non sono dovuti all'incompetenza del docente, ma al fatto che ci sono moltissime richieste e non sempre si e' pronti. Spesso gli insegnanti sono disarmati rispetto a delle richieste che non sono meramente disciplinari. L'insegnante dopo 10-15 anni prova questo senso di fatica- continua Fiorilli-, in genere lo provano di piu' le donne che gli uomini e gli insegnanti di scuola secondaria.
Sono piu' soggetti allo stress, inoltre, gli insegnanti che possono avere a loro svantaggio il fatto di coinvolgersi molto, per questo motivo le donne sono particolarmente esposte. Il coinvolgersi molto nell'attivita' professionale pone gli insegnanti al rischio di provare un senso di fallimento con maggiore probabilita' rispetto a chi, invece, mantiene una distanza nei confronti della professione. Piu' sono coinvolto e piu' il fallimento mi crea un disagio enorme e per questo le donne hanno un profilo piu' a rischio".
- Cosa si puo' fare per aiutarli? "L'Onsbi vuole realizzare una ricerca partecipata, che preveda la partecipazione attiva delle scuole non solo nel rispondere al questionario, nel partecipare a interviste e focus group, ma anche nel formulare le richieste. Dobbiamo fare 'ricercazione'- sottolinea la direttrice- e quindi anche formazione, perche' deve esserci una restituzione alla scuola di quello che abbiamo preso e capito delle loro dinamiche. Fare formazione e' la prima arma, l'insegnante che conosce i sintomi del burn-out e' un insegnante che ha strumenti in piu' per chiedere aiuto. Vorremmo riuscire a diffondere la cultura della richiesta di aiuto che manca nella scuola- rivela la presidente del corso di laurea in scienze e tecniche psicologiche della Lumsa- in quanto spesso l'insegnate pensa di essere lui il problema e non l'attivita' professionale. Lo pensa in solitudine, nell'intimita' delle piccole relazioni familiari o tra i colleghi, mentre stiamo parlando di un problema di ordine pubblico". In primis bisogna lavorare per una "cultura del benessere che aiuti a capire quali siano le fonti di stress, poi investire nella formazione. Sul piano pubblico e della Sanita' pubblica dobbiamo riuscire ad incidere, in termini politici, sulla necessita' di attenzionare il discorso dell'indennita' professionale dovuta al burn-out per garantire agli insegnanti la possibilita' di staccarsi dall'attivita' professionale e di poter avere uno psicologo presente. A scuola non e' ancora previsto come misura fondamentale- conclude Fiorilli-, e' previsto al massimo come risposta ai bisogni degli studenti ma non degli insegnanti per aiutarli ad affrontare il loro vissuto".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)