In Italia sono circa 300.000 le persone che ne soffrono
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 11 apr. - Il loro grande sogno e' la liberta'. Liberta' di organizzare il proprio tempo, di immaginare un futuro, di avviare nuovi progetti. Ma nella realta' quotidiana i pazienti con schizofrenia e malattia psicotica convivono soprattutto con il peso di una terapia da non saltare mai per evitare una ricaduta, un nuovo episodio psicotico che comporta il ricovero e fa crollare con un soffio il castello della vita faticosamente ricostruito. In anni recenti, pero', la cura delle psicosi e' cambiata grazie all'avvento dei Lai - Long Acting Injectables, farmaci a lunga durata d'azione, che permettono intervalli di somministrazione piu' lunghi rispetto ai farmaci orali e grazie ai quali il paziente non e' piu' condizionato dall'assunzione giornaliera della terapia. 'Oggi le prospettive e l'orizzonte dei pazienti si allargano significativamente con l'arrivo della prima terapia trimestrale di paliperidone palmitato- spiega Andrea Fagiolini, professore prdinario di Psichiatria, Universita' degli Studi di Siena- una somministrazione limitata a sole quattro volte l'anno, un vero e proprio 'respiro di aria fresca' per i pazienti e per gli stessi medici, sempre piu' liberi dal pensiero della terapia, della non aderenza e delle possibili ricadute. Con la nuova terapia trimestrale il periodo libero dall'obbligo di assumere il farmaco antipsicotico triplica rispetto ai Lai gia' disponibili e moltiplica di ben 90 volte rispetto alle terapie orali, pur garantendo una capacita' almeno equivalente nel mantenere il paziente libero da ricadute e aprendo in questo modo un'opportunita' maggiore per programmare, recuperare le dinamiche sociali e ricostruire i legami affettivi'. Delle nuove prospettive e nuovi paradigmi della terapia delle psicosi si parla in questi giorni a Firenze in occasione del 25° Congresso della European Psychiatric Association, che riunisce nel capoluogo toscano specialisti di tutta Europa per discutere dei progressi della ricerca nel trattamento e nella gestione delle malattie psichiatriche, incentrato sul tema 'Insieme per la salute mentale'.
A essere cambiati, in questi anni, non sono solo le strategie terapeutiche ma lo stesso volto della malattia psicotica, malattia sempre piu' giovane. Diminuisce l'eta' media alla quale i pazienti arrivano dallo psichiatra, perche' la patologia viene diagnosticata sempre piu' precocemente, indice in parte di una maggiore accettazione del concetto di malattia mentale da parte delle famiglie e della societa', ma anche a causa di alcuni fattori esterni che ne anticipano l'esplosione: il consumo di sostanze stupefacenti in primis, ma anche il ritmo di vita frenetico, l'esposizione continua a stimoli diversi, il bombardamento mediatico, l'incitamento alla violenza, che aprono la porta ad una malattia probabilmente gia' presente, ma che in altre condizioni non necessariamente si sarebbe manifestata cosi' precocemente. 'Per affrontare il percorso terapeutico di questi giovani pazienti, e' fondamentale tener presente che una piu' lunga durata di malattia non trattata in soggetti schizofrenici e' stata associata a una piu' lunga degenza ospedaliera, a piu' alti tassi di ospedalizzazione nel lungo periodo e a una piu' importante disabilita'. Quindi e' preferibile trattare la malattia prima possibile, evitando la degenerazione e il peggioramento. Uno studio retrospettivo con 21.492 pazienti affetti da schizofrenia ha mostrato come la terapia di lungo periodo con i farmaci antipsicotici (non con benzodiazepine) sia associata a un minor tasso di mortalita' generale e suicidio, rispetto a nessun trattamento', commenta Carlo Altamura, Direttore Clinica Psichiatrica Universita' degli Sudi di Milano e Unita' operativa di Psichiatria Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Presidente Societa' Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf).
'Secondo le stime dell'Oms, piu' di 21 milioni di persone al mondo soffrono di schizofrenia; in Italia sono circa 300.000, secondo uno studio condotto con la collaborazione dell'Universita' di Tor Vergata. Da tenere presente che le persone affette da schizofrenia hanno una mortalita' piu' del doppio rispetto alla popolazione generale- commenta Alberto Siracusano Professore Ordinario di Psichiatria, Universita' degli Studi di Roma Tor Vergata, Direttore U.O.C. Psichiatria e Psicologia Clinica Fondazione Policlinico Tor Vergata- la schizofrenia nel nostro Paese ha un forte impatto economico: il costo totale generato da costi diretti e indiretti e' pari a circa 2,7 miliardi di euro. Di questi circa il 50,5%, e' costituito da costi indiretti, non direttamente imputabili alla patologia, mentre solo il restante 49,5% e' generato da costi diretti, ovvero i costi di ospedalizzazione (compresa la residenzialita' e l'assistenza domiciliare), della terapia farmacologica e degli altri trattamenti. È interessante notare che tra i costi diretti, il trattamento farmacologico pesa solo per il 10%, mentre l'80% circa e' dato dai costi di ospedalizzazione, residenzialita' e assistenza domiciliare'.
La schizofrenia comporta un'enorme sofferenza: la distorsione della percezione compromette la capacita' mentale e il senso di individualita' della persona, la sua risposta affettiva e la capacita' di riconoscere la realta', di comunicare e di relazionarsi con gli altri. 'La terapia trimestrale e' un passo avanti non solo per la qualita' di vita ma anche dal punto di vista clinico, perche' l'aderenza al trattamento, favorita da una terapia di 4 somministrazioni all'anno, puo' diminuire il tasso di ricadute, come dimostrano gli studi clinici effettuati. E questo e' vero soprattutto se il trattamento viene iniziato tempestivamente dopo la diagnosi- dichiara Andrea Fagiolini- ogni nuovo episodio psicotico infatti aumenta il rischio di episodi successivi e le ricadute rappresentano il problema principale nella gestione della malattia psicotica, verificandosi nella gran parte dei pazienti. Instaurare precocemente una terapia adeguata puo' migliorare la gestione della malattia e diminuire il tasso di ricadute: i sintomi della schizofrenia possono essere arginati fin dalla diagnosi grazie a terapie sempre piu' efficaci e maneggevoli come i Lai, che attualmente vengono utilizzati gia' all'inizio del percorso di trattamento per aumentare le chances di una vita normale per i pazienti'.
'Il recupero del paziente con schizofrenia e' diventato nel corso degli ultimi anni un elemento sempre piu' importante per noi psichiatri e prima ancora per i pazienti- spiega Silvana Galderisi, Professore Ordinario di Psichiatria, Universita' degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" e Presidente della European Psychiatric Association (Epa)- Nell'arco dell'ultimo decennio abbiamo fatto un percorso migliorativo di cura, che ha coinvolto medici, pazienti e familiari e che, da un approccio clinico in cui si affrontavano solo gli effetti devastanti delle fasi acute della malattia, ci ha condotto gradualmente alla situazione attuale in cui si cerca di perseguire il reinserimento della persona nel suo ambiente socio-familiare. L'integrazione passa attraverso molteplici fattori connessi tra loro ma tutti essenziali per il restituire un significato pieno alla vita del paziente: la resilienza, la consapevolezza sociale, la lotta contro lo stigma, le capacita' funzionali. Naturalmente la stabilita' delle condizioni cliniche del paziente e' un fattore indispensabile per la continuita' e la completezza dei percorsi di reinserimento. Pertanto la disponibilita' di trattamenti farmacologici che migliorano l'aderenza alla cura rappresenta un importante tassello della strada per il recupero. I farmaci long-acting sono certamente un presidio importante in tal senso e uno schema di terapia che prevede 4 somministrazioni in un anno puo' essere gradito a molte persone, semplificare questo aspetto della cura e rispondere a svariate esigenze'. 'Nel caso dei disturbi mentali gravi, il ruolo di caregiver e' solitamente assunto da un familiare, ma anche dagli operatori psichiatrici, i quali svolgono un ruolo essenziale nel percorso di cura del paziente- spiega Andrea Fiorillo, Professore, Dipartimento di Psichiatria, Universita' della Campania "Luigi Vanvitelli"- i familiari, in relazione al ruolo di supporto e assistenza continua, riportano molto spesso di sentirsi 'sovraccarichi', di non avere tempo da dedicare ai propri hobby e ai propri interessi, e di sentirsi in colpa per la situazione del congiunto. La possibilita' di utilizzare farmaci a rilascio prolungato, con una somministrazione di 4 volte l'anno, potra' avere un impatto positivo anche sui caregiver riducendo il carico familiare e, quindi, il rischio di conflitti e problemi, soprattutto per quanto riguarda l'impegno quotidiano nel dover ricordare l'assunzione della terapia'.
Il paliperidone palmitato a somministrazione trimestrale sara' prossimamente disponibile in Italia; e' stato approvato dalla Commissione Europea a maggio 2016 per il trattamento della schizofrenia nei pazienti adulti in condizioni clinicamente stabili con paliperidone palmitato a somministrazione mensile.
'Il reinserimento del paziente e' la direzione ideale verso cui rivolgere il percorso di cura delle malattie psicotiche- spiega Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale, Asst Fatebenefratelli-Sacco, Milano e Presidente Societa' Italiana di Psichiatria (Sip)- e con questo obiettivo, un anno fa e' stato lanciato in Italia il progetto Triathlon promosso dalle quattro principali Societa' scientifiche in Psichiatria, (Sip, Sipb, Sinpf, Sopsi), Fondazione Progetto Itaca, Onda, Fitri (Federazione Italiana Triathlon) e Janssen. Si tratta di un progetto innovativo studiato per coinvolgere quei pazienti, specialmente proprio i giovani, che hanno bisogno di una 'rete' che li accompagni in un percorso di lungo periodo non solo clinico, ma anche sociale e cognitivo. Una rete che coinvolga, recuperi e riabiliti'. 'La novita' terapeutica presentata oggi e' frutto di un impegno costante dell'azienda in ricerca e sviluppo, con l'obiettivo di offrire soluzioni che rendano la vita migliore al paziente. Non ci siamo mai fermati, da 60 anni a questa parte, nel perseguire un progressivo miglioramento che, passo dopo passo e anno dopo anno, porti a risultati concreti. L'area salute mentale ne e' un chiaro esempio: nel punto da cui siamo partiti c'era una situazione in cui questi malati venivano isolati e rinchiusi in manicomi, ora siamo arrivati a parlare di una terapia di 4 volte l'anno.
Janssen ha avuto un ruolo centrale in questa rivoluzione', ha commentato Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato Janssen Italia.
(Wel/Dire)