Nove pazienti su dieci non ricevono supporto psicologico
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 4 apr. - Il tumore alla tiroide colpisce prevalentemente le donne in eta' lavorativa con eta' media di 53 anni e 1 paziente su 5 ha avuto altri casi in famiglia. "Il C.A.P.E. ha promosso un'indagine, condotta da Doxa Pharma, su un campione di 555 pazienti in 23 centri di tutta Italia per sensibilizzare medici e pazienti sulla malattia e fotografare la realta' italiana", spiega la presidente Paola Polano. I risultati sono chiari: il tumore alla tiroide impatta fortemente sulla qualita' di vita soprattutto in termini psicologici, con incertezza della prognosi (15%), scarso supporto psicologico (13%) e preoccupazione per l'impatto sulle attivita' lavorative (12%), con un 19% degli intervistati che accusa effetti collaterali dei trattamenti.
"È allarmante apprendere che l'11% dei pazienti venga a conoscenza della diagnosi di tumore dalla lettura dei referti degli esami, in totale solitudine- puntualizza Polano- non ci stupisce di conseguenza che piu' della meta' dei pazienti ricerchi informazioni autonomamente, nella maggior parte dei casi tramite il web (70%), strumento di dubbia affidabilita' e non adatto a sostenere concretamente il paziente nel momento di maggiore difficolta' e ansia". Infatti, "nove pazienti su dieci dichiarano di non aver ricevuto supporto psicologico al momento della diagnosi ne' di aver ricevuto informazioni in merito all'esistenza di associazioni di pazienti", prosegue Polano.
"Nel momento in cui viene diagnosticata una malattia, la persona attraversa una situazione di crisi emotiva che, se non supportata dall'aiuto di professionisti, puo' protrarsi nel tempo in modo sempre piu' drastico. Per questo motivo e' di fondamentale importanza che il paziente venga affiancato da uno psicologo o almeno sostenuto dall'esperienza delle associazione di pazienti che sono in grado di fornire supporto emotivo per affrontare la malattia nel modo piu' 'sereno'". Dall'indagine, aggiunge Polano, e' infatti emerso che "1 paziente su 3 desidererebbe ricevere maggiori informazioni - chiare e univoche - sulla malattia e sulle cure, supporto psicologico professionale, e solo il 5% si dichiara soddisfatto". L'analisi, dal titolo 'Cancro della tiroide: il punto di vista del paziente, dalle esigenze cliniche al rispetto della qualita' della vita', vuole fotografare la condizione dei pazienti con una diagnosi di tumore alla tiroide: il 38% dei pazienti scopre il tumore alla tiroide perche' si rivolge al medico per un rigonfiamento sul collo ed 1 su 4 lo scopre in maniera incidentale, nel corso di un esame di routine. L'endocrinologo e' la figura di riferimento: 8 pazienti su 10 si indirizzano subito a questo specialista che di fatto e' figura centrale dalla diagnosi al follow-up".
Cio' che emerge e' la "necessita' di una comunicazione piu' diffusa presso la popolazione- continua Polano- in un'ottica di prevenzione, per poter intercettare la malattia nelle sue prime manifestazioni e un ruolo importante e' rappresentato dagli screening di controllo che in piu' di 1 caso su 4 portano alla scoperta del tumore. La carenza informativa rappresenta un problema anche nelle fasi successive alla diagnosi, quando il paziente, seppur accompagnato dall'endocrinologo, riceve scarsi suggerimenti su come affrontare la propria condizione, soprattutto dal punto di vista psicologico".
Si tratta della prima volta che le associazioni dei pazienti realizzano un lavoro d'indagine cosi' approfondito: "L'ampiezza della casistica, il numero delle Istituzioni partecipanti, l'autorevolezza delle stesse e la diffusione su tutto il territorio nazionale danno un peso particolare al lavoro realizzato, e le criticita' individuate dai pazienti sono informazioni fondamentali per migliorare e ottimizzare il lavoro di ogni giorno", spiega Piernicola Garofalo, direttore dell'Unita' operativa di endocrinologia di Villa Sofia Cervello. Il messaggio piu' importante "per noi medici riguarda la necessita' di maggiore supporto e informazioni per soddisfare i bisogni informativi delle persone e non limitandoci a fare diagnosi e terapie. In conclusione, l'analisi dei dati permette di affermare che l'assistenza ai pazienti con tumore tiroideo nel nostro Paese e' di buon livello ed e' apprezzata dai pazienti.
Infatti, 1 paziente su 2 si ritiene molto soddisfatto delle strutture ospedaliere nelle quali viene seguito, ma migliorabili: 8 pazienti su 10 sono stati sottoposti a un solo intervento e piu' della meta' di queste persone non hanno avuto complicanze. Si auspica che per il tumore alla tiroide si riescano a sviluppare cure farmacologiche sempre piu' efficaci e interventi chirurgici meno invasivi". Inoltre, conclude Garofalo, "i dati di confronto tra i pazienti di piu' recente diagnosi e quelli precedenti, evidenziano una significativa tendenza al miglioramento di diagnosi, terapie e assistenza".
Questa indagine, precisa infine Paola Polano, e' stata realizzata "grazie al supporto scientifico del dottor Marco Attard, specialista endocrinologo, luminare palermitano e membro scientifico del C.A.P.E., recentemente scomparso, il quale credeva nella collaborazione medici-pazienti quale leva indispensabile per ottimizzare il lavoro quotidiano dei medici migliorando la qualita' della vita dei pazienti, tanto da fondare l'Atta Sicilia ONLUS e da rappresentare anche per il C.A.P.E. Un prezioso riferimento. A lui, in ricordo, i nostri pubblici ringraziamenti".
(Wel/ Dire)