(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 20 set. - "Sulla rilevanza di questo momento dell'eta' evolutiva nuovi riconoscimenti giungono anche dall'economia, la quale gia' da tempo sottolinea come nella nostra societa' sia sempre piu' urgente garantire a tutti un'educazione prescolare di buona qualita', se si vuole concorrere a un'efficace crescita del Paese", spiega Luciano Pozzaglia, ordinario di Storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche all'Universita' Cattolica e segretario generale di Schole', al convegno promosso dall'Editrice La Scuola a Brescia lo scorso 15 e 16 settembre, su 'Il ruolo dei primi anni di vita nella costruzione della personalita' e le prospettive dopo la 'Buona Scuola''.
Da anni continuano da piu' parti sollecitazioni a incentivare i servizi prescolari, riconoscendo che "in Italia, di tutti i segmenti educativo-scolastici quello della fascia di eta' zero-sei anni costituisce, senza dubbio, il segmento piu' apprezzato benche' non esente da pecche. Nei fatti, le statistiche indicano che la percentuale dei bambini accolti negli asili nido raggiunge l'11,7 %, ma con una forbice che oppone il 2,3% della Calabria al 27,6% dell'Emilia Romagna". La spiegazione? "Se per un verso le strutture d'accoglienza non riescono a coprire per intero il fabbisogno tanto che nelle grandi citta' non infrequente e' il fenomeno delle liste dei bambini in attesa di accedere al servizio, per altro verso numerose sono ancora le famiglie che, a causa dei costi degli asili nido comunali, rinunciano a inviarvi i propri figli. In Italia, una madre su due resta a casa per accudire alle prole.
D'altra parte e' inimmaginabile che, allo stato delle cose, i comuni possano intervenire per abbassare le tariffe: cosi' spesso affidano il servizio a strutture private in regime di convenzione, con l'inevitabile conseguenza che, per sostenere le spese, queste, a loro volta, devono ridurre il ventaglio dell'offerta formativa", continua Pazzaglia. E aggiunge: " Diversa e' la situazione per i soggetti tra i 24 e i 36 mesi poiche', rispetto agli asili nido, le scuole dell'infanzia nel nostro Paese tendono, invece, a crescere. La ragione di questa diversa tendenza sta semplicemente nel fatto che le scuole pubbliche dell'infanzia non prevedono una tassa d'iscrizione. Ma anche per questo settore non si puo' affermare che esso goda di uno stato di salute ineccepibile- conclude- vi sono differenze dell'offerta formativa (fra statali, comunali e private), tra regione e regione, continuano a essere prive del carattere dell'obbligatorieta', lasciano fuori una sacca di non frequentanti compresi parecchi bambini figli di genitori stranieri".
(Wel/ Dire)