(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 13 set. - Per l'emergenza "igienico-edilizia" in cui si trova, il carcere Dozza di Bologna dovrebbe essere dichiarato "inagibile". Se non addirittura "demolito", almeno in parte. Lo sostiene il medico del lavoro, Vito Totire, del circolo Chico Mendes, che da anni porta avanti la sua battaglia per il miglioramento delle condizioni dei detenuti sotto le Due torri e che commenta cosi' il report semestrale 2016 dell'Ausl di Bologna sul carcere.
"Permane una condizione anticostituzionale di abuso dei mezzi di correzione- sostiene Totire- di illegalita' e di rischio per la salute sia per le persone detenute che per le persone che lavorano nel carcere". Per quanto riguarda i reclusi, "gli episodi e i comportamenti aggressivi sono influenzati negativamente dal sovraffollamento e dal vissuto di ingiustizia subita". Gli agenti penitenziari invece "sono gravati da carichi di lavoro e costrittivita' che fanno diventare anche loro un gruppo a rischio".
Il primo problema alla Dozza e' sempre il sovraffollamento. In misura minore rispetto al passato, sottolinea Totire, ma si parla comunque di 721 detenuti su una "capienza ottimale di 483 persone". La maggioranza sono stranieri: 343 rispetto a 237 italiani tra gli uomini, 24 contro 37 tra le donne. Nel report, l'Ausl scrive anche che i detenuti per mafia sono 80. "Dato poco rilevante dal punto di vista della salute- commenta Totire- ma importante invece sul piano sociologico e giudiziario", nel senso che "gli stranieri delinquono piu' frequentemente ma commettono o sono accusati di commettere reati di piu' basso profilo giuridico". Anche per questo, il carcere "pare essere ancora oggi "piu' che strumento di contrasto del crimine organizzato, luogo del grande internamento dei nuovi e attuali poveri".
Stesso discorso Totire lo fa anche per i tossicodipendenti, la cui presenza al carcere di Bologna e' "rilevantissima. Politiche corrette, non proibizioniste e non punitive sulle tossicodipendenze- sostiene il medico del lavoro- avrebbero avuto l'effetto di svuotare la Dozza di 228 persone". Cioe' "saremmo oggi a 493 detenuti, numero quasi ottimale" per la struttura. Dal punto di vista sanitario sono 33 i detenuti malati di Aids, 48 hanno l'epatite C e 13 l'epatite B. Inoltre, e' stato accertato un caso di scabbia e due di sospetta tubercolosi.
L'altro grave problema della Dozza, sostiene Totire, e' la mancanza di un refettorio per i detenuti. "La carenza igienistica piu' macroscopica- la definisce il medico del lavoro- deve essere assolutamente garantito, al fine di separare nettamente la zona dei servizi igienici da quella in cui si consumano i pasti.
Questo non solo garantirebbe condizioni di maggiore decenza e igiene, ma renderebbe superflua la dotazione di fornelli a gas autoalimentati, storicamente usati per gesti autolesionisti. In sostanza refettori adeguati migliorerebbero le condizioni di sicurezza".
C'e' poi la questione del fumo passivo, secondo Totire "una vera emergenza umanitaria", visto che il 71% dei detenuti fuma e non sono previsti spazi ad hoc. E ancora, le docce al terzo piano sono in condizioni precarie e probabile causa di infiltrazioni d'acqua nella cappella al piano di sotto. Da questo punto di vista, in particolare, Totire lamenta la mancanza di spazi per le altre religioni. L'unico punto positivo e' "l'avvenuta manutenzione delle pareti e delle sbarre al primo piano". Troppo poco per Totire, che e' drastico: "Occore demolire parzialmente il carcere, per garantire una ristrutturazione radicale degli spazi".
Ma Totire ne ha anche per l'Ausl, che nel suo report si limita ad auspicare interventi mentre dovrebbe "gestire le prescrizioni e dare tempi certi, perche' queste vengano rispettate". Tra l'altro, attacca Totire, "ci pare una lacuna incomprensibile che questo primo rapporto non faccia alcuna menzione dei due decessi verificatisi nella Dozza nel primo semestre del 2016: nessun accenno alle strategie di prevenzione del suicidio ne' alle cause di questi due eventi". Secondo il medico del lavoro, insomma, l'Ausl dovrebbe correggere il tiro del suo controllo sul carcere di Bologna, a partire dal fare il censimento dei detenuti "ogni sei mesi". Ma soprattutto l'equipe dell'azienda sanitaria dovrebbe essere allargata anche a medicina del lavoro, psicologia e psichiatria, perche' "non deve solo fotografare alcuni aspetti di tipo fisico-igienistico", ma "elaborare un piano di miglioramento complessivo" della situazione alla Dozza.
Infine, sostiene Totire, l'Ausl dovrebbe estendere l'analisi e il report "a tutte le strutture in cui le persone sono trattenute coattivamente", come la Rems e "tutte le strutture psichiatriche in cui si effettuano trattamenti sanitari obbligatori espliciti o 'sospetti'. Alcuni psichiatri di Bologna- spiega Totire- parlano di 'ricovero volontario col cuccio', che significa ricovero solo formalmente volontario in cui la volontarieta' e' estorta sotto minaccia. Ricordiamo che a Bologna esistono strutture in cui si effettuano Tso ed esistono due 'ospedali psichiatrici' privati accreditati a quasi 40 anni dalla legge Basaglia" che dispose la chiusura dei manicomi.
(Wel/ Dire)