Terremoto, Sisst: La prima cura e' ricostruire il tessuto sociale
Ardino: "L'intervento per fasi, il nostro supporto nella seconda emergenza"
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 6 set. - "Un evento che colpisce una comunita' intera si affronta, nella fase di prima emergenza, dando strumenti alla comunita' stessa per riorganizzarsi il piu' in fretta possibile e per riallacciare il tessuto sociale lacerato dal terremoto. Sentire la forza della comunita', che, seppur ferita, ha la capacita' di auto-riorganizzarsi e ricostruirsi e' gia' di per se' 'curativo' ed e' la piattaforma fondamentale da cui ripartire". Lo dice Vittoria Ardino, presidente della Societa' italiana dello studio dello stress traumatico (Sisst), spiegando alla DIRE che e' "troppo presto per parlare di elaborazione del trauma nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto, piuttosto si dovrebbe parlare di prevenzione delle conseguenze post-traumatiche nel tempo. In questa prima fase bisogna puntare su un intervento psicosociale, e non clinico, che rimetta in mano ai sopravvissuti le risorse per andare avanti, con un'attenzione, certo, agli individui che mostrano maggiori fragilita'".
Poiche' la diagnosi di disturbo da stress post traumatico non si puo' fare prima di un mese dall'evento, nella fase acuta, o immediatamente successiva, "si deve permettere a ogni persona di attivare le proprie strategie di coping, ovvero la capacita' di affrontare lo stress. Sicuramente- continua l'esperta- grazie a un'attivita' di monitoraggio continuo sara' possibile individuare quei soggetti (siano bambini o adulti) maggiormente a rischio di sviluppare una fragilita', che nel tempo possa poi portare a trasformare l'evento terremoto in un evento con conseguenze post traumatiche".
- Quali sono i segnali che a un mese dall'evento possono far pensare a un disturbo post traumatico? "È chiaro che nelle notti immediatamente successive al terremoto le persone rimarranno in uno stato d'allerta, non riusciranno a dormire e potranno avere degli incubi. Possiamo invece parlare di sintomi post traumatici se le stesse emozioni che si vivono nei giorni immediatamente successivi all'evento (stato d'allerta, perdita d'interesse per le attivita' che si svolgono o l'evitamento di certe situazioni) perdureranno nel tempo. Per questo motivo i professionisti che si recano nelle tendopoli non dovranno puntare su un intervento a pioggia, ma dovranno cercare di capire quali sono i soggetti piu' vulnerabili pur offrendo supporto a tutti. È chiaro che ci sono eta' in cui la popolazione e' piu' vulnerabile. Parlo di bambini e anziani".
- Come bisogna comportarsi con queste due fasce della popolazione? "Per aiutare i bambini si deve lavorare molto con i genitori- consiglia Ardino-, aiutarli a diventare dei regolatori emotivi. La scuola garantisce ai minori una importante continuita', ma un bambino seguitera' a vivere in una situazione di percepito pericolo se avvertira' che i genitori non riescono a uscire dallo stato di allerta generato dall'evento". Passando agli anziani, "sradicarli dal luogo dove hanno vissuto tutta la vita significa ri-traumatizzarli. Bisogna il piu' possibile ricreare il tessuto sociale in cui si scandivano le loro abitudini, dal bar alla piazza. Non e' solo la perdita della casa che traumatizza- chiosa il presidente della Sisst- ma il non vedere piu' nulla che ricordi o rappresenti un aggancio di riferimento sociale".
- Cosa fare quando i riflettori smetteranno di essere puntati su Amatrice e la popolazione si sentira' abbandonata? "È importante creare subito una continuita' con i servizi sociosanitari del territorio. Preparare gia' ora una rete che permetta l'intervento dei professionisti per il supporto psicologico anche nella fase di post emergenza. Si possono avere interventi molto efficaci nella prima fase dell'emergenza, ma se non si seguira' la popolazione nel tempo, attraverso un intervento per fasi, non sara' possibile capire i soggetti che avranno sviluppato dei disturbi post traumatici".
- Come stimolare la resilienza delle persone che vivono un terremoto? "La resilienza e' una capacita' individuale, il risultato di tanti fattori, ma viene molto stimolata se c'e' la comunita' che fa da sfondo e che torna rapidamente a un senso di routine e di quotidianita'. Come Sisst ci stiamo organizzando per offrire un supporto- conclude Ardino- soprattutto nella seconda emergenza".
(Wel/ Dire)
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