Un lavoro su aspetti relazionali-affettivi con 60 bambini autistici
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 25 ott. - Il dipartimento di Scienze psicologiche, pedagogiche e della formazione dell'Universita' degli Studi di Palermo (Unipa) ha raccolto insieme all'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma una sfida: condurre una prima ricerca in ambito italiano ed europeo su un progetto di attivita' di mediazione con l'asino rivolto a 60 bambini autistici dai 2 ai 5 anni. "Riteniamo che per le caratteristiche dell'asino e grazie ad esperienze passate, sia utile portare avanti un'attivita' di mediazione con l'asino per 8 mesi in maniera sistematica, perche' questo lavoro, per un'ora una volta la settimana, puo' influire nelle aree legate alla sensorialita', all'emotivita' e al contenimento, e nelle aree relative alla relazione e alla comunicazione. Partiremo dalla costruzione di uno strumento osservativo specifico per spiegare cosa accade nella relazione tra bambini autistici e asini, e per definire una griglia di riferimento dal momento che ad oggi non c'e' nulla. È veramente una ricerca pionieristica". A dirlo e' Elena Mignosi, docente di Teorie, strategie e sistemi dell'educazione presso l'Universita' degli Studi di Palermo.
La ricerca congiunta partira' il primo novembre e terminera' a fine giugno. "È previsto un gruppo di controllo per dimostrare gli effetti specifici delle attivita' di mediazione con l'asino. L'obiettivo ultimo- afferma la docente dell'Universita' di Palermo- e' promuovere una cultura nuova verso gli animali, verso il mondo naturale, verso gli aspetti non verbali e il contatto relazionale".
Non si parla quindi solo di Onoterapia, ma di attivita' di mediazione con l'asino. "L'asino diventa un mediatore nella relazione tra i pazienti (o le persone), l'operatore e l'asino. Si crea un rapporto triangolare e circolare in cui e' presente un operatore, un destinatario e l'asino come mediatore. Non si parla solo di terapia in senso clinico perche' e' un'attivita' di promozione del benessere della salute rivolta a tutte le persone, di ogni eta' e anche in assenza di particolari problemi".
L'approccio adottato dall'Universita' degli Studi di Palermo e dall'Istituto di Ortofonologia e' di tipo psicodinamico: "Un approccio complesso in cui si sposta l'accento sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti, sulla trasformazione di queste relazioni e sul livello profondo di coinvolgimento, che non avviene solo sul piano comportamentale- spiega Mignosi-. È una trasformazione anche a livello psicologico, psicoemotivo e relazionale. C'e' un'attenzione ai processi di tutte le persone coinvolte, compresi gli asini".
L'asino diventa un partner, non uno strumento. "In questo caso ci rifacciamo alla prospettiva Zooantropologica- afferma la docente di Teorie, strategie e sistemi dell'educazione presso l'Universita' degli Studi di Palermo-, dove l'asino e' visto come un partner attivo nella relazione. Quello che noi osserviamo e' anche la reazione dell'animale e, in termini psicodinamici, il legame di attaccamento dell'asino, la qualita' dello scambio tra l'asino, l'operatore e il soggetto con cui si lavora. È un approccio piu' complesso, ma il tipo di intervento e' su un piano profondo".
La terapia con il cavallo "e' molto importante, ha una lunghissima tradizione ma e' piu' centrata sugli aspetti riabilitativi, mentre quello che l'asino permette di fare e' un lavoro sugli aspetti psicologici-relazionali e affettivi, perche' l'asino e' un animale sociale che ama il contatto fisico- ricorda la studiosa-, ha una sensibilita' e una curiosita' verso gli altri esseri viventi e non solo verso il mondo che lo circonda. L'asino si sintonizza sulla persona che ha davanti e ricerca il contatto proprio come fanno i cani. Si tratta di un contatto corporeo e cio' aiuta moltissimo la relazione. L'asino e' un animale grande, accogliente, permette alle persone di abbandonarsi nella relazione su di lui, a livello fisico. È un animale paziente e calmo, non e' nevrile come il cavallo. Nelle situazioni di paura piuttosto che scalciare, scappare o mordere si congela. Di fronte ad una aggressione non reagisce aggredendo- conclude-, si blocca e permette alla persona che lo aggredisce di cessare la sua azione, poiche' di fronte a se' non ha una reazione".
(Wel/ Dire)