(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 11 ott. - Il concetto di Archetipo, nato dall'opera di Gustave Jung, conosce oggi una riformulazione. A questa attualizzazione di concetti junghiani tradizionali l'Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training (Icsat) ha dedicato il X convegno nazionale, l'8 e 9 ottobre a Ravenna, per aprire un focus sugli 'Archetipi' e confrontare questo concetto con le acquisizioni piu' attuali.
"In programma sono stati previsti interventi molto interessanti, ad opera di autori italiani come Ferruccio Vigna e stranieri come Jean Knox e George Hogenson, che in qualche modo hanno il pregio e il compito di evidenziare come da un'accezione dichiaratamente filosofica dell'Archetipo, si stia maturando oggi una concezione maggiormente scientifica e biologica dello stesso". Lo spiega all'agenzia DIRE il consigliere dell'Icsat, Claudio Widmann, noto analista junghiano che aggiunge: "E' stata fortissima l'affluenza al convegno, abbiamo superato le 300 presenze".
"L'Archetipo e' uno dei contributi originali che Jung ha dato alla cultura contemporanea. È stato lui a resuscitare questa parola, di natura greca, sottraendola ad autori assolutamente minori che nessuno ricorda piu'- continua Widmann-, tanto che oggi la parola 'Archetipo' e' diventata di dominio comune". Prima di essere il significato di una parola, l'Archetipo e' "un modo di pensare in termini di categorie grandi e universali, che rendono simili le conchiglie alle galassie, la forma che hanno le venature all'interno di una foglia con l'intera pianta- continua lo psicoanalista-, il comportamento del singolo individuo con quelli di intere collettivita'. L'Archetipo e' una sorta di struttura universale che impronta realta' anche molto diverse tra di loro e che spaziano dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande". Al convegno si sono riuniti non solo psicologi junghiani e clinici, ma tante figure professionali che si occupano degli aspetti dell'uomo da angolature differenti.
"C'e' chi si occupa di fisica, fisica nucleare e fisica quantistica- chiosa il consigliere dell'Icsat-. Il professor Gaetano Di Chiara e' uno dei medici biologi piu' noto al mondo. Si occupa di come l'organizzazione delle cellule sia definita sulla base di strutture che riguardano anche altre dimensioni. Ci saranno poi studiosi di filosofia e storici dell'alchimia a testimoniare tutto un modo di pensare che guarda la realta' attraverso la griglia di strutture universali che improntano l'esistente- afferma lo psicoanalista- e che noi chiamiamo archetipi".
Le relativamente recenti acquisizione dei Neuroni specchio "mostrano come la loro attivita' costituisca la base neurofisiologica per l'organizzazione di schemi di immagine, comportamentali e motori. Dunque, gli Archetipi hanno una base neurofisiologica". Lo psicoterapeuta chiarisce che "questo costrutto, proprio perche' nasce all'interno di un linguaggio filosofico speculativo, e' stato sottoposto a critiche violente fino ad una presa di posizione contraria da parte di psicoanalisti come Mario Trevi e Umberto Galimberti. Questa rivisitazione dell'Archetipo, con l'apporto di grandi studiosi stranieri, gli rida' oggi dignita', dimostrandone maggiormente il fondamento non semplicemente speculativo. Aldila' del convegno- continua l'analista junghiano- c'e' una forte testimonianza che una psicologia a impronta umanistica, la psicologia del profondo, quella che James Hilmann definirebbe dell'anima, ha una sua vitalita' nonostante nelle sedi accademiche e negli ambiti della scientificita' ufficiale tale psicologia, cosi' squisitamente umanistica e difficilmente esplorabile con canoni e strumenti della scienze ufficiale, sia rilegata in posizioni marginali.
Questo Convegno- conclude Widmann- testimonia la vitalita' della psicologia a spessore umanistico". Gli atti del convegno saranno pubblicati sul sito dell'Icsat
(http://www.icsat.it).
(Wel/ Dire)