(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 29 nov. - Il Rapporto italiani nel mondo 2016 racconta "un tassello dell'Italia migrante". A dirlo e' monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, in occasione dei lavori di presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2016. Per Perego "noi siamo abituati a leggere ogni giorno i numeri degli sbarchi degli arrivi e non siamo abituati a leggere i numeri delle partenze dall'Italia: 154mila arrivi sulle nostre coste nel 2015 e 174mila cittadini italiani in piu' all'estero nel 2015, di cui 107mila iscritti all'Aire. Cosa hanno in comune?", la domanda di mons. Perego, che prosegue: "Entrambi questi mondi migranti in arrivo e in partenza dall'Italia sono, per la maggior parte, il 56%, giovani tra i 18 e i 32 anni; il 20% in entrambi dei casi sono minorenni; entrambi questi mondi condividono pregiudizi, non accoglienza, solitudine, entrambi, infine, vedono un diritto negato: non hanno il diritto di rimanere nella propria terra".
Cosa hanno di diverso questi mondi giovanili migranti: chi parte dall'Italia, parte per scelta e in liberta'; chi arriva e sbarca in Italia e' costretto a lasciare il proprio Paese a causa di guerre, disastri ambientali, persecuzione politica e religiosa, poverta' estrema, ha detto il direttore di Migrantes: "cosa ricercano i giovani in partenza e in arrivo? Nuove e pari opportunita' sul piano lavorativo, scolastico? Cosa ci insegnano i giovani italiani oggi all'estero? Ci ricordano, e sono il 75% di questo parere, che l'esperienza in emigrazione e' utile per un confronto con le diverse culture. Queste migrazioni in partenza e in arrivo chiedono - ed e' lo speciale di quest'anno del rapporto italiani nel mondo - di ripensare le citta' e le capitali del mondo come luoghi di incontro e non di scontro, valorizzando e ripensando alcuni luoghi come le piazze, le stazioni, i porti, gli aeroporti, le periferie che diversamente rischiano di costruire nella stessa citta' mondi distanti fra loro. E l'impegno della Chiesa vicina a chi e' in cammino oggi- la sua osservazione finale- chiede di ripensare strade per un accompagnamento integrale della persona, in particolare dei giovani, guardando alle loro esperienze culturali, storie religiose, sogni, per condividere un cammino insieme".
(Wel/ Dire)