(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 29 nov. - "Se l'immigrazione va governata con l'anima ma anche con la testa, se al buon sentimento e' necessario che si affianchino le giuste professionalita', ben venga e ben ci sta allora anche un master universitario sull'accoglienza ai migranti, per formare figure in grado di operare a sostegno dei richiedenti asilo. Undicimila oggi in Toscana. A Prato ci hanno iniziato a riflettere sei mesi fa e quel master, primo in Italia nel suo genere, e' gia' realta'".
È quanto si legge in un articolo del sito Toscana notizie.
"Un percorso importante- dice l'assessore all'immigrazione della Regione, Vittorio Bugli- perche' l'accoglienza non e' solo questione di trovare alloggi, pasti e gestori. Rincorriamo questo fenomeno e ci mettiamo tante gambe. Invece servirebbe anche tanto sapere. Sessantacinque milioni di persone che fuggono e si spostano nel mondo e' qualcosa infatti che cambia la societa' e se non ci mettiamo la testa rischia di sfuggirci di mano".
Il master di Prato in fondo "e' nato da un riflessione analoga: un corso per prepararsi al dopo, perche' quella dei popoli in movimento e' questione complessa piu' che complicata, perche' piu' piani e fragilita' si sovrappongono e la terapia va dunque ben calibrata, perche' l'immigrazione e le fughe da dove si muore di guerra o di fame nel mondo non possono essere considerate un'emergenza, ma sono un fenomeno che continuera' chissa' per quanto tempo, connesso con la societa' e allo sviluppo".
Che il master sia nato a Prato ha forse anche un valore aggiunto: "La citta' del distretto tessile e' anche la citta' delle 124 etnie (cinesi ma non solo) e quella dove un quarto della popolazione, senza uguali in Europa, e' straniera (tra chi e' iscritto all'anagrafe e chi non, senza uguali in Europa), perche' Prato e' la citta' della convivenza lodata da papa Francesco (sia pur con le sue contraddizioni e asperita' ancora irrisolte) e la citta' che appena sabato, due giorni fa, ha ospitato l'edizione zero di 'Mediterraneo Downtown', festival che ha visto tra i registi anche la Regione e dove molto si e' parlato anche di migrazioni".
Il corso, due anni e accesso con un ampio ventaglio di lauree di primo livello, e' stato pensato a quattro mani dall'Universita' di Firenze e dalla Fondazione Opera Santa Rita, che a Prato da tempo, attraverso Coop 22, si occupa delle gestione dei richiedenti asilo: un percorso rivolto a chi opera sul campo, "un master nella polvere - sottolineano gli organizzatori - con la gente che lavora", venti iscritti da piu' parti d'Italia e lezioni settimanali, piu' donne che uomini e tutti giovani, pronti a sedersi al banco ad approfondire temi giuridici e sociologici, a studiare anche nozioni di geopolitica e di antropologia culturali, pure conoscenze sanitarie e alla fine un tirocinio, presso enti pubblici o no profit che si occupano di accoglienza. Un master sulle norme in continuo movimento, per insegnare che non c'e' solo il bianco e nero spesso, che oltre al diritto all'asilo ci sono gli apolidi ad esempio (e tra chi arriva ce ne potrebbero essere), che ci sono le vittime delle tratte e che di stereotipi sono pieni i popoli che accolgono ma anche chi fugge, ammaliato dall'Europa tutta lustrini delle pubblicita' e soap opera.
"Farsi carico di questo fenomeno migratorio, che e' ipocrita continuare a chiamare emergenza- sottolinea Bugli-, significa prima di tutto conoscerlo. Questa e' la prima esperienza in Toscana ed e' lungimirante e pragmatica, perche' si tratta di un fenomeno che cambia la societa' e bisogna affrontarlo con la buona volonta', ma anche e soprattutto con capacita' di governo". Verso una maggiore inclusione, che dovrebbe essere l'obiettivo finale. Con vantaggio reciproco.
(Wel/ Dire)