Non e' emergenza, non portano malattie e nessuno va ad aiutarli a casa loro
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 29 nov. - 'Facciamo chiarezza ed eliminiamo i miti negativi che si accompagnano al fenomeno immigratorio. Non possiamo parlare di emergenza migranti in Europa perche' e' dal 1978, anno in cui il cardinale polacco Karol Woytila fu eletto Papa Giovanni Paolo II, che Roma si riempi' di cittadini polacchi, che erano immigrati, irregolari, illegali e provenienti dall'Oltrecortina'. Cosi' Aldo Morrone, coordinatore clinico-scientifico e direttore del Servizio di Salute Globale e Dermatologia Internazionale del San Gallicano, illustra alla DIRE i falsi luoghi comuni che si accompagnano ai migranti.
'Da allora in poi si sono succeduti in Italia migliaia di immigranti- continua il medico-. Prima arrivavano dall'ex Jugoslavia (Albania) o dalla porta dell'Italia del Nord Est, e prima ancora dall'India. I pakistani, ad esempio, non giungevano con le 'carrette del mare'. Le persone che attraversano il Mediterraneo, correndo altissimi rischi di mortalita', a partire dalla Tunisia e dalla Libia, rappresentano solo il 10% degli immigrati in Europa. A questi Stati se ne sono aggiunti altri: vediamo persone scappare dalla Sierra Leone, dalla Nigeria a causa dei terroristi di Boko Haram, dal Sud Sudan e dall'Eritrea, in cui vige una tra le piu' feroci dittature al mondo dopo quella del Nord Corea'.
Si continua a parlare di malattie portate dagli immigranti, non e' vero- precisa Aldo Morrone -. Scabbia, Tubercolosi, Aids, Ebola. Non e' arrivata in Italia nessuna di queste malattie. Gli unici casi di Ebola hanno riguardato due italiani. Certo molti immigrati arrivano malati, a causa delle disastrose condizioni di viaggio, e si nascondono per il timore di essere rimandati indietro. Una paura- sottolinea il medico- che favorisce la criminalita' organizzata, pronta a seguirli anche una volta arrivati in Italia. Dobbiamo prendere atto che dopo 40 anni di fenomeno immigratorio avremmo dovuto avere un aumento delle malattie infettive e invece abbiamo un Sistema sanitario nazionale (Ssn) sostenuto dagli immigrati che lavorano e che sono in regola. Persone che utilizzano solo una minima parte dei nostri servizi: il materno-infantile e l'Emergency, ma non conoscono gli screening'. La causa dipende dalla cosiddetta 'transizione epidemiologica- spiega Morrone-, il fenomeno per cui le popolazioni straniere acquisiscono le malattie del paese di accoglienza solo dopo venti anni di permanenza sul territorio.
Dunque chi e' arrivato da meno di 20 anni non conosce e non utilizza i servizi di screening, anche perche' manca la figura del mediatore culturale che ne faciliterebbe l'accesso'.
Il primario ritorna sui luoghi comuni. 'In quanti dicono 'Andiamo ad aiutarli a casa loro'... poi nessuno vuole andarci. Io ci vado da 40 anni: sono stato in Libia durante la guerra e ho portato piu' di 800 feriti al San Camillo tra il 2011 e il 2013. Sono stato nei campi profughi siriani in Libano fino a 20 giorni fa. Abbiamo contribuito alla nascita di due universita' ad Aksum e Adigrat e aperto tre ospedali al confine tra l'Eritrea e l'Etiopia, che conta 200 mila profughi eritrei in condizioni di estrema poverta'. Pensiamo al Libano: ci sono 2 milioni di rifugiati siriani su una popolazione di 4 milioni e mezzo. È il primo paese per numero pro-capite di cittadini con il piu' alto numero di rifugiati- rimarca Morrone- e con due milioni di rifugiati saltano i servizi sanitari, scolastici e di welfare. È ovvio che chi puo', tenta di scappare. Assistiamo allo sfruttamento e alla tratta degli esseri umani, eppure sembra essere un problema accogliere 50 o 100 persone? Non e' il razzismo che colpisce gli italiani ma la paura, soprattutto se diciamo loro che gli immigrati portano malattie. È una situazione di grande complessita' e noi la trattiamo con superficialita''.
Il medico lamenta 'un'assenza istituzionale. Noi siamo volontari e da soli andiamo in questi paesi a rappresentare le strutture pubbliche italiane, come il San Camillo, il San Gallicano, l'Istituto italiano di ematologia, per cercare di dimostrare che l'Italia e' all'avanguardia nel contrasto all'immigrazione clandestina, per l'eliminazione del brain drain (la fuga di cervelli che impoverisce suddetti paesi), del terrorismo e della criminalita' attraverso la restituzione della salute e della dignita' a queste persone. Ho visitato migliaia di immigrati e ho constatato che arrivano traumatizzati, con tanti problemi psicologici. Molti i casi di suicidio tra le mamme, i bambini arrivano con il disturbo da stress post traumatico. Non sorridono mai, piangono, sentono di essere rifiutati dalla societa' del paese di accoglienza, hanno visto la morte del padre o della madre. Ho visitato tanti minori con lesioni autoprodotte perche' seguivano l'esempio dei genitori che si tagliavano- continua il responsabile del Servizio di Salute Globale e Dermatologia Internazionale del San Gallicano-. Bambini di 6-7 anni scappati all'eta' di un anno, altri nati direttamente negli Stati di accoglienze senza mai conoscere casa loro'.
Morrone propone una similitudine: 'Il terremoto che ha colpito l'Italia Centrale ha dimostrato che bastano pochi secondi per distruggere una vita, attimi che poi si ripetono in una condizioni di paura perenne poiche' la terra continuava e continua a tremare. Chi rimane si porta spesso dietro l'angoscia di chi e' morto e lo stesso accade con le migrazioni- spiega l'esponente del San Gallicano-. Spesso apprendo dai bambini rifugiati che i loro familiari sono morti sotto tortura o durante la guerra. Loro si portano dentro anche il rimorso di essere vivi, e poi capita che a scuola vengano trattati male poiche' parlano una lingua diversa'.
Le persone che riescono ad arrivare In Europa 'rappresentano 'l'upper class', sono i cittadini piu' colti, istruiti e con maggiori possibilita' economiche. In genere non vogliono essere identificati in Italia, per non rimanere nel nostro Paese e proseguire il viaggio verso la Germania, la Svezia o l'Olanda. Io ne ho incontrati molti a Roma, in via Cupa, erano tutti mal messi- constata il medico- vivono per strada. Grazie al sostegno dei volontari dell'Istituto di medicina sociale di Tor Vergata e dell'elemosiniere del Papa, sono state acquistati medicine ed alimenti per loro. C'e' un problema igienico sanitario- avvisa Morrone- ed e' ovvio che i cittadini protestino se li mettiamo di fronte a situazioni complesse che potrebbero essere risolte in maniera piu' dignitosa, tenendo conto che queste persone vogliono lasciare l'Italia'.
Il primario introduce un paradosso: 'Nonostante l'80% delle malattie abbia come determinanti l'ambiente, l'alimentazione, il lavoro e le relazioni familiari (solo il 20% dipende dalla predisposizione genetica, da malattie infettive e metaboliche), l'85% della spesa dei servizi sanitari va verso una 'sanitarizzazione' della salute. Dovremmo prima pensare a togliere le persone dalla strada'.
Il medico infine domanda: 'Abbiamo 62 milioni di richiedenti asilo politico nel mondo, chi li produce? È stato il fallimento degli stati che abbiamo distrutto: Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen e Libia. La fuoriuscita dei loro cittadini si e' riversata soprattutto in paesi non europei e non arabi ricchi, quali il Libano, il Ciad e l'Afghanistan, che accolgono anche chi e' scappato dall'Iraq e dall'Iran'. Per riuscire a gestire la complessita' del fenomeno e ad offrire un sistema di Welfare valido per tutti, 'bisognerebbe creare in Italia un gruppo di lavoro a livello governativo, che includa i rappresentanti di tutti i ministeri. Fino ad ora solo la scuola garantisce un livello di integrazione di alto profilo- afferma- tutti gli insegnanti e i maestri meriterebbero un premio Nobel, perche' lavorano contro un pensiero dominante del 'Devono tornare a casa loro' o del 'Sono troppi' in diverse regioni italiane. Per non parlare dei medici, degli psicologi e degli infermieri del servizio pubblico i quali, pur in mancanza di protocolli e direttive istituzionali, spesso tra mille difficolta'- conclude- accolgono e curano tutti'.
(Wel/ Dire)