Dare una casa e una nuova famiglia ai pazienti psichiatrici. Accade a Civitavecchia e a Bracciano
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 15 nov. - Si puo' superare il modello dell'istituto per le persone che hanno un disagio mentale? A Civitavecchia e a Bracciano questo e' gia' realta': la Comunita' di Sant'Egidio ha avviato una rete di convivenze protette per pazienti psichiatrici. L'inserimento in appartamenti non solo offre una nuova possibilita' di inclusione sociale ma permette di dimezzare le spese sanitarie. Medici e operatori sanitari ne hanno parlato a Roma durante il convegno "Nuovi percorsi e soluzioni abitative per le persone con disagio mentale", organizzato a Roma dalla Comunita' di Sant'Egidio, dall'Azienda Sanitaria Locale Roma 4 e dal Dipartimento di Salute Mentale di Trieste.
A Civitavecchia tredici pazienti del Centro Salute Mentale dell'Asl Roma 4 sono stati inseriti in quattro appartamenti. Gli ospiti svolgono un percorso di riabilitazione in un contesto familiare con il sostegno dei volontari di Sant'Egidio e dei servizi sanitari e sociali. "Il nostro obiettivo e' quello di ridare fiducia a queste persone", spiega Giuseppe Quintavalle, direttore generale Asl Roma 4. "I risultati maggiori si ottengono attraverso una rete sociale. Laddove si erigono recinti, i percorsi riabilitativi si infrangono al primo muro". A Bracciano, invece, cinque pazienti sono stati inseriti in gruppi appartamenti: in totale dal 2005 ad oggi sono state 14 le persone ospitate. "Vogliamo assistere nel rispetto dell'autonomia. Abbiamo fatto convivere nella stessa casa una persona con problemi di alcolismo e un senzatetto: insieme sono riusciti a creare un nucleo familiare. Hanno ritrovato la voglia di vivere, hanno smesso di lasciarsi andare. Questo modello ha permesso una riduzione dei ricoveri e un miglioramento del benessere psicofisico".
Tra gli ospiti delle case di Civitavecchia c'e' Giorgio, un senzatetto con problemi psichiatrici che viveva accanto ai cassonetti dell'immondizia e rifiutava ogni contatto. "Non ci volevamo arrendere a questa realta'", racconta Massimo Magnano San Lio della Comunita' di Sant'Egidio. "Abbiamo provato ad avvicinarlo e dopo un anno siamo riusciti a conquistare la sua fiducia. Oggi abita in un appartamento con altre persone. Nelle nostre case non abbiamo solo accolto persone senza fissa dimora con disagio mentale ma anche chi era rimasto solo e viveva la solitudine come una malattia". Ogni appartamento e' abitato in media da tre o quattro persone. "Non abbiamo voluto istituzionalizzare le case: sono arredate con il loro personale gusto, non ci sono cuochi o persone che puliscono. Vogliamo spingere le persone a riprendere in mano la loro vita e tutti si aiutano tra di loro. L'unica regola e' rispetto dell'altro attraverso il dialogo". I pazienti continuano ad essere seguiti dal Dipartimento di Salute Mentale e possono restare nelle case a tempo indeterminato. Ogni persona contribuisce alle spese attraverso la propria pensione e l'aiuto dei volontari. Il costo mensile a persona e' di 750 euro.
Come ha spiegato Francesca Zuccari della Comunita' di Sant'Egidio, la solitudine e' uno degli elementi che favorisce il disagio mentale. "Negli ultimi 15 anni e' aumentato del sette per cento il numero di persone che vivono da soli. Noi abbiamo cercato di essere famiglia per chi non ce l'ha. Crediamo nel valore terapeutico della casa che e' il luogo degli affetti, dell'identita'. Inserire persone fragili in appartamenti puo' diventare una risorsa per tutti grazie al clima di solidarieta' e di affetto che si crea anche nello stesso quartiere. A Roma siamo stati i primi a creare case famiglie per persone emarginate gia' nel 1978. Ultimamente abbiamo seguito un ragazzo autistico rimasto solo dopo la morte del fratello: ha evitato il ritorno in istituto mettendo a disposizione il suo appartamento per ospitare altre persone con disagio mentale che contribuiscono alle spese. Chiediamo alle istituzioni di avere il coraggio di ripensare gli investimenti, con modelli innovativi che facciano della vita in famiglia il punto di forza".
(Wel/ Dire)